NASCITA DELLA LETTERATURA – PUBLIO VIRGILIO MARONE

(pd) Monumento a Virgilio – Piazza Virgiliana, Mantova
Fin dalle origini uomini illustri e generali romani avevano la consuetudine di circondarsi di letterati e poeti perché celebrassero le loro gesta e ne assicurassero il ricordo presso la posterità. Il valore della poesia come mezzo di propaganda e di celebrazione non sfuggì ad Augusto: la letteratura, alleandosi col nuovo regime, ne avrebbe esaltato le idealità attraverso l’arte e ne avrebbe dato una giustificazione spirituale.

Augusto e il suo consigliere Mecenate riuscirono molto bene in quest’opera di ricerca del consenso da parte dei maggiori personaggi delle lettere dell’Impero, grazie anche ad una certa generosità finanziaria (il cosiddetto mecenatismo).
Una delle maggiori figure dell’epoca augustea è indubbiamente il poeta Publio Virgilio Marone, autore del poema Eneide.
Nacque ad Andes (odierna Pietole), presso Mantova, nel 70 a.C.
Figlio di un agiato proprietario di poderi, Virgilio poté studiare retorica prima a Mantova e Cremona, e poi a Milano e Roma.
Ma era poco adatto per l’eloquenza e così cominciò a dedicarsi alla poesia, non trascurando i suoi interessi per la medicina, la zoologia, la botanica ecc.
Scrisse in questo periodo le Bucoliche (42-39 a.C.), dieci egloghe (componimenti poetici di argomento pastorale), ove esaltò la vita semplice della campagna, fatta di lavori umili, di ozi e di silenzio. In seguito questo sogno agreste fu infranto dalla assegnazione dei territori di Mantova agli anziani soldati, i veterani, che comportò anche l’espropriazione dei poderi della famiglia di Virgilio.
Questi lasciò amareggiato la terra natia e si diresse verso sud, stabilendosi poi a Roma, dove nel 39-37 riuscì a entrare nel circolo letterario di Mecenate.
Su suggerimento di quest’ultimo si dedicò alla celebrazione dell’agricoltura e dal 37 al 30 scrisse le Georgiche, opera poetica in quattro libri. In essa si parla della coltivazione della terra nelle varie stagioni, della coltura della vite, dell’allevamento del bestiame e infine dell’apicoltura. In tutta I’opera prevale un’ammirazione profonda per la natura e la celebrazione della vita campestre contrapposta a quella cittadina.
Successivamente si ritirò in Campania e si dedicò all’elaborazione dell’Eneide, il poema epico nazionale dei Romani.
Composta da 12 libri, I’opera fu scritta nell’arco di undici anni. Virgilio, non soddisfatto, avrebbe voluto rimaneggiarla ancora, quando durante un viaggio fu colto dalla morte a Brindisi, nel 19 a.C.
La sua salma venne trasportata a Napoli e fu sepolta sulla strada di Pozzuoli.
Grande fu l’influenza di Virgilio sulla produzione poetica posteriore e la sua fama non cadde mai in oblio, neanche nei secoli più bui del Medioevo. Dante nel XIV secolo lo scelse come guida spirituale di buona parte del suo viaggio immaginario illustrato nella Divina Commedia, poiché Virgilio rappresentava la figura più viva del pensiero precristiano.
Virgilio  in un affresco dl Luca Signorelli. L’amore per la vita del campi, il senso del mistero e della realtà della vita sono le caratteristiche della sua poesia
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Un mosaico di Virgilio (Vedi qui file originale)
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