MARTIN LUTERO – La Riforma luterana nella storia

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Il gruppo dei riformatori dipinto da Cranach
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Le rivendicazioni e le legittime aspirazioni delle masse popolari vennero così duramente stroncate dalla reazione feudale. Naturalmente il popolo era profondamente deluso del comportamento del professore di Wittenberg e si sentiva amaramente tradito; questo soprattutto in quelle regioni che erano state il teatro dell’insurrezione e della guerra contadina. Lutero veniva apertamente bollato come “servo dei principi”. Invece nelle regioni che erano rimaste tranquille, la Riforma continuò a progredire per molto tempo ancora e ciò soprattutto nella Germania Nord-occidentale e nei distretti baltici. Ma anche in queste regioni fu gradualmente spogliata del suo significato controrivoluzionarie  e la riforma religiosa finì per diventare, nelle mani dei principi vittoriosi, un’arma preziosa da impiegare per conseguire il rafforzamento dei loro Stati e renderli ancor più indipendenti dalle autorità centrali dell’Impero. In fondo il problema essenziale sul quale convergevano e si scontravano gli opposti interessi, era di natura squisitamente economica: si trattava di decidere se gli ingenti beni della Chiesa cattolica in Germania dovevano essere destinati a dare l’avvio all’accumulazione primitiva del capitale oppure a rafforzare e consolidare quegli Stati principeschi di origine feudale la cui esistenza rappresentava un grave ostacolo all’unificazione nazionale e quindi al progresso. Questo problema, fondamentale per lo sviluppo successivo della storia tedesca, fu purtroppo risolto in modo negativo sui campi di battaglia della guerra dei contadini.
Naturalmente il movimento che rivendicava una serie di riforme in senso borghese non poteva essere cancellato dalla faccia della terra: non a caso esso era riuscito a scuotere tutta la Germania e le sue radici erano molto profonde. Tuttavia una borghesia ancora troppo debole e poco evoluta non era certo in grado di impedire che la dottrina di Lutero ed il suo insegnamento originario che essa aveva entusiasticamente accolto come la “propria ideologia”, venisse deformata e messa al servizio degli interessi dei principi tedeschi.
Questa situazione non poteva non ripercuotersi sulla stessa personalità di Martin Lutero: il grande campione che aveva sostenuto un’epica lotta contro Roma e che si era vigorosamente opposto ad ogni approfondimento politico e sociale della sua Riforma con tutti i mezzi di cui disponeva e grazie alla posizione di prestigio raggiunta alla corte elettorale di Sassonia, si stava ormai trasformando sempre più in un “uomo di chiesa”. Ogni tanto egli esprimeva severi giudizi morali nei confrontanti di qualche singolo principe o di qualche signorotto, ma in generale si può dire che egli proseguì perfino la sua polemica con Roma in modo ‘allineato’ e conforme agli interessi ed alle necessità del momento dei principati tedeschi. La vittoria dei principi sul grande movimento popolare della Riforma si rispecchiò anche nei successivi insegnamenti di Lutero: egli scrisse che esistevano secondo lui ben pochi veri cristiani sufficientemente coscienti da poter vivere senza la guida di un’autorità; perchè in realtà gli uomini nella loro stragrande maggioranza sono fondamentalmente malvagi ed hanno bisogno della costrizione e della minaccia delle pene stabilite dalle autorità per non uscire dalla retta via e precipitare nel peccato. Così l’insegnamento di Lutero si discostò in modo sempre più accentuato da quella ottimistica fiducia nel “libero esame” e nella forza redentrice del Vangelo che era stata alla sua base, per ridursi ad una predicazione che esortava l’uomo, visto in una luce profondamente pessimista, al rispetto della legge ed all’obbedienza. Ed è significativo il fatto che numerosi storici reazionari fanno risalire a questa evidente involuzione di Lutero, quella che secondo loro è “la vera Riforma”.

