MARTIN LUTERO E LA NAZIONE TEDESCA

Lutero travestito da possidente Jörg
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Nel 1519 Carlo I, re di Spagna, venne eletto imperatore del Sacro Romano Impero. Egli aveva comperato la sua elezione versando ai sette principi elettori la somma, per quei tempi veramente astronomica, di 852.000 fiorini d’oro per trovare i quali aveva dovuto contrarre grossi debiti, soprattutto coi banchieri FUGGER. Il nuovo imperatore, che prese il nome di Carlo V, convocò per l’inizio del 1521 la sua prima Dieta a Worms per discutere e impostare i piani della sua politica in base ai suoi precisi interessi dinastici.
Il cammino del giovane imperatore della Casa d’Asburgo non era certo dei più facili, si presentava irto di difficoltà ed era vincolato a lunghi ed esasperanti patteggiamenti. Perché i principi elettori erano più che mai fermamente decisi a far valere le loro esigenze e le loro politiche particolaristiche ai danni di una potenza imperiale accentratrice che sarebbe stata fatalmente contraria ai loro interessi; ed erano ben contenti di utilizzare ai loro fini anche la diffidenza e la tensione che si era stabilita tra lo strapotere degli Asburgo e la politica della Santa Sede. D’altra parte, tra le condizioni che Carlo V era stato costretto a sottoscrivere per ottenere la sua elezione c’era l’impegno a introdurre nella Costituzione dell’Impero un articolo in base al quale, in assenza dell’imperatore, spettava ai più importanti principi assumerne le prerogative e la rappresentanza. Impegno questo particolarmente prezioso per gli interessi particolari dei grandi dell’Impero dal momento che era facilmente prevedibile che il nuovo imperatore, dovendo dividere le sue cure tra Spagna, Italia, Mediterraneo, Fiandre, Germania e colonie, sarebbe rimasto spesso e lungamente assente dalla sua ‘provincia’ tedesca.
Spinti dalla pressione della stragrande maggioranza della popolazione, una gran parte della piccola nobiltà e larghi strati della borghesia urbana avevano aderito al movimentato anti-romano che, a quel tempo, era diventato una forza ormai incontenibile. I consiglieri del principe elettore di Sassonia, interamente conquistati dal pensiero di Lutero, suggerirono a Federico il Saggio di chiedere alla Dieta di Worms di ascoltare le ragioni e gli argomenti del professore ribelle; ciò per evitare che la Dieta stessa potesse, su sollecitazione del partito avverso, prendere improvvisamente la decisione di condannarlo senza possibilità di appello.
E infatti, grazie al gioco degli interessi contrastanti che agitavano i partecipanti alla Dieta, ma soprattutto grazie alla pressione dell’opinione pubblica e della piccola nobiltà, venne approvata una risoluzione che, senza tener in alcun conto le furibonde proteste del nunzio pontificio Alender, invitava « l’eretico notorio » a presentarsi a Worms per esporre le sue idee con le più ampie garanzie per la sua libertà personale. Evidentemente l’eroe della lotta nazionale contro Roma era diventato anche un’importante pedina da utilizzare nei conflitti d’interessi e nelle trattative diplomatiche che la Dieta si preparava ad affrontare.
Accompagnato dall’araldo imperiale Kaspar Sturm, Martin Lutero si mise in cammino. Il suo viaggio, fin dall’inizio si trasformò in un vero e proprio viaggio trionfale: ovunque egli passasse, veniva accolto dalle acclamazioni e del plauso delle folle. A Naumburg fu ospite d’onore del governatore della città, a Weimar gli venne offerto un sussidio, ad Erfurt lo accolsero alle porte della città i professori e gli studenti dell’Università guidati dal rettore. In numerose località, come Erfurt, Gotha, Eisenach, egli fu subito invitato a tenere delle prediche. I disperati appelli del nunzio Aleander che aveva invitato i fedeli a “tenere il mostro lontano da Worms”, caddero nel vuoto suscitando anzi in Lutero una determinazione ancor più forte che egli ebbe modo di esprimere nella seguente pittoresca maniera: «Anche se a Worms ci fossero più diavoli che tegole sui tetti, ci andrei di corsa lo stesso» !
L’ingresso di Lutero nella città di Worms fu in tutto simile a quello dei personaggi più potenti e famosi: quando il battagliero monaco agostiniano percorse le strette vie cittadine non gli mancò né un brillante corteo di accompagnatori a cavallo né il reverente omaggio di migliaia di cittadini accorsi a far ala al suo passaggio. Del resto già prima di questo ingresso trionfale, il nunzio Aleander era stato costretto a scrivere alla Curia informandola che ormai i nove decimi dei tedeschi avevano adottato come parola d’ordine il nome di Lutero mentre il rimanente decimo si accontentava di urlare con odio: «Morte alla corte papale» ! Ora egli era costretto a riprendere la penna in mano per scrivere a Roma, molto preoccupato, che tra i potenti dell’Impero convenuti a Worms ce n’erano molti che proteggevano Martin Lutero; che tutti i principi tedeschi non facevano che affliggere l’imperatore con innumerevoli lamentele contro l’operato della Chiesa e che ogni giorno comparivano sempre nuovi scritti di propaganda luterana sia in latino che in tedesco. Non solo, ma che ormai perfino negli ambienti di corte non si acquistavano che gli scritti di Lutero e che i ritratti dell’eretico riprodotti in migliaia di esemplari, erano andati -a ruba tanto che egli stesso non era riuscito a procurarsene uno.
