POLIFONIA – Paul Klee

POLIFONIA (1932)
Paul Klee (1879-1940)
Kunstmuseum, Berna
Olio su tela cm 66,5 x 106

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Le immagini su temi musicali, come Polifonia o Fuga in rosso, sono tra le testimonianze più essenziali dell’arte di Klee e della sua visione del mondo. La musica è stata certamente uno dei modelli per l’architettura del Bauhaus data la sua severa esattezza compositiva e strutturale. Il nuovo senso dello spazio assume un`importanza di primo piano soprattutto nel 1930.
Negli stessi anni emerge in Klee la concezione dei quadri “divisionisti”. Qui non è la costruzione di linee, strisce e superficie che fa scorgere lo spazio, ma la luce. Piccole gocce di colori diversi tuffano la superficie delle immagini in una luce semovente, dal colore sorge la luce, dalla luce il movimento e dal movimento lo spazio.
Attraverso un trattamento libero degli elementi formali, attraverso l’invenzione di segni che danno forma ad un contenuto essenziale della natura senza riprodurne l’apparenza, Klee arriva al linguaggio dei segni che diviene per lui la chiave della realtà. Il linguaggio dei segni forma con la tecnica seguita un accordo intimo. Klee usa le tecniche con molta cura: la sua pittura che ad un primo sguardo potrebbe sembrare improvvisata e quasi dilettantesca, è invece eseguita con molta cura, così che 1’opera non sia soggetta a deterioramenti o alterazioni.
La rappresentazione visibile della realtà non ancora visibilmente afferrata, fa dell’arte figurativa la chiave ed il mezzo di espressione più importante di una nuova realtà, una visione che può essere nello stesso tempo interpretazione e alla quale il termine “visione del mondo” sembra essere esattamente conforme.

Il dipinto Polifonia è un’opera eseguita da Klee nel 1932. Attualmente si trova esposto nel Kunstmuseum di Basilea. Nello stesso museo possiamo trovare molte altre opere di questo artista che appartengono a periodi diversi della sua attività artistica, come per esempio: Composizione del 1914; Villa R del 1919; Suono antico del 1925; Ad marginem del 1930; Ad Parnassum del 1932; Agglomerato di baracche del 1932; Notte blu del 1937; Canto d’amore sotto la luna nuova del 1939.

L’arte non mostra il visibile, malo rende visibile

Nel saggio “Schöpferische Konfession” Paul Klee scrive: “…prima si descrivevano cose che erano visibili sulla terra, che si vedevano volentieri o si sarebbero viste volentieri. Adesso la realtà delle cose visibili è divulgata, e per generale, assoluta convinzione, il visibile in relazione alla totalità dell’universo è soltanto un esempio isolato ed esistono infinite altre verità latenti più grandi. Le cose acquistano un senso più ampio, contrastando le esperienze razionali di ieri. Si mira a rendere il fortuito”.
E ancora in una nota del Diario al 17 luglio 1917: “…Tutta la transitorietà è solo un’allegoria. Ciò che vediamo è una proposta, