RITRATTO DI SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA – Piero della Francesca

RITRATTO DI SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA (1451)
PIERO DELLA FRANCESCA (1415/1420 circa –1492)
Museo del Louvre – Parigi
Tavola cm. 44,5 x 34,5

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Fino al 1889 la tavola che raffigura SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA  era nelle collezioni imperiali russe a San Pietroburgo, ma già all’inizio del secolo scorso era nella collezione D’Ancona a Milano; acquistata nel 1930 dalla famiglia fiorentina Contini-Bonacossi, è stata da questi venduta nel 1978 al Louvre.
A Parigi il ritratto è stato sottoposto a un delicato restauro che oltre a mettere in luce l’ottima qualità, ha ribadito l’attribuzione a Piero della Francesca. Dopo la rimozione delle ridipinture che ne offuscavano la piena leggibilità, il dipinto si è rivelato come uno dei vertici della produzione pierfrancescana. La qualità pittorica straordinaria lo rende unico nel panorama della ritrattistica italiana del Quattrocento, nonostante il rispetto della tradizione iconografica del tempo che imponeva il personaggio di profilo e a mezzo busto. Dal 1977, anno dell’intervento di pulitura, l’autografia del ritratto, prima assai controversa, ha trovato il pieno consenso della critica. Per la sua realizzazione Piero si valse di una tecnica mista, utilizzando, in aggiunta alla tradizionale tempera all’uovo, un legante oleoso che consentiva sia un trattamento assai più duttile della materia pittorica sia particolari effetti di trasparenza nella resa “epidermica” dell’incarnato. La piccola tavola raffigura SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA, signore di Rimini, ritratto di profilo e abbigliato con un vestito alla moda, ricamato con fili d’oro. I tratti fisionomici sono tracciati con estremo rigore formale in sintonia con il simmetrico taglio di capelli.
Nell’insieme i caratteri dell’opera affondano le proprie radici nella cultura tardogotica, ma l’impostazione della figura ripete moduli in voga a Firenze nel primo Rinascimento, dove Piero della Francesca aveva compiuto il proprio apprendistato, e l’attenzione per i particolari è di chiara matrice fiamminga, in particolare è evidente il rapporto con il naturalismo della pittura di Rogier Van der Weyden. L’esecuzione del ritratto cade al tempo del soggiorno di Piero a Rimini, dove era stato chiamato da SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA per affrescare la chiesa di San Francesco. L’edificio sacro, oggi noto come Tempio Malatestiano, era oggetto di profondi mutamenti in quanto l’attenzione del condottiero era quella di trasformare l’edificio sacro in una sorta di tempio dedicato alla famiglia, progetto affidato a Leon Battista Alberti.
Piero qui affrescò SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA INGINOCCHIATO DAVANTI A SAN SIGISMONDO RE DI BOEMIA (1451) e forse la piccola tavola del Louvre può essere considerata una sorta di modello preparatorio per questo lavoro di maggior impegno…, inoltre è stato notato che il profilo del principe ripete il modello utilizzato da Matteo de’ Pasti per il ritratto inciso nella medaglia commemorativa emessa in occasione dell’inaugurazione del Tempio Malatestiano.
Il ritratto è stato assegnato a Piero della Francesca solo alla fine del 1800 da Giovanni Morelli, attribuzione ribadita dal Longhi in occasione della presenza alla mostra “Quattro maestri del Rinascimento” allestita a Firenze nel 1954. PIERO DELLA FRANCESCA ( vedi biografia completa ) di Borgo San sepolcro, nel 1439 fu aiuto di Domenico Veneziano a Firenze, ed è ragionevole credere che prima fosse con lui a Perugia, dove poté conoscere Domenico di Bartolo e Stefano di Giovanni, detto “il Sassetta”. Appassionato per l’anatomia e la prospettiva, scrisse il trattato “De quinque corporibus”, e Luca Pacioli (“De Aritmetica”, 1492) lo chiama matematico superiore. Egli possiede la tranquillità del primitivo, ed i corpi analizzati nell’organismo e nel movimento si bagnano di luce. La semplicità delle linee, la chiarezza traslucida del colore ed i tipi astratti non mutano in questo campione della scuola realista, che fa qualche concessione all’antico, se interroga Vitruvio, e che chiede al suo tempo i concetti, le composizioni, le vesti, le armi e le fisionomie. Il BATTESIMO DI CRISTO (Londra, National Gallery), notevole tanto per la visione prospettica del colorista, che smalta di cirri il cielo e gradua per l’intensa spiritualità dei tre angeli, annuncia opere maggiori. Verso il 1454, s’iniziano gli affreschi con la LEGGENDA DELLA SANTA CROCE (Arezzo, San Francesco), già rappresentata da Agnolo Gaddi nel coro di santa Croce in Firenze. Nella limpida atmosfera la stereometria dei corpi e della cose ha una freschezza armonica d’aspetti e di azione. La MORTE D’ADAMO, sintetica ed immobile, determina i valori esatti della forma umana; l’INCONTRO DI SABA E SALOMONE ci presenta le caratteristiche giovani dal lungo collo, dall’alta fronte conversa e nuda, e dagli sguardi attoniti; la VITTORIA DI COSTANTINO SU MASSENZIO, riduce il Tevere ad un torrentello per sceneggiare il soggetto: la fuga degli sconfitti ed il “gran rapporto” dell’imperatore, intorno al quale si ammassano, in un bosco di lance alte nell’aria grigia, i cavalieri che spiegano gli stendardi e si mostrano nell’acciaio brunito delle armature. L’influsso delle battaglie di PAOLO UCCELLO e del macchinoso naturalismo di Andrea del Castagno si riscontrano nella VITTORIA D’ERACLIO SU COSROE, dove i particolari più feroci si confondono in un impeto voluto, che si rasserena nell’equilibrio professionale degli episodi. Il SOGNO DI COSTANTINO crea il gioco del chiaroscuro, il primo notturno della pittura italiana, e la RESURREZIONE DI CRISTO (Borgo San Sepolcro) è monumentale negli scorci e quasi trasparente nella vita del colore. Il ritrattista insuperato di FEDERICO DA MONTEFELTRO e di BATTISTA SFORZA (Firenze, Uffizi) compie con la sua scienza un’originale ADORAZIONE DI GESÙ (Londra, National Gallery)…, la Vergine s’inginocchia dinnanzi al Bimbo, a cui gli angeli senza ali cantano l’inno della gloria, accompagnandolo sui liuti…, ed in quel ritmo soave i piani scandiscono le distanze.
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Sigismondo Pandolfo Malatesta inginocchiato davanti a San Sigismondo re di Boemia (1451)
Piero della Francesca (1415/1420 circa –1492)
Affresco, Tempio Malatestiano, Rimini
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