GIUSEPPE UNGARETTI – Vita e opere

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GIUSEPPE UNGARETTI

Alessandria d’Egitto e il deserto (1888-1912) – Giuseppe Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori di origine lucchese, che manterranno vivo il ricordo delle origini nei figli: dopo cena, recitato il rosario, mia / madre ci parlava di questi posti. / la mia infanzia ne fu tutta meravigliata (da Lucca). Il padre di Ungaretti, emigrato per fare lo sterratore durante i lavori per la costruzione del canale di Suez, morì ben presto (1890) e il poeta crebbe con la madre, una donna energica che si occupò della gestione di un forno di proprietà della famiglia.
La luce, gli odori e i suoni del luogo nativo lasciarono un segno indelebile nella personalità e nella poesia dell’autore. Ungaretti così descrisse la città dell’infanzia: “Sono nato ad Alessandria d’Egitto, cioè in una città che non fa più parte dell’oasi costituita dal Nilo. Alessandria è nel deserto, in un deserto dove la vita è forse intensissima dai tempi della sua fondazione, ma dove la vita non lascia alcun segno di permanenza nel tempo” (da Vita di un uomo).

Il piccolo Ungaretti visse in una casa proprio alle porte del deserto e dalla visione della misteriosa distesa del Sahara, infinita e silenziosa, nacque “il gusto e la passione di slanciarmi, di tuffarmi, di imbozzolarmi in miraggi. Era un puerile scoprimento del proprio esistere interiore; insieme l’abbaglio d’un’immagine, e quasi il nulla, dentro di me, d’una realtà, di quella realtà che più tardi m’occorrerà afferrare”.
(da Vita di un uomo).

In Egitto frequentò le scuole francesi, dove conobbe le opere poetiche di Baudelaire e la filosofia di Nietzsche e iniziò a leggere con passione Leopardi e le liriche del poeta simbolista Mallarmè, sedotto dalla musicalità dei suoi versi. In quegli stessi anni diede vita a un profondo sodalizio umano e culturale con il compagno di scuola Moammed Sceab e con Enrico Pea, anarchico emigrato dalla Versilia, e iniziò un proficuo rapporto epistolare con gli intellettuali della “Voce”, in particolare con Jahier e Prezzolini.

Parigi: la Sorbona e i caffè letterari (1912-1914) – A 24 anni Ungaretti si recò a Parigi per perfezionare gli studi. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell’Università della Sorbona e fu allievo del filosofo Henri Bergson, che influenzerà profondamente il suo “sentimento del tempo” e l’approccio conoscitivo nei confronti della realtà. A Parigi frequentò i caffè letterari, dove conobbe i rappresentanti delle Avanguardie (futurismo, cubismo, surrealismo; (da Le Avanguardie). In particolare, strinse amicizia con numerosi pittori, come i cubisti Pablo Picasso e Fernand Léger, con il poeta surrealista Guillaume Apollinaire e con gli intellettuali futuristi Giovanni Papini e Ardengo Soffici, fondatori della rivista “Lacerba”, che pubblicò nel 1915 la sua prima poesia, Il paesaggio di Alessandria d’Egitto.
Fu proprio nella capitale francese che Ungaretti sentì in modo chiaro e definitivo il richiamo della vocazione poetica e fu lì che scrisse i primi versi. Durante il soggiorno parigino, ricco di stimoli umani e culturali, il poeta però fu colpito anche dal primo dei tanti lutti che costellarono la sua esistenza. L’amico fraterno Moammed Sceab, che lo aveva raggiunto nell’alberghetto in cui Ungaretti viveva, si suicidò dopo pochi mesi, annientato dallo sradicamento e dall’incapacità di costruire una nuova identità:

Fu Marcel / ma non era Francese / e non sapeva più / vivere / nella tenda dei suoi / dove si ascolta la cantilena / del Corano (da In memoria).

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Giuseppe Ungaretti in divisa da allievo ufficiale al 19° reggimento di fanteria

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La guerra (1914-1918) – Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Ungaretti tornò in Italia e si schierò fra gli interventisti (La Prima guerra mondiale). Anche se condannò la guerra, la ritenne indispensabile per difendersi dalle mire dell’espansionismo tedesco. Qualche anno dopo, così spiegò la sua scelta: “Io sono un uomo pacifico, sono un ribelle, insomma non amo la guerra. Neppure allora l’amavo ma ci sembrava che quella guerra fosse necessaria; pareva che fosse necessario rivoltarsi, pensavamo che la colpa della guerra fosse tutta della Germania” (da Per conoscere Ungaretti, a cura di L. Piccioni).

