MARXISMO E RELIGIONE – I limiti della riforma protestante – Karl Marx

Martin Lutero
Anche questo passo fa parte dello stesso scritto di Marx, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione.
L’arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev’essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse. La teoria è capace di impadronirsi delle masse non appena dimostra ad hominen (per l’uomo), ed essa dimostra ad horninem, non appena diviene radicale.
Essere radicale vuol dire cogliere le cose alla radice. Ma la radice, per l’uomo, è l’uomo stesso. La prova evidente del radicalismo della teoria tedesca, dunque della sua energia pratica, è il suo partire dalla decisa eliminazione positiva della religione. La critica della religione finisce con la dottrina per cui I’uomo è per l’uomo l’essere supremo, dunque con l’imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l’uomo è un essere degradato, assoggettato, abbandonato, spregevole, rapporti che non si possono meglio raffigurare che con l’esclamazione di un francese di fronte ad una progettata tassa sui cani:
“Poveri cani! Vi si vuole trattate come uomini!”.

Anche storicamente, l’emancipazione teorica ha una importanza specificamente pratica per la Germania. Il passato rivoluzionario della Germania è infatti teorico, è la Riforma.
Come allora fu il monaco, così oggi è il filosofo colui nel cui cervello ha inizio la rivoluzione.

Martin Lutero, in verità vinse la servitù per devozione mettendo al suo posto la servitù per convinzione. Egli ha spezzato la fede nell’autorità, restaurando l’autorità della fede. Egli ha trasformato i preti in laici, trasformando i laici in preti. Egli ha liberato I’uomo dalla religiosità esteriore, facendo della religiosità l’interiorità dell’uomo. Egli ha emancipato il corpo dalle catene, ponendo in catene il cuore.

Ma se il protestantesimo non fu la vera soluzione, fu tuttavia la vera impostazione del problema. Adesso bisognava non più che il laico lottasse contro il prete al di fuori di lui, ma contro il suo proprio prete interiore, contro la sua natura pretesca.
E se la trasformazione protestante dei laici tedeschi in preti emancipò i papi laici, cioè i principi insieme con il loro clero, i privilegiati e i filistei, la trasformazione filosofica dei preteschi tedeschi in uomini emanciperà il popolo.
Ma come l’emancipazione non si fermò ai principi, così la secolarizzazione dei beni non si fermerà alla spoliazione delle Chiese, che prima di tutti l’ipocrita Prussia pose in opera. Allora, la guerra dei contadini, il fatto più radicale della storia tedesca, fece naufragio contro la teologia.
Oggi che la stessa teologia ha fatto naufragio, il fatto più illiberale della storia tedesca, il nostro status quo (lo stato di cose esistente), si infrangerà contro la filosofia.
Il giorno prima della Riforma, la Germania ufficiale era il più incondizionato servo di Roma. Il giorno prima della sua rivoluzione, essa è il servo incondizionato di qualcosa di meno di Roma: della Prussia e dell’Austria, dei nobilucci di campagna e dei filistei.
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