Egli infatti, scultore, insieme con Masaccio, pittore, è l’espressione più viva ed artisticamente più potente di quella borghesia fiorentina che l’inizio del Quattrocento vede attivamente impegnata a riaffermare la propria forza economica e la propria concezione realistica della vita.
Ecco perché Donatello, come Masaccio, appare un artista così energico e nuovo nel suo ripudio d’ogni goticismo cortese, di ogni raffinatezza aristocratica. In maniera assai sintetica ma efficace, il Berenson descrive l’apparire di Donatello sulla scena dell’arte fiorentina :- “Viveva a quel tempo un uomo pieno di forza per opporsi alla tradizione, e non meno ricco di potere visivo… Grazie a quest’uomo, Donatello, l’arte istantaneamente si liberò dalle tradizioni immediate, scagliando ai quattro venti il repertorio delle immagini medievali, e volgendosi con gagliardia e con zelo alla riproduzione delle cose come ora si veniva scoprendo che fossero… Ogni uomo aveva una sua forza individuale…, e non c’era ragione di non introdurre quella d’uno invece di quella d’un altro”.
In questo brano, Berenson sottolinea il fatto che con Donatello l’arte rifugge da ogni vago idealismo per concentrarsi sulla verità del personaggio, il senso di una visione generale, storicamente fondata, è ben lungi dall’attenuarsi…, si deve anzi dire che proprio la ricerca della “singolarità” è il cardine stesso di tale visione.
Lo Zuccone (1423)
Donatello (1386–1466) )
(Vedi file originale)
Questi caratteri dell’arte donatellesca toccano un punto culminante nel profeta GEREMIA (1423-1426) e nel profeta ABACUC (1427-1436), la statua che i fiorentini chiamano popolarescamente lo “Zuccone”. E’ soprattutto in quest’ultima scultura che Donatello dimostra l’assoluta indipendenza dai canoni precedenti, rinnovando con estrema libertà, nei gesti, nella fisionomia, nel panneggio, nell’intima struttura formale, i modi espressivi… la figura dura e ossuta del profeta è sormontata da una testa drammatica, marcatamente espressiva. Da tutto l’insieme si sprigiona un brusco e conscio vigore, quasi una sorta di aggressività, di impazienza. La verità del personaggio è scrutata fino in fondo, ed è una verità individuale, ben definita ed enunciata con inequivocabile evidenza.
Non in direzione così drastica e ribelle, ma sempre nel senso di una poetica dell’energia, dell’impulso, sono i famosi putti della CANTORIA eseguita per Santa Maria del Fiore (1433-1439). E’ chiaro che in questa grande composizione, Donatello si ispira ai putti eroicizzati e danzanti di molti sarcofaghi romani. Egli li ha scolpiti cercando di cogliere col movimento sfrenato della danza la terrestre vitalità della natura. La cultura umanistico-archeologica di Donatello era senz’altro vasta per la sua epoca, ma egli non ne è mai impacciato scolasticamente. E’, al contrario, una cultura che agisce su di lui come uno stimolo, come una suggestione fantastica.
Con il profeta ABACUC e con la CANTORIA del Duomo ecco dunque enuclearsi compiutamente la tendenza donatellesca ad esprimere la tensione straordinaria della forma nella duplice indicazione di un’aspra severità e di una elementare esultanza. Questa sua duplice ispirazione si continuerà da una parte nelle formelle della PORTA DEGLI APOSTOLI e della PORTA DEI MARTIRI (1435-1443), nel monumento equestre al GATTAMELATA, che egli portò a termine negli anni del suo soggiorno padovano, (1443-1454) (in cui condusse a compimento anche l’altare per la Basilica del Santo), nella MARIA MADDALENA e nella GIUDITTA E OLOFERNE (1455)…, e dall’altra nei putti del PULPITO esterno di Prato, eseguiti con la collaborazione di Michelozzo, nell’EROS, negli ANGELI MUSICANTI di Padova e nel bassorilievo della GIUDITTA E OLOFERNE.
Il soggiorno padovano di Donatello avrà un’importanza determinante per l’arte quattrocentesca dell’Italia settentrionale. Ma a parte questo soggiorno e la visita a Roma nel 1432-33, la sua vita e il suo lavoro si svolsero soprattutto in Toscana e a Firenze in particolare.
Qui, dove era nato verso il 1386, morì il 13 dicembre del 1466, nove anni prima della nascita di Michelangelo.
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David di Donatello
Museo Nazionale del Bargello
(Vedi qui file originale)
VEDI ANCHE . . .
Donato di Niccolò dei Bardi, detto DONATELLO
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