Partì volontario e combatté prima sul Carso (1915), poi in Francia (1917) con le truppe del corpo d’armata italiano. ln trincea scrisse le liriche di Porto sepolto (1916), poi confluite nella raccolta Allegria di naufragi (1919). L’esperienza della guerra fu determinante per la presa di coscienza di una nuova dimensione esistenziale. Lo sconvolgimento emotivo provocato dagli avvenimenti bellici, dalla vita disumana in trincea, spinse con urgenza e drammaticità Ungaretti anche verso una precisa concezione stilistica.

“Io dovevo dire brevemente con parole che avessero avuto un’intensità straordinaria di significato tutto quello che sentivo”. (Ungaretti commenta Ungaretti, in “La Fiera letteraria”).

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Sbarramento di reticolati – Fondo fotografico Orsini (Inedito dal Fronte, 1915-1918)

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Roma: la maturità umana e artistica (1918-1936) – Terminata la guerra, nel 1919 Ungaretti si sposò con Jeanne Dupoix, che restò al suo fianco fino alla morte (1958). “Mia moglie fu la compagna la più devota, la più tollerante, la più paziente, che potessi augurarmi. Da qualsiasi parte la mia ispirazione si volgesse, ella mi era sempre a lato; non ha mai dubitato di me; ha sofferto con me e per me, è stata il mio coraggio” (da Vita di un uomo).

Dopo un breve soggiorno a Parigi, la coppia si stabilì a Roma ed ebbe due figli, Anna Maria e Antonietto.
Nel frattempo, Ungaretti aderì al fascismo, che era salito al potere nel 1922, e ottenne un modesto impiego al Ministero degli Esteri. Ma, come egli scrisse, il burocrate non uccise il poeta: riscoprì Petrarca, Leopardi, Dante e, anche grazie ai contatti con gli ambienti culturali della “Ronda”, pubblicò una nuova raccolta poetica, Il Sentimento del tempo (1933), in cui raggruppò le poesie scritte tra gli anni Venti e il 1932.
Altri due avvenimenti importanti segnarono questo primo soggiorno romano. Nel 1928, dopo un lungo e tormentato percorso, al termine di una crisi religiosa veramente patita, la ricerca esistenziale del poeta trovò conforto nella adesione definitiva alla religione cattolica.
E nel 1930 morì la madre, che Ungaretti ricorderà per la forza e la fede incrollabili: In ginocchio, decisa, / Sarai una statua davanti all’Eterno, / Come già ti vedeva / Quando eri ancora in vita (da La madre).

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L’insegnamento universitario in Brasile (1936-1942) – Nel 1936 Ungaretti fu invitato dal governo brasiliano a insegnare Letteratura italiana all’Università di San Paolo. Grazie alle favorevoli condizioni economiche proposte, tali da garantire finalmente un discreto benessere alla famiglia, accettò l’incarico e lasciò l’Italia. In Brasile il poeta visse sette anni di lavoro intenso, ma funestati da due gravi lutti familiari. Nel 1937 morì il fratello affezionatissimo Costantino (Di me rammento che esultavo amandoti, / Ed eccomi perduto / In infinito delle notti da Tutto ho perduto). Ma la perdita più grave, un dolore che “non finirà più di straziarmi (da Vita di un uomo)”, è provocata nel 1939 dalla morte del figlio Antonietto, di nove anni. La tragedia, provocata da un banale attacco di appendicite e dall’incuria dei medici, segnò in modo indelebile la vita del poeta:

Sconto, sopravvivendoti, l’orrore / Degli anni che t’usurpo, / E che ai tuoi anni aggiungo, / Demente di rimorso, / Come se ancora tra di noi mortale, / Tu continuassi a crescere; / Ma cresce solo, vuota, / La mia vecchiaia odiosa (da Gridasti: soffoco).

L’entrata nella Seconda guerra mondiale del Brasile contro l’Italia, nel 1942, costrinse Ungaretti al rientro in patria.

Il ritorno a Roma (1942-1970) – Giunto a Roma, venne nominato Accademico d’Italia e gli fu offerta la cattedra di Letteratura moderna e contemporanea, che conserverà fino al 1958, quando andrà in pensione. Nel dopoguerra uscirono di seguito Il dolore (1947), La terra promessa (1950), Un grido e paesaggi (1952), Il taccuino del vecchio (1960). L’intesa attività didattica e artistica venne turbata da un nuovo lutto. Nel 1958, dopo una lunga malattia, morì Jeanne, la compagna di una vita, di cui resterà sempre viva la nostalgia: E, d’improvviso intatta / Sarai risorta, mi farà da guida / Di nuovo la tua voce / Per sempre ti rivedo (da Per sempre).
La sua fama in costante ascesa gli procurò riconoscimenti internazionali: dall’elezione a presidente della Comunità europea degli scrittori, al Premio internazionale Etna-Taormina (1966), alle onoranze in Campidoglio per il suo ottantesimo compleanno. Nel 1969 diede alle stampe presso Mondadori l’edizione completa della sua opera poetica, Vita di un uomo.
Ungaretti morì nel 1970 a Milano.

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