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Caterina von Bora
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Nel giugno del 1525, in un periodo quindi in cui infuriava più spietata la reazione seguita all’insurrezione contadina, Lutero si sposò con una ex monaca, Caterina von Bora. Da quel momento l’influente professore sassone, trasferitosi in un edificio già appartenuto al convento di Wittenberg, iniziò una vita da perfetto borghese lavorando diligentemente alla stesura ed alla revisione delle sue opere e prediche senza trascurare mai nessuno dei suoi molteplici doveri e incarichi. Caterina gli diede sei figli, ma egli accolse nella sua spaziosa casa anche numerosi trovatelli ed alcuni parenti. Inoltre, seguendo un’usanza allora molto in voga, affittò alcune stanze a studenti provenienti da altre città, ricavandone così un piccolo utile. Qualcuno di questi studenti ebbe l’opportunità, frequentando la casa di Lutero, incontrandolo spesso a tavola o nell’intimità e ascoltando dalla sua viva voce osservazioni e commenti, di tracciare degli schizzi molto realistici del celebre personaggio. Schizzi che pubblicati, soprattutto negli anni che vanno dal 1531 al 1546, ebbero già nel XVI secolo grande successo e diffusione.
Martin Lutero non divenne mai ricco; gli editori dei suoi scritti accumularono invece una fortuna. Va anche detto che limitarsi a vedere il Lutero di quel periodo nella luce idilliaca del buon padre di famiglia (immagine questa che sarà ampiamente sfruttata dalla telelettura religiosa conformista nei periodi successivi), sarebbe un grave errore. In lui non albergava soltanto, l’anima del teologo, ma anche quella dell’ideologo borghese che vedeva nelle autorità e nei principi i più validi protettori della sua riforma e delle sue idee religiose. E’ per questo che a un dato momento Lutero sente il bisogno di dare una solida struttura organizzativa alla sua chiesa che egli intende controllare mediante frequenti “visite apostoliche”, mediante la supervisione sull’elezione dei pastori e mediante l’istituzione di una precisa e accurata contabilità. Egli promosse anche l’istituzione di Concistori durante i quali giuristi e teologi di chiara fama dovevano stabilire le nuove norme della vita ecclesiastica e scolastica o risolvere problemi religiosi ancora controversi sotto la presidenza del pastore dell’Università di Wittenberg. Tra i compiti di questi Concistori c’era anche la promulgazione di tutte quelle norme morali che fossero giudicate utili per “mantenere gli uomini sulla retta via della legge”.
Queste direttive di Lutero non furono però accettate da tutti; anzi sollevarono notevoli perplessità e molta diffidenza. Il che non mancò di suscitare l’indignazione del Maestro il quale dovette accontentarsi di applicarle solo nei territori e nelle comunità in cui il suo prestigio e la sua autorità erano indiscussi. Sorse così una vera e propria Chiesa luterana con una sua ortodossia e una sua dogmatica che, quanto a cavillosità, intolleranza e litigiosità non aveva nulla da invidiare alla Scolastica medievale. Anche sul terreno politico Lutero si avvicinò sempre più sulle posizioni conservatrici di quegli strati dell’alta borghesia, alleata dei principi, che vedevano in una ulteriore evoluzione, anche parziale, dei rapporti sociali un nemico da temere e da combattere con ogni mezzo.
Nel 1529 il langravio Filippo d’Assia, preoccupato per la scissione che si andava delineando in campo protestante indebolendolo gravemente, e temendo una reazione cattolica che avrebbe danneggiato i suoi interessi, decise di farsi promotore di un tentativo di conciliazione tra i due indirizzi principali in cui si era divisa la Riforma: quello di Lutero, strettamente legato agli interessi dei principi tedeschi, e quello Dicembre 1522 dello svizzero Zwingli che esprimeva invece gli interessi di una borghesia radicale e repubblicana. Noto per inciso che questo secondo indirizzo verrà successivamente ripreso da Calvino e, portato alle sue estreme conseguenze, rappresenterà la base sociale della sua lotta vittoriosa contro la Controriforma cattolica. Il langravio propose quindi ai rappresentanti delle due tendenze di incontrarsi a Magdeburgo per discutere ed appianare le loro divergenze teologiche e politiche e per elaborare una linea d’azione comune. La Conferenza di Marburgo durò quattro giorni. Apparentemente essa era dedicata alla discussione del problema della Comunione, sul quale Lutero aveva dei punti di vista estremamente intransigenti, ma in realtà l’argomento di fondo era rappresentato dalle differenze tra Riforma borghese e repubblicana e Riforma legata ai principati e quindi la Conferenza non portò ad alcun risultato pratico. Nel 1536, cinque anni dopo la morte di Zwingli, il teologo Martin Butzer propose un compromesso ai luterani facendo loro delle notevoli connessioni. Fu così possibile sottoscrivere il cosiddetto “Concordato di Wittenberg” che portò ad un avvicinamento, del resto transitorio e formale, tra le due opposte concezioni.
