LUIGI DOTTESIO – Patriota italiano

 

LUIGI DOTTESIO

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Luigi Dottesio (Como, 14 gennaio 1814 – Venezia, 11 ottobre 1851) è stato un patriota italiano, molto attivo nella diffusione di opuscoli antiaustriaci e d’ispirazione mazziniana, prima e dopo il 1848. Intercettato dai gendarmi a Maslianico, mentre cercava di passare clandestinamente la frontiera svizzera, venne giustiziato dagli Austriaci a Venezia, nel 1851.

L’8 ottobre 1851 gli austriaci impiccavano a Venezia Luigi Dottesio “condannato a morte per essere stato l’agente in Italia della tipografia Elvetica di Capolago”.
Luigi Dottesio era nato nel 1818 a Como, dove aveva frequentato gli studi liceali per poi impiegarsi presso quel Municipio. La sua prestanza fisica (praticava l’equitazione, la scherma ed altri esercizi) Io aveva fatto scegliere a venti anni come araldo della sua città per presenziare a Milano all’incoronazione di Ferdinando d’Austria: unico giovane di famiglia non nobile che partecipò a quella manifestazione.
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Cartina della città di Como in una stampa di metà Ottocento

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Con altri giovani Dottesio comincia ad organizzare riunioni segrete, in cui si stringono le fila di un’embrionale organizzazione cospirativa; i convenuti si esercitano alle armi ed al tiro, per prepararsi altre prove future, in una sala d’armi fuori Cernobbio, vicino alla villa dell’arciduca Ranieri, e ciò serve a stornate i sospetti.
Fu nel 1842 che in una riunione a Capolago, alla quale partecipava Dottesio, venne deciso di acquistare la locale tipografia Elvetica e di trasformarla in un centro di edizione di libri patriottici, già proibiti in Italia o che in ltalia non si sarebbero potuti stampare.
Alessandro Repetti fu l’editore: “Occorrevano abili compositori”… scrisse nei suoi ricordi …”e Dottesio me li mandò da Milano. Non era cosa facile! La polizia austriaca negava loro il passaporto, gli operai dovevano oltrepassare il confine con mille astuzie”.
Dottesio fungeva da organizzatore, diffusore, procuratore della tipografia, infaticabile ed accorto nei suoi spostamenti.
Condusse a Capolago Massimo D’Azeglio (e così videro la luce gli Ultimi casi di Romagna), Guerrazzi (ed ecco la 2a edizione dell’Assedio di Firenze, con la dedica a Mazzini).
Da Capolago i libri affluivano in Italia attraverso una ben congegnata trafila si incaricavano di passarli oltre frontiera le gentili dame di Cernobbio, o gli “spalloni” (i contrabbandieri) della montagna; da Como arrivavano con l’imperiale diligenza a Milano, e qui erano smistati in sicuri depositi presso alberghi, osterie, indirizzi privati, da cui riprendevano il viaggio per le ulteriori destinazioni.
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Radetzky, governatore del Lombardo-Veneto

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Nel 1847 Dottesio e Repetti sono a Roma, per offrire l’intera collezione delle edizioni di Capolago.
Nel 1848 Dottesio guida i volontari ticinesi alla guerra d’indipendenza; è delegato di Como presso la colonna Arcioni, cerca di aiutare i garibaldini in difficoltà.
Esuli illustri si raccolgono dopo l’armistizio a Capolago, da Cattaneo a Ferrari, a Mazzini.
Nel 1849 Dottesio torna a Roma; segue poi Garibaldi nella ritirata e, tra i pochissimi, riesce a raggiungere Venezia.
Il moto nazionale sembra fallito; ma proprio in questo frangente Dottesio pensa al futuro e raccoglie a Capolago molti documenti ufficiali dei Governi provvisori italiani (dalla Lombardia alla Sicilia, dall’Italia centrale a Venezia).
L’ora di Dottesio suona la sera dell’Epifania del 1851.
Alla frontiera di Chiasso una comitiva attesa dai patrioti viene bloccata; Luigi, generoso e spericolato come sempre, parte subito per superare l’imprevista difficoltà; ma la gendarmeria lo attende al varco, lo arresta, lo trascina a Como in catene.
Invano gli amici tentano di salvarlo, corrompendo il carceriere. La trama è scoperta ed il prigioniero trasferito a Mantova. Negli interrogatori Dottesio, incrollabile, nega ogni complicità di terzi, tace nomi di amici della trafila.
Dopo nove mesi di prigione, la sentenza, l’esecuzione.
Ferrari (in una lettera da Parigi dello stesso ottobre 1851, pubblicata da Della Peruta) scrive:
“La morie di Dottesi (sic) e la situazione di Repetti mi straziano. Ratetzki ha piantato la forca dinanzi a Capolago”.
Nel marzo 1853 la tipografia Elvetica priva del suo animatore, chiude.
La tipografia Elvetica di Capolago, vicino a Lugano.
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