Intanto Lutero, assistito dai consiglieri del principe elettore di Sassonia, si preparava per l’udienza. Il 17 aprile 1521 egli compariva al cospetto dell’imperatore e dei grandi dell’Impero. Per prima cosa gli furono mostrati i suoi scritti e i suoi libri, ed egli ammise esplicitamente di esserne l’autore. Invitato a ritrattare subito il loro contenuto egli chiese del tempo per riflettere sulla questione, seguendo così le istruzioni che gli erano state impartite dai suoi consiglieri. Convenientemente preparato egli si presentò qualche giorno dopo nell’affollatissima sala del palazzo vescovile. Egli esordì con apparente umiltà dicendosi pronto ad accettare le obiezioni e gli insegnamenti di chiunque ne sapesse più di lui dal momento che lui stesso non era altro che un uomo soggetto a sbagliare. Anzi egli scongiurava l’imperatore, i principi e le autorità e chiunque fosse in grado di farlo, di confutare le sue idee in base alle Sacre Scritture.
Ma quando Lutero fu nuovamente esortato a fare una ritrattazione piena, non equivoca e chiaramente espressa dei suoi scritti già condannati dalla Chiesa, egli rispose: «Dal momento che la Maestà Vostra e le Signorie Vostre Illustrissime esigono da me una risposta chiara, voglio darvene una chiarissima, priva di ogni sottinteso e per me anche di ogni via d’uscita: se non verrò convinto del contrario con argomenti tratti dalle Sacre Scritture o con chiare argomentazioni razionali, continuerò a credere che sia il papa che i Concili hanno spesso sbagliato e si sono spesso contraddetti, confortato in questo mio atteggiamento dai brani della Sacra Scrittura che ho sottoposto all’attenzione dei miei lettori, dalla mia coscienza e dal mio scrupoloso rispetto per la Parola di Dio. Perciò non posso e non voglio ritrattare nulla di quanto ho detto perché altrimenti entrerei in conflitto con la mia coscienza che, fino a questo momento, è perfettamente integra. Che Dio mi aiuti, Amen»!
Questa sua coraggiosa dichiarazione suscitò nella sala un indescrivibile tumulto e Martin Lutero fu scortato all’uscita da un gruppo di nobili suoi simpatizzanti. Egli dunque non si era piegato! A questo punto c’era da aspettarsi che il tragico verdetto introdotto nell’uso giudiziario dall’inquisizione spagnola e che si esprimeva con la formula sacrale di “Al fuego!” (“Al rogo!”), si abbattesse su di lui come un secolo prima si era abbattuto su Jan Hus. Bisognava tuttavia fare i conti anche con i numerosi partigiani di Lutero le cui intenzioni erano tutt’altro che occulte e trascurabili. Sui muri della città di Worms comparve infatti immediatamente un manifesto clandestino in cui si annunciava che 400 nobili cavalieri si erano riuniti e avevano giurato di difendere Lutero a tutti i costi dichiarando una guerra senza quartiere contro i ‘Romanisti’ e i loro seguaci.
Il manifesto terminava con questa frase: «Noi non sappiamo scrivere correttamente, non siamo uomini di lettere ma in cambio siamo in grado di menare molto bene le mani. Possiamo raccogliere in qualsiasi momento 8.000 uomini e scendere in campo aperto. Viva la Lega della Scarpa»!
Il nunzio pontificio Aleander ricevette numerose minacce di morte.
In una situazione così esplosiva le autorità dell’Impero decisero saggiamente di non precipitare la situazione ma di nominare una commissione composta da principi (tra i quali c’era anche l’arcivescovo di Treviri) e da teologi il cui compito era di trattare con Lutero e di indurlo ad una pacifica ritrattazione. Ma egli non si lasciò commuovere da questo insolito spirito conciliatore né tanto meno indurre “a farsi strappare la Bibbia di mano”. Egli respinse ogni compromesso che potesse portarlo ad una sia pur parziale ritrattazione. Ormai tutto il mondo commentava apertamente il fatto che “il bandito eretico” non si era piegato nemmeno davanti all’autorità dell’imperatore e dell’Impero. E Carlo V non poteva certamente rimanere insensibile di fronte a questo incredibile attentato alla sua autorità. Egli decise perciò di ricorrere ad alcune astuzie procedurali per stroncare questa ribellione senza precedenti ai pubblici poteri.
Così, il 25 maggio 1521 una minoranza di membri della Dieta, convocata affrettatamente escludendo tutti coloro che simpatizzavano per Lutero, approvò un documento stillato dalla segreteria imperiale e passato alla storia con il nome di «Editto di Worms». Questo documento fu ante datato, compiendo un evidente falso, all’8 maggio per dare l’impressione che fosse stato approvato dalla schiacciante maggioranza della Dieta riunita appunto l’8 maggio in seduta solenne e plenaria. Ma l’uomo messo già al bando ed ora anche perseguibile grazie all’«Editto di Worms» si trovava già al sicuro. Per ordine del principe elettore Federico, la “volpe di Sassonia” si era ricorsi ad un espediente piuttosto astuto: Lutero durante il viaggio di ritorno era stato assalito e rapito da un gruppo di sconosciuti ribaldi e di lui non si sapeva più nulla, era semplicemente sparito, probabilmente era anche morto. In realtà gli agenti dell’elettore travestiti da banditi di strada, avevano portato dopo il finto assalto il “possidente Jörg” (questo fu infatti il nome assunto nel periodo clandestino da Lutero, messo al bando dell’Impero) nel castello sassone di Wartburg proprietà personale dell’Elettore, le cui spesse mura e il cui isolamento dovevano proteggere Lutero da ogni trama ordita dall’imperatore o dal papa.

