LA DISPUTA DI SANTO STEFANO – Vittore Carpaccio

LA DISPUTA DI SANTO STEFANO (1514)
Vittore Carpaccio (1465 -1525)
Pinacoteca di Brera a Milano
Olio su tela cm. 147 x 172

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La Disputa di Santo Stefano presenta il momento in cui il Santo discute con i dottori del sinedrio, qui rappresentati con vesti orientali.

La scena si ambienta sotto una architettura aperta di tipo rinascimentale veneto: grandi arcate poggiano su capitelli, a motivi vegetali, e colonne la cui base è formata da pilastri.

Una fila di astanti, fuori della loggia, in abiti veneziani, forse da identificare con i confratelli della Scuola, ascolta, in parte attenta e in parte commentando, le parole che Santo Stefano pronuncia dall’alto del podio, all’estrema sinistra del dipinto.

Uno sfondo ricco di edifici che ricalcano forme orientali ma anche fantastiche è preceduto da una distesa erbosa.

Dalla piramide alla monumentale scultura equestre, agli edifici semplici, al palazzo con le terrazze e le torri, tutto è collocato ordinatamente e in modo da formare una schiera continua.

Sebbene curato nei minimi particolari è comunque un paesaggio movimentato da numerose figurette che si radunano, che arrivano a cavallo, che si affacciano dai balconi.

E per concludere uno sfondo di dolci colline e alberi che rimandano alla tipica tradizione paesaggistica veneta.

Numerosi sono i particolari, di stampo quasi fiammingo, presenti nella tela, quali il libro aperto appoggiato sul gradino a sinistra, l’animale piumato in primo piano al centro e soprattutto gli elementi architettonici delle strutture retrostanti.

La pittura fa parte di una serie che originariamente comprendeva cinque teleri; realizzata da Carpaccio tra il 1511 e il 1520 per la Scuola di Santo Stefano a Venezia.

Il ciclo mostra episodi della vita del Santo dalla consacrazione a diacono, alla predica, alla disputa nel sinedrio, alla lapidazione.

Essa giunse nella Pinacoteca di Brera in seguito alle confische napoleoniche.

Dell’opera, firmata e datata come si legge nei pilastri in primo piano, esiste un disegno preparatorio per alcune teste conservato al British Museum a Londra.

Con la distruzione di una tela, avvenuta forse nel 1773, ne restano in complesso quattro, sparse tra i Musei di Berlino, Parigi, Milano e Stoccarda.

 

CARPACCIO E LE SCUOLE VENEZIANE

Pittore dalle spiccate qualità artistiche, influenzato dalla cultura ferrarese di Ercole de’ Roberti e di Francesco del Cossa, il successo del Carpaccio si deve soprattutto ai grandi cicli narrativi realizzati, come allora era assai frequente, per le Scuole della sua città natale, Venezia.

In particolare, l’artista emerge nel primo dei cinque, cioè la “Leggenda di Sant’Orsola”, dipinta tra il 1490 e il 1498, nella prima maturità artistica: l’opera ha colpito non solo i contemporanei ma anche la critica moderna.

Seguendo la richiesta dei committenti, Carpaccio realizzò nove tele con uno stile gioioso e vivace e soprattutto ricco di ornamenti e particolari pittoreschi.

Dopo aver partecipato ai “Miracoli della Croce” per la Scuola di San Giovanni Evangelista, a partire dal 1502 l’artista si dedicò con grande successo alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, le cui opere mostrano una piena esaltazione del colore e l’affermazione del pittore come narratore magico ed evocatore di miti.

Gli ultimi due cicli per la Scuola degli Albanesi e per la Scuola di Santo Stefano, qualitativamente inferiori, segnano il declino artistico di Carpaccio ormai sorpassato dai rapidi cambiamenti in senso naturalistico dovuti a Giorgione e Tiziano.

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