Nel 1530 l’imperatore Carlo V approfittò della convocazione della Dieta di Augusta per predisporre nuove manovre contro i protestanti. Essi furono invitati a mettere per iscritto in modo sintetico i loro principi e le loro convinzioni in modo che una commissione di esperti potesse esaminarli. I luterani depositarono i principi teorici che costituivano il loro credo ufficiale sotto forma di uno scritto dovuto soprattutto a Melantone e intitolato “Confessione di Augusta”. Lutero che, ufficialmente era sempre al bando dell’Impero, non potè partecipare alle discussioni e nemmeno presentarsi alle riunioni. Comunque, per poter seguire più da vicino l’andamento dei lavori, egli si trasferì, per tutta la durata della Dieta, nella fortezza di Coburgo situata ai confini meridionali dell’Elettorato di Sassonia e intrattenne una fitta corrispondenza con i partecipanti. I cattolici replicarono alla dichiarazione di fede protestante con una “Confutazione” e invitarono minacciosamente i ‘miscredenti’ a sottomettersi entro un anno all’autorità della Chiesa. Ma non si giunse ad una lotta aperta neanche questa volta: il pericolo rappresentato dall’avanzata dei Turchi e la lega tempestivamente stretta a Smalcalda dai principi protestanti indussero gli oltranzisti cattolici a più miti consigli. Il risultato fu un nuovo compromesso raggiunto nel 1532 e culminato nel “gentlemen agreement” di Norimberga.
Il testo della “Confessione di Augusta”, quello della sua “Apologia”, il “Grande Catechismo” ed il “Piccolo Catechismo” e infine la “Dichiarazione di Smalcalda” rappresentano gli strumenti principali dell’organizzazione della Chiesa protestante in funzione della sua alleanza coi principati tedeschi, della sua sudditanza agli interessi particolari dei singoli Stati e della dogmatizzandone dell’insegnamento di Martin Lutero.
Verso la fine della sua vita il Riformatore, impressionato dal vigore e dalla crescente vitalità della reazione cattolica, cercò di scatenare una nuova ondata di energiche lotte contro il papato romano; ma ormai erano definitivamente tramontati i tempi in cui egli era universalmente riconosciuto come il capo e la guida della borghesia e delle masse popolari. Anzi, la sua vecchiaia fu amareggiata dall’esistenza di numerose tendenze centrifughe nell’ambito della Chiesa da lui creata e dal progressivo ripudio di molti suoi insegnamenti da parte di discepoli e seguaci i quali svilupparono per conto proprio e con indirizzi diversi nuove idee sullo Stato, sul Vangelo e sulla morale dando origine e diatribe senza fine e ad una vera e propria polverizzazione del protestantesimo in un numero sempre crescente di sette e di scuole. Martin Lutero, dopo aver a lungo sopportato i tormenti di dolorose malattie, morì il 18 febbraio 1546 nella sua città natale di Eisleben durante il viaggio di ritorno da Mansfeld a Wittenberg.