In questa volontaria segregazione Lutero iniziò quell’opera che doveva rappresentare la base della lingua letteraria tedesca unitaria ed uno degli elementi fondamentali per lo sviluppo della futura nazione tedesca: la traduzione della Bibbia.

“Lutero è l’uomo che ha risvegliato e liberato questo grande gigante addormentato, la lingua tedesca” (Herder)…

“Egli ebbe l’incredibile merito di trasformare una lingua morta, è non ancora del tutto sepolta, in una nuova lingua, il tedesco, che non era ancora dotata di una struttura propria e che quindi non era ancora del tutto nata” (Heine).

A dire il vero alcuni brani della Bibbia erano già stati tradotti in tedesco prima di Lutero ma da un punto di vista linguistico non possono certo essere nemmeno paragonati all’opera di Lutero. Egli tradusse il Nuovo Testamento partendo dal testo originate greco consultando probabilmente l’edizione critica curata da Erasmo da Rotterdam e la sua mirabile traduzione latina. Più tardi, e con l’aiuto di esperti linguisti, egli tradusse anche dall’ebraico l’Antico Testamento. Per dare un’idea del valore e della precisione della sua traduzione basterà dire che successivamente la «Commissione Biblica» di Wittenberg accettò la consultazione della «Vulgata» latina del IV secolo (che fino allora era stato l’unico indiscutibile testo) solamente colme curiosità storica utile tutt’al più per fare dei confronti.
La Bibbia di Lutero tradotta durante l’esilio di Wartburg, portata a termine nel 1522 e nota come la «Bibbia di settembre», comprendeva il Nuovo Testamento e rappresentava un esemplificazione perfetta di quelle che erano le idee fondamentali del riformatore. Infatti, come egli stesso ebbe a dire, la sua fatica letteraria era ispirata dal concetto che bisognava usare delle parole e dei termini «nati sulla bocca del popolo». E il suo vocabolario e il suo stile non furono solo ispirati a quello che era il miglior tedesco colto dell’epoca, quello di Meissen, ma soprattutto alla parlata della “comunità umana”.

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Statua di Martin Lutero, Chiesa di Santa Maria, Mitte, Berlino

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LUTERO FONDATORE DELLA LINGUA TEDESCA

Lutero non spazzò soltanto la stalla d’Augia della Chiesa, ma anche quella della lingua tedesca; creò la prosa tedesca moderna, fece sia il testo che la melodia di quel corale, pieno di certezza nella vittoria, che divenne la Marsigliese del XVI secolo. (Friedrich Engels)

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IL CANTICO DI LUTERO

Testo e musica del corale di Lutero

Una solida fortezza è il nostro Dio
Una salda fortezza è il nostro Dio,
un rifugio sicuro.
Di rabbia freme il vecchio nemico,
perfido e geloso, contro di noi si arma
del gladio e dell’ingiuria.
A che servono tutti i nostri lavori
in questo estremo pericolo ?
Per noi combatte il vero eroe
scelto da Dio medesimo.
Riconosci questo Salvatore: È Cristo, il Signore.
Il Dio santo e forte,
nella vita e nella morte
il tuo supremo Redentore.
E quando i demoni furiosi
riempiranno questa terra,
che importanza avrà la collera
di questi audaci tiranni
Dio onnipotente è qui tra noi.
Prega e non temere: Una sola parola,
o cristiano, abbatte l’avversario.
Questa parola è del gran Re dei re
la parola immortale : Uniti il mondo e l’inferno
contro essa nulla possono.
Prendete corpi e beni, donne, fanciulli e sostegni:
Sforzi inutili !
Il tuo regno, o Gesù! resta al cristiano fedele.

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Durante la traduzione dell’intera Bibbia, portata a termine negli anni successivi soprattutto grazie alla preziosa collaborazione di Melantone, intere giornate venivano dedicate alla discussione per definire anche i particolari più insignificanti e l’esatta formulazione di singole parole. E Lutero nella sua “Lettera sulla corretta traduzione” pubblicata nel 1530, si fece premura di comunicare le esperienze, i successi e gli insuccessi che lui stesso e i suoi collaboratori avevano dovuto affrontare.
Nel 1534 comparve finalmente a Wittenberg la prima edizione completa della Bibbia tedesca con numerose pregevoli illustrazioni tratte ospedaliera pittorica di Lucas Cranach.
Ma la traduzione della Bibbia in tedesco per opera di Lutero rappresentò un’arma formidabile anche per la prima rivoluzione borghese della storia. Le Sacre Scritture, tradotte in un linguaggio accessibile al popolo, lette avidamente dai cattolici e dal basso clero documentavano il progressivo allontanamento della Chiesa dall’insegnamento evangelico e costituivano quindi un argomento prezioso nella lotta contro l’oppressione di Roma.
Non solo: gli sfruttati e i diseredati potevano ora leggere anch’essi la parola di Dio e lo facevano certamente con occhi ben diversi della nobiltà e dei possidenti: nelle Sacre Scritture non era difficile per loro trovare un appoggio anche ai loro desideri e alle loro rivendicazioni sociali, un appoggio che proveniva loro direttamente dal messaggio evangelico di Gesù Cristo. Di conseguenza la loro entusiastica adesione ai principi della Riforma aveva un contenuto sostanziale e di classe ben diverso di quello dei principi che avevano accolto la Riforma stessa per i loro interessi separatistici, o di quello dell’alta borghesia che l’aveva accolta per i suoi interessi economici. Questo contenuto sociale che le classi oppresse intravedevano nella Riforma era infine ben lontano anche dalle intenzioni e dalle idee di Lutero stesso.

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