BUNGA – BUNGA

BUNGA – BUNGA

Lo spiegamento della potenza marittima britannica era impressionante: una lunghissima parata di navi da guerra e di incrociatori era all’àncora nella vasta Baia di Weymouth, nel Dorsetshire. Nel bel mezzo, torreggiava l’immensa mole della Dreadnought (senza paura), la più potente nave da guerra della marina britannica.
In quel giorno di febbraio del 1910, la nave era allietata da uno sventolio di bandiere variopinte, in onore della visita di un gruppo di principi abissini, accompagnati da un alto funzionario del Foreign Office e da un interprete. Il protocollo venne rigorosamente rispettato.
I visitatori furono accolti a bordo al suono delle cornamuse e ricevettero il benvenuto dagli ufficiali. La prontezza di spirito di un marinaio risolse un momento imbarazzante: nessuno sapeva quali fossero l’inno nazionale e la bandiera dell’Abissinia: l’uomo fece salire sull’asta il vessillo dello Zanzibar, e la Regia Banda intonò l’inno del medesimo paese. Gli ospiti, educatamente, fecero finta di non accorgersene. Apparivano entusiasti e pieni di ammirazione per tutto quello che vedevano, continuavano ad alzare in alto le mani e ad esclamare “Bunga-Bunga”!
Una sola lacuna parve minacciare il felice esito della visita: l’ammiraglio rifiutava di fornire tappetini per le preghiere serali del gruppo. La difficoltà fu aggirata evitando di suonare il consueto segnale di tromba che vien dato al tramonto: per quel giorno, sulle navi di sua Maestà il tramonto risultò abolito.
Al termine della visita, la folla si assiepò nella stazione di Weymouth, davanti al treno che doveva riportare a Londra gli ospiti. Si notò che, stranamente, il capo della delegazione principesca teneva la faccia di profilo, nel lanciare il suo ultimo addio dal finestrino. Questo, perché aveva appena starnutito e lo starnuto gli aveva staccato metà dei baffi finti che portava. Per poco quello stupido incidente non tradiva una delle più audaci e divertenti beffe progettate ed eseguite da William Horace de Vere Cole, il più grande burlone dell’epoca.
I “principi” che si erano aggirati in coperta avvolti in fluenti costumi erano: Anthony Buxton, notissimo giocatore di cricket; Duncan Grant, artista; Guy Ridley, figlio di un giudice; Virginia Woolf, la celebre scrittrice (che si era camuffata da esile principe), e il fratello di lei, Adrian, che faceva la parte dell’interprete tedesco del gruppo. Quanto a Herbert Cholmondeley, il funzionario del Foreign Office che scortava gli ospiti, era Cole in persona.
Horace Cole aveva molta fantasia unita a grandi doti di organizzatore, e sfruttava questi talenti per mettere in scena delle incredibili beffe che provocavano tempeste di risate in tutta Europa. Nel progettare la visita alla Dreadnought, comprese che sarebbe stato impossibile per i “cospiratori” imparare l’abissino, perciò ordinò che i biglietti da visita fossero stampati in Swahili e diede istruzioni ai suoi compagni perché inventassero un linguaggio di fantasia.
Quindi persuase Willie Clarkson, il truccatore dell’attrice Sarah Bernhardt, a mascherare tutto il gruppo. Clarkson lo avvertì, tuttavia, che i finti “principi” dovevano evitare di mangiare per non rovinarsi il trucco: una costrizione che causò non poche complicazioni.
Il mattino della beffa, Cole, in abito da cerimonia, si presentò alla stazione di Paddington come Herbert Cholmondeley, funzionario del ministero degli esteri, e richiese un treno speciale per condurre “alcuni principi stranieri” a Weymouth. E anche un comitato ufficiale per salutarli alla partenza.
Il capostazione protestò vivacemente per non essere stato avvertito in tempo, ma alla fine acconsentì ad aggiungere una carrozza speciale a un treno in partenza. Poi si mise il cappello a cilindro, raccolse un picchetto d’onore di controllori, fece stendere un tappeto rosso e rivolse il suo saluto ai principi color cioccolato.
Nel frattempo, un altro “cospiratore” inviava un telegramma, a nome del Foreign Office, all’ammiraglio della flotta, ordinandogli di disporre ogni genere di facilitazioni per gli illustri ospiti. L’ammiraglio non gradì molto questa “seccatura”, ma esegui gli ordini.
Tutto andò benissimo fino al momento in cui fu servito il tè, nel quadrato ufficiali della Dreadnought. Il funzionario del Foreign Office si servì abbondantemente, e così anche l’interprete tedesco. Ma i “principi”, consapevoli dello stato di precarietà del loro trucco, rifiutarono di mangiare anche una sola fetta di torta. Quando gli ufficiali interrogarono Cole su quella mancanza di appetito, lui spiegò che gli Abissini sono intransigenti sul fatto di consumare solo due pasti al giorno, e che avevano già raggiunto quella quota.
La crisi era appena superata quando si presentò una nuova minaccia: l’arrivo dell’ufficiale capo di Stato Maggiore, che non sapeva nulla della visita. L’uomo entrò nel quadrato e rimase sbalordito udendo il pesante accento tedesco dell’interprete.
Cole si sentì gelare il sangue nelle vene: quell’ufficiale li conosceva tutti bene: era imparentato con Virginia Woolf e con lui stesso! Ma non c’era motivo di spaventarsi: l’ufficiale era troppo preoccupato dall’idea che una possibile spia tedesca avesse ispezionato i segreti della poderosa Dreadnought, per badare ad altro. Era sul punto di rivelare all`ammiraglio le sue preoccupazioni, quando Cole riunì frettolosamente il gruppo e annunciò che dovevano accomiatarsi e scendere a terra per le preghiere della sera.

Questa è una delle foto che William Horace de Vere Cole inviò ai maggiori giornali inglesi per mostrare il gruppo dei “principi” abissini che compirono una falsa visita ufficiale alla Dreadnought, la più potente nave da guerra della marina britannica.

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