Con la pubblicazione delle sue Tesi Martin Lutero diede, l’avvio, nel 1517, alla prima rivoluzione borghese con la quale ebbe inizio in Europa il periodo di transizione tra il regime feudale e quello capitalistico e in Germania l’avvento di una nuova era per il popolo tedesco. L’aspirazione iniziale della borghesia moderata ad una Chiesa nazionale e indipendente da Roma finì per acquistare delle caratteristiche sociali sempre più profonde grazie all’apporto della borghesia radicale, delle classi contadine e plebee. Essa sfociò quindi nella guerra tedesca dei contadini, che rappresentò il culmine della prima rivoluzione borghese ed il primo importante assalto delle masse popolari contro il sistema feudale universalmente imperante. Lutero ha il grande merito storico di aver dato un’ideologia a questo complesso di forze che si accingevano ad affrontare una lotta di classe di portata universale: come interprete e campione della borghesia possidente egli si pose decisamente e coraggiosamente alla testa di questo vasto movimento di opposizione iniziando una titanica lotta contro il centro spirituale del sistema feudale. Infatti, togliendo alla chiesa papale ogni legittimità prioritaria “per diritto divino” con argomenti fondati e tratti dalla stessa teologia, egli toglieva contemporaneamente ogni giustificazione ideologica al sistema feudale patrocinato e indicato da Roma come il sistema sociale ‘ottimale’ e più consono alle necessità politiche della Santa Sede. Non solo, ma, su un piano economico, con il suo ritorno allo spirito evangelico puro; cioè non deformato dalla legislazione canonica successiva, egli giustificava la secolarizzazione dei beni ecclesiastici che non apparivano più come “proprietà di Dio affidata alla sua Chiesa”, ma come un’ingiustificata ricchezza accumulata in spregio all’insegnamento di Gesù Cristo. Con queste idee e col respingere il principio di autorità invocato dalla Chiesa a protezione dei suoi interessi tutt’altro che spirituali, Lutero aveva messo a disposizione della borghesia un’ideologia adeguata alle sue necessità. Inoltre egli era riuscito a stimolare e a dare coscienza ad un movimento nazionale senza precedenti: soprattutto con la traduzione della Bibbia che comportava l’acquisizione di una nuova dignità da parte della lingua tedesca, che ormai non poteva più essere considerata solo un “dialetto locale” di fronte al colto latino, la lingua universale del sistema feudale universale fondato quasi mille anni prima sull’alleanza stretta tra il papato e Carlo Magno. Il feudalesimo che come sistema sociale era ormai vecchio e fracido, doveva essere prima scosso nei suoi fondamenti teologici; soltanto in una fase successiva poteva essere messo in discussione e respinto come forza politica e sociale. Perchè in quei tempi la critica teologica dei principi religiosi era, come disse acutamente Marx, “la base di ogni critica”.
Nel 1843-44 Karl Marx scrisse sul significato storico della Riforma luterana questo giudizio, che posso considerare definitivo…“Da un punto di vista storico, la emancipazione teoretica ha avuto per la Germania uno specifico significato pratico. Il passato rivoluzionario della Germania è infatti eminentemente teoretico ed è rappresentato dalla Riforma protestante. Allora la rivoluzione partì dal pensiero di un monaco, successivamente da quello del filosofo”.Anche se Lutero si schierò più tardi contro ogni evoluzione della Riforma in senso radical-borghese o contadino-plebeo, anche se il protestantesimo concluse la prima rivoluzione borghese da esso stesso suscitata con un compromesso di classe, stipulato tra la borghesia ed il potere principesco lasciandosi asservire dagli interessi particolari dei singoli Stati, pur tuttavia il movimento suscitato dalla Riforma diede un enorme impulso allo sviluppo del popolo e della nazione tedesca.
