VASO CON IRIS – Vincent Van Gogh

VASO CON IRIS (1890)
Vincent Van Gogh (1853-1890)
Rijkmuseum Vincent Van Gogh – Amsterdam
Olio su tela cm. 92 x 73,5

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Nel febbraio 1890, qualche mese prima di morire, Van Gogh si recò ad Arles. Le sua condizioni di salute non erano delle migliori, preda di un’ennesima crisi depressiva che lo costrinse all’inattività, tanto che nell’aprile dello stesso anno l’artista dovette essere ricoverato nell’ospedale di Saint-Rémy.
Appena ristabilito, nel breve periodo che precedette la sua dimissione dall’ospedale, alla metà di maggio, Van Gogh ritornò a dipingere con ritmo incalzante.
Per esercitare la mano e la mente, prima di dedicarsi a lavori più impegnativi, l’artista eseguì un notevole numero di nature morte, molte delle quali hanno come soggetto vasi di fiori.

Tra queste è il VASO CON IRIS, la cui composizione si caratterizza per la bassa e netta linea, che delimita il confine fra il tavolo e la parete. In questo quadro Van Gogh sviluppa la composizione in altezza, a differenza della NATURA MORTA CON IRIS (New York, Metropolitan Museum of Art) che invece propone una soluzione orizzontale, che permette al pittore di gestire, con maggior successo, lo spazio pittorico disponibile.

I tormentati petali degli iris sembrano sprigionare un estremo fremito di vita prima di appassire, quasi a voler emulare lo spirito inquieto di Van Gogh, e a presagire la sua prossima morte.
Da un esame più attento dell’opera si vede chiaramente che i fiori straboccano dal vaso, sulla destra della composizione, sono un’aggiunta posteriore: forse il pittore dovette ricorrere a questo stratagemma per controbilanciare la massa statica del mazzo centrale. Contro i toni solari dei gialli dello sfondo, del piano e del vaso, spiccano gli azzurri, i violetti e i blu dei fiori: un effetto luminoso e vivace tra i colori complementari intenzionalmente ricercato da Van Gogh (scelta che l’artista spiega in una lettera datata 1890), allo scopo di ottenere un risultato diverso da quello del VASO CON GIRASOLI (Londra, National Gallery), datato 1888, dove aveva sfumature dello stesso colore.
Nonostante la mancanza della firma e della data, si è venuti a sapere che questo dipinto risale al 1890, probabilmente eseguito nel mese di maggio, quindi poco tempo prima della dimissione di Van Gogh dall’ospedale di Saint-Rémy.

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DUE NOTE SU VAN GOGH – Per approfondire vedi la biografia completa di Van Gogh.

Vincent Van Gogh nacque il 30 marzo 1853 a Groot-Zundert, un villaggio posto sulla strada che unisce Breda ad Aversa, vicino al confine tra l’Olanda e il vicino Belgio.
Tre suoi zii erano mercanti d’arte ed egli, a sedici anni, iniziò a lavorare presso la succursale della galleria d’arte parigina Goupil & Cie di La Haye. Nel 1873 suo fratello Theo fu assunto a sua volta da Goupil, e Vincent venne inviato a Londra e poi a Parigi. Tre anni più tardi, Van Gogh abbandonò le sue ambizioni di mercante d’arte e diede le dimissioni dall’incarico.
Negli anni successivi studiò teologia e divenne evangelizzatore; certo di questa nuova vocazione si stabilì in Belgio, nel villaggio di Borinage, dove visse in grande povertà insieme ai minatori, ai quali spiegava la Bibbia, condividendo le loro rivendicazioni sociali, fino ad essere esonerato dall’incarico da parte delle autorità religiose.
Dal 1880 Van Gogh iniziò a disegnare. A La Haye fu vicino al pittore Anton Mauve, suo parente, che lo incoraggiò verso questa nuova vocazione. Nel 1883 iniziò ad utilizzare le tinte ad olio, spronato dal fratello Theo, che gli regalò tutto il materiale necessario. Il pittore si stabilì allora presso la sua famiglia, a Neunen, e nel gennaio 1886 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Anversa. Due mesi dopo si recò a Parigi, dove alloggiò presso il fratello che gli fece scoprire l’impressionismo.
Van Gogh rimase nella capitale per due anni, e successivamente si trasferì ad Arles. Gauguin lo raggiunse in dicembre, ma a seguito di una violenta discussione, Vincent ebbe la sua prima crisi di follia e si tagliò un orecchio. Dopo questo episodio drammatico, l’artista venne ricoverato a Saint-Rémy; dietro consiglio di Pissarro, Theo lo fece trasferire a Auvers-Sur-Oise, dove venne curato dal dottor Gauchet. Ma le crisi si facevano più frequenti e il 29 luglio 1890 il pittore tentò il suicidio sparandosi; morì due giorni dopo, assistito dal fratello.

Così Van Gogh abbandonava la terra… , lasciava un patrimonio di opere che un giorno sarebbero state disputate a base di milioni, ma che allora nessuno voleva.

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AUTORITRATTO CON CAPPELLO DI FELTRO – Vincent Van Gogh 

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