IL GIOCATORE – Fëdor Dostoevskij

Il Dostoevskij del “Giocatore”

Non c’è di meglio che esaminare, di uno scrittore come Dostoevskij, dai romanzi a vasta tessitura, e dai personaggi a largo respiro, racconti suoi, di durata minore, ma non poeticamente inferiori: perchè in questi racconti, ed Il giocatore ne è una valida prova, vediamo svilupparsi quei personaggi a tutto tondo, ancora allo stato di formazione benché già ben delineati; e scorriamo poi quelle vicende romanzesche all’interno di un nucleo determinato e facilmente riscontrabile con la realtà. E di solito, per Dostoevskij, si suole fare i nomi di Delitto e castigo o dei Fratelli Karamazov o de L’idiota, e si suole analizzare Raskolnikov, Ivan, o il principe Muskin, rispettivamente, anche da parte di semplici lettori od appassionati del Dostoevskij, nonché da critici e studiosi di letteratura russa. D’altronde l’interesse creatosi attorno all’arte dello scrittore, per mezzo di interpretazioni cinematografiche e soprattutto in seguito a spettacoli televisivi, dal già citato Il giocatore ad altri, può avere edotto parecchi a prender in mano proprio alcuni racconti del Dostoevskij; e cosi è opportuno qui, proprio a questi nuovi lettori, già suggestionati da riduzioni cinematografiche o televisive necessariamente didascaliche, far toccare con mano i pregi reali, voglio dire letterari, di quei racconti, e anche predisporli utilmente ad una comprensione attiva e aperta dei valori dei romanzi maggiori.
Il giocatore, da questo punto di vista è caratteristico: perchè è stato scritto da Dostoevskij negli anni in cui egli si era dedicato a comporre L’idiota e I demoni, e perchè riflette quel famoso soggiorno e turbolento all’estero, tra il 1867 e il 1871, lungo il quale lo scrittore fu ripreso dal demone del giuoco. E così esso si situa al centro degli interessi artistici fondamentali del Dostoevskij e ci dà, controluce, un quadro delle posizioni e delle preoccupazioni in cui egli visse all’estero. Intanto bisogna dire che Il giocatore è condotto con consumata abilità, ossia prende il lettore sin dall’inizio e non gli dà tregua; tanto è vero che parecchi letterati lo ritengono uno dei racconti di pura emozione e di sviluppo in suspense che hanno maggiormente influenzato scrittori ed opere di intrigo tra la fine del secolo scorso e i primi due decenni del nostro. In che pasticcio infatti si sia mosso il precettore Alexej, il lettore capirà soltanto nelle ultime righe: né si sa se sia ricattato dal francese Grillet o dall’inglese Astley, in nome di Paolina; o se questa relazione con Paolina nasconda la sua vera passione, quella della roulette; o se ancora il generale, la signorina Bianca, e gli altri tutti, compresa la nonna, buttatasi al giuoco, dopo esser stata spacciata come in fin di vita, servano di cornice a qualcosa di più segreto di cui per il momento si tace.

Un carattere ambiguo

In effetti l’emozione del racconto è data non tanto dalle descrizioni degli stati d’animo dei personaggi o dalla successione dei loro atteggiamenti, quanto dalla possibilità che gli uni e gli altri hanno di cambiarsi e di capovolgersi, essendo così vicina quella occasione altamente dispersiva e affascinante che è la stanza da giuoco. Del resto che non si tratti di una semplice possibilità, la vicenda del Giocatore, è li a darcene dimostrazione: la vecchia nonna non fa a tempo a scendere di carrozza che piomba in sala da giuoco, e purtroppo ci rimette l’osso del collo, il che, tradotto in pratica, vuol dire la somma occorrente per una chiesa che essa aveva in mente di edificare nelle sue terre di Russia. E Paolina, attorno a cui gira il mistero del racconto, perchè è lei che tiene le fila dei sentimenti di Alexej e di Grillet e di Astley, proprio attorno alla straordinaria vincita di Alexej manifesta la contraddittorietà e la difficoltà e l’ambiguità del suo carattere, ed è da questa marea di soldi vertiginosamente conquistati alla roulette e al Trente et quarante che il racconto stesso precipita verso la sua fine, con Paolina in Svizzera malata, e a quanto pare innamorata di Alexej, e con Alexej che continua a perdere e a vincere, essendo già stato in prigione per debiti, e incapace adesso di liberarsi dalla vera passione della sua vita.

Tensione tragica

Ciò che più a fondo affascina in questo stupendo racconto è la sicurezza del taglio dei personaggi: lo scherzo di Alexej al barone tedesco, su ordine di Paolina; l’entrata della nonna nella sala da giuoco e la sua strafottenza; la serie dei numeri positivi e negativi sul tavolo da gioco come causa di emozioni nel giocatore, fuori della sete di guadagno o di moti di disperazione, semplicemente cioè per il gusto oggettivo e astratto della combinazione. E queste sono tutte situazioni dal taglio spregiudicato, realistico, schietto, ed appartengono al Dostoevskij maggiore, ed anzi allo scrittore incisivo e scabroso che oggi piace alla maggioranza dei suoi nuovi interpreti. Ma non sottovaluterei, come è stato ampiamente osservato da altri, il volto enigmatico e il comportamento folle di Paolina, che è in luce un po’ la donna dei romanzi maggiori di Dostoevskij e la cui alternanza e discontinuità di sentimenti e di azioni è però abbastanza meccanica qui, proprio perchè anche lei è complice del gran protagonista, il gioco, e solo formalmente è padrona, per esempio del cuore di Alexej, come si è visto. Per quanto sua realtà romanzesca e per la sua impeccabilità drammatica, essere ridotto a testimonianza di vita intricata e costituire agli occhi degli spettatori una denuncia del male del giuoco, la sua struttura stilistica e la sua stessa semplice lettura, si rifiutano, per l’esattezza descrittiva e per la tensione tragica di cui sono intrise, ad un simile confronto ed abbassamento psicologico e pedagogico. Direi di più: che in  Il giocatore abbiamo un esempio di racconto perfetto, in cui la grandezza artistica di Dostoevskij è concentrata in alcune sue componenti, altrove manifestantesi in maniera esasperata e però con forza più dirompente, e che qui si sviluppano, invece, su un ritmo classico, in una compostezza e una incisività complementari, fuori anche da qualsiasi eco sentimentale o romanticheggiante propria al Dostoevskij della prima maniera, per esempio, di Umiliati e offesi.

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Immagine di copertina:
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