Insieme alla Riforma luterana sorge per la prima volta e per impulso della giovane borghesia e delle masse popolari, un movimento culturale a carattere nazionale e di dimensione nazionale che costituirà la base di partenza dell’evoluzione culturale tedesca. Nel campo delle arti figurative, gli artisti tedeschi si liberano dagli schemi e dai temi sacrali tipici del Medio evo per dedicarsi, nel periodo della Riforma, ad un nuovo tema molto più realistico: l’uomo. Sono di quell’epoca i primi ritratti di ricchi borghesi commissionati ad artisti di vaglia. Ma la rivoluzione nel campo dell’arte non si limita a questo: un numero senza fine di pittori, di grafici, di incisori piccoli e grandi (tra questi ricorderemo Grunewald) si dedicano con sempre maggiore frequenza a descrivere l’uomo comune, l’uomo della strada, i suoi atteggiamenti e le sue abitudini e per di più partecipano attivamente alla lotta mettendo la loro arte e la forza persuasiva della loro “propaganda visiva” al servizio delle aspirazioni nazionali e sociali del popolo tedesco. L’influenza dei fogli volanti scritti in tedesco, violentemente polemici nei confronti della situazione esistente ed efficacemente illustrati da disegnatori e incisori legati alla causa del popolo, fu grandissima e costituì un mezzo potente di propaganda delle nuove idee tra le masse popolari. Anche la musica subì un profondo rinnovamento: lo stesso Lutero scrisse un grande numero di corali ispirandosi e attingendo al patrimonio delle canzoni popolari e questa forma musicale sarà ripresa e portata alla sua massima perfezione da Schütz, Bach e Händel e costituirà l’espressione di una cultura musicale borghese, del tutto indipendente da quella delle corti principesche. L’influenza esercitata da Lutero sull’evoluzione della lingua tedesca non si limita poi alla traduzione della Bibbia ed all’elaborazione di un “tedesco colto”.
Lutero raccolse infatti dalla viva voce del popolo vocaboli, modi di dire, proverbi che egli inserì nelle sue poesie, nelle sue prediche, nel suo catechismo e nella sua mirabile traduzione delle favole di Esopo acquistando così un merito enorme ed incancellabile nel campo della lingua e della letteratura tedesca. La Riforma diede anche un grande impulso allo sviluppo del sapere e dell’organizzazione scolastica, soprattutto per merito di Melantone il quale pianificò e fece adottare una nuova costituzione scolastica di tipo statale ed un riordinamento delle università in cui fu introdotto lo studio della storia tedesca. Moltissime furono poi le nuove università fondate nei territori che avevano aderito alla Riforma e ciò comportò un allargamento della vita culturale, una sua evoluzione in senso nazionale e l’adozione dei principi sanciti dall’Umanesimo. Tant’è vero che Federico Engels scrisse che “senza la Riforma protestante tedesca… l’evoluzione culturale europea sarebbe stata di una desolante unilateralità”. Tutti questi fermenti culturali portarono in epoche successive alla formazione della letteratura e della filosofia classica tedesca.
Con la Riforma e con la Guerra dei Contadini il popolo tedesco ha portato a compimento un compito storico che è stato di grande importanza anche per tutto il resto d’Europa. La prima rivoluzione borghese in Germania fu ben presto seguita da numerose altre rivoluzioni borghesi in vari altri Stati europei i quali riuscirono a realizzare il passaggio dal feudalesimo al capitalismo grazie alle loro particolari condizioni economiche ed al progresso raggiunto dalla loro classe borghese. Seguendo gli insegnamenti originari di Lutero e per lottare più efficacemente contro la Controriforma cattolica, Calvino elaborò un’ideologia che si adattava ad una borghesia molto più matura di quella tedesca e che fu di enorme importanza per lo sviluppo degli Stati nazionali nell’Europa Occidentale. Negli Stati scandinavi, la Bibbia venne tradotta nelle lingue nazionali sull’esempio di quanto aveva fatto Lutero e il luteranesimo fu elevato al rango di religione di Stato contribuendo al consolidamento delle monarchie nazionali. La Riforma iniziata da Lutero finì così per acquistare un’importanza mondiale.
La pubblicazione delle Tesi avvenuta nell’ottobre 1517 segnò quindi una svolta decisiva sulla storia del mondo esattamente come 400 anni dopo, nell’ottobre 1917, segnarono una svolta decisiva nella storia del mondo le cannonate dell’incrociatore “Aurora”. In entrambi i casi, a Wittenberg nel 1517 e a Leningrado nel 1917 l’uomo faceva un passo avanti sulla strada della sua liberazione..

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