CANDIDO, ovvero l’ottimismo – Voltaire

CANDIDO, ovvero l’ottimismo 

Voltaire

Recensione

Il Candido fu scritto da Voltaire, tra il luglio e il dicembre del 1758, e fu pubblicato l’anno seguente a Ginevra. Voltaire racconta la storia di un giovane ingenuo, Candido, che è stato iniziato alla filosofia di Leibniz dal suo maestro Pangloss. Candido ha imparato che nella vita “tutto va per il meglio” e che questo mondo “è il migliore dei mondi possibili”.
Di qui Voltaire prende l’avvio per demolire ironicamente la filosofia leibniziana, specialmente nelle facili e schematiche interpretazioni che ne davano i seguaci del filosofo tedesco. La prima causa delle sventure di Candido è madamigella Cunegonda, figlia del castellano del maniero in cui egli è stato allevato. Il giovane è tacitamente innamorato di lei ed un giorno, dietro un paravento, la bacia; sopraggiunge in quel momento il padre e immediatamente lo caccia a pedate dal castello. Da quel momento Candido vaga per il mondo, dove una serie di terribili avventure e di incontri singolari si incaricano di disingannarlo sul conto delle dottrine del maestro, dimostrandogli come in realtà nel mondo tutto vada per traverso.


TRAMA

Capitato tra i Bulgari (nei quali Voltaire satireggia i Prussiani), viene ingaggiato con violenza nell’esercito e rischia di essere giustiziato per la sua innocente fede nella libertà umana, che gli fa violare inavvertitamente la disciplina. Riesce a fuggire e arriva in Olanda affamato e stanco, ma per l’intolleranza religiosa di quel paese rischia di morire di fame ; solo fra tutti lo soccorre un anabattista, Giacomo. Ritrova poi il maestro Pangloss, malridotto e sfigurato da una turpe malattia ; aiutato anch’egli dall’anabattista, guarisce, pur rimettendoci un occhio. Recatisi poi tutti e tre, Candido, Giacomo e Pangloss, a Lisbona per affari, vanno a fondo con la nave; il buon anabattista affoga, mentre gli altri due si salvano a stento per incappare in un flagello ancora peggiore, il terremoto. Scampati anche a questo, cadono in mano all’Inquisizione come sospetti di eresia: Pangloss viene impiccato e Candido fustigato a sangue.

Il giovane se la cava ancora una volta e ritrova Cunegonda che, violentata e ferita in una scorreria di Bulgari, è poi finita nelle mani di un ebreo che divide i favori di lei con il grande Inquisitore. Uccisi i due concorrenti, Candido fugge con Cunegonda e con un servo negro, Cacambo, ma deve separarsi nuovamente dalla sua donna per sfuggire ai famigli dell’Inquisitore ucciso. Insieme al fedele Cacambo capita nel beato paese dell’Eldorado, dove le strade hanno per ciottoli le gemme più preziose, le città sono pulite e belle, e tutti gli uomini sono felici. Candido apprende che in Eldorado non ci sono prigioni, e che gli abitanti di quel paese la religione naturale e si dedicano agli studi scientifici.
Ma il desiderio di ritrovare Cunegonda lo spinge ben presto a lasciare Eldorado in compagnia di Cacambo. Durante il viaggio viene derubato del prezioso carico di gemme che aveva ricevuto dagli abitanti di Eldorado, senza che le leggi gli rendano giustizia. Altre avventure gli càpitano in Francia e in Inghilterra, dove si reca con un nuovo amico, il filosofo pessimista Martino, e fra l’altro ha occasione di sperimentare quanto siano corrotti i costumi del clero. Dopo altre traversie, durante le quali ritrova Pangloss, scampato miracolosamente alla morte, Candido giunge a Costantinopoli, dove si ricongiunge con Cunegonda che per le sventure capitatele è diventata brutta e noiosa. Così, in compagnia di Pangloss sempre più petulante e di Martino sempre più pessimista, Candido rischierebbe di morire di noia se non facesse suo l’ideale di vita di un vecchio e savio turco :

“Dobbiamo coltivare il nostro orticello”, conclude Candido e tutti i membri della piccola comunità si mettono alacremente al lavoro.

CONCLUSIONI


In questo romanzo la polemica con il Liebniz, e soprattutto con i liebniziani superficiali, serve a Voltaire per scrivere una mordente satira del suo tempo. “Tutto va bene”, ripete continuamente l’ingenuo Pangloss, ma Voltaire sa che ci sono molti – assai meno ingenui – che si servono di queste formule ottimistiche per mantenere le cose come stanno, perché hanno tutto l’interesse a che il mondo continui ad andare male per gli altri e bene per loro. E’ soprattutto contro costoro che si rivolge la feroce satira di Voltaire: contro i costumi corrotti del clero e delle classi parassitarie, contro l’intolleranza ed il fanatismo religioso, contro le ingiustizie della società. Contro i soprusi dei più forti. A questo mondo in decadenza Voltaire contrappone un ideale di operosità e di lavoro, contenuto proprio nella frase conclusiva del romanzo. E’ l’ideale della borghesia del tempo, che non ha ancora assunto un atteggiamento apertamente rivoluzionario, ma lavora in silenzio per il suo avvenire. Questo romanzo in definitiva, è quindi un invito all’umanità di non aggiungere il male morale già insito nella Natura.




LA VITA

Brevissimamente.Il 21 novembre del 1694 nasce in un paese nei pressi di Parigi Françoise-Marie Arouet, che nel 1718 prenderà il nome di Voltaire, letterato, filosofo, storico, drammaturgo, dottrinario e polemista. Accusato più volte di versi satirici contro il reggente, viene prima esiliato e dopo imprigionato alla Bastiglia. Nell’esilio in Inghilterra, osserva il profondo contrasto tra questo paese e la Francia, rinchiusa nella statica difesa dei privilegi feudali, e da qui nascono i continui attacchi contro l’ancien régime che lo costringono ad una vita lontana da Parigi. Scrisse poemi, tragedie e opere storiche, segnando una profonda rivoluzione nella concezione storiografica europea, allargando l’orizzonte storico dalle vicende dei re e dai puri fatti bellici alla vita dei popoli, alle istituzioni e ai costumi. Mostrò l’importanza delle civiltà orientali, tracciò uno schema dell’evoluzione e del progresso umano, oppose infine, ad una narrazione storica basata su fattori miracolistici, un rigoroso metodo critico. Perseguì attraverso un’intensa attività di polemista e pubblicista la sua battaglia contro ogni forma di superstizione e di fanatismo religioso, contro i privilegi politici e a favore di una maggiore tolleranza e giustizia. Ritornato a Parigi fu accolto da un tripudio di folla e fu incoronato con l’alloro.
Muore il 30 maggio 1778, dopo alcuni giorni di malattia, ma l’autorità religiosa non permette la sua sepoltura in terra consacrata. Nel 1791, per decreto della Costituente, le ceneri di Voltaire vengono solennemente tumulate nel Panthéon.

Voltaire morì alla vigilia di quella Rivoluzione che il suo bisogno di giustizia reclamava ma che il suo amore della tolleranza avrebbe riprovato. La sua vita percorre esattamente la traiettoria di un secolo che risuona tutto del fragore del suo riso, della sua collera e della sua gloria. Con una scrittura secca, ironica ed elegante, Voltaire esprime le suggestioni del clima intellettuale illuministico, ne è l’araldo; ma nello stesso tempo contribuisce come pochi altri a mutare quel clima, e a demolire i principi su cui si fondava quella società.




BIBLIOGRAFIA

Dato che le opere di Voltaire sono impressionanti come numero e mole, elenco i soli volumi che ho letto.


DIZIONARIO FILOSOFICO, in cui si auspica il trionfo della ragione sui pregiudizi, con un scintillare prodigioso di aneddoti storici, di ritratti morali, di graziose fantasie satiriche, originali immagini, sentenze acute, deliziosi tratti di spirito e ingegnose e divertenti osservazioni.


ZADIG, in cui Zadig è l’ autore stesso nelle vesti di un giovanotto alla ricerca del vero e del buono, e convinto al limite della presunzione, di essere molto buono, molto bello e molto bravo, ritiene che questo gli garantisse la felicità, il tutto in chiave metaforica.

Conclusioni


 

Voto

5/5

Citazioni

Dobbiamo coltivare il nostro orticello

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.