IL RATTO DI EUROPA – Tintoretto

IL RATTO DI EUROPA (1541-42) Tintoretto
Modena, Galleria Estense
Tavola cm 126 x 124

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Insieme ad altre tredici composizioni mitologiche tratte dalle “Metamorfosi” di Ovidio, tutte conservate nello stesso museo, decorava il soffitto di una sala del palazzo dei conti Pisani di San Paterniano.
Importante momento della fase giovanile del Tintoretto, questa serie di tele dimostra il precoce spirito di ricerca di composizioni virtuosistiche, con scorci e prospettive di notevole energia.

Non si può propriamente definire Tintoretto un autodidatta, e tuttavia una parte consistente del suo apprendistato si regge su una grande forza di volontà e su una forte autonomia. Una prova eloquente delle ricerche stilistiche compiute nella fase giovanile è la ripetizione dei soggetti, come se Tintoretto si cimentasse continuamente con insistite “variazioni sul tema” della Madonna col Bambino o del Cristo e l’Adultera: pose, espressioni, gesti, inquadrature prospettiche sono pazientemente rivisitate.
Fra le opere più interessanti di questi anni sono le quattordici tele con scene mitologiche destinate a decorare un soffitto di Palazzo Pisani e oggi nella Galleria Estense di Modena. Databili intorno al 1541, le strane piccole tele rivelano subito il gusto per gesti, composizioni, scorci arditi e grandiosi.

I tentativi, le curiosità, le esperienze, i momenti di crisi, i dubbi, le incertezze, ed i primi sfolgoranti successi, cioè tutti quegli oscillamenti che caratterizzano la formazione di un artista, nel caso del Tintoretto sono contenuti in una dozzina d’anni: sembreranno forse troppi, rispetto ad altri artisti il cui destino figurativo pare segnato fin dagli inizi. Ma si pensi del resto alla novità, in un certo senso rivoluzionaria, che l’arte tintorettesca è venuta significando nel quadro della pittura veneziana del Cinquecento; e allora si misurerà tutto lo sforzo che è stato necessario all’artista per raggiungere una così nuova posizione di gusto, rinnovando ex imis non solo lo strumento linguistico della tradizione veneziana, ma facendone un mezzo docile e personalizzato per l’estrinsecazione d’una fantasia visionaria ed espressionistica: in ultima analisi cambiando il corso di quella stessa tradizione.

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Autoritratto del Tintoretto (1548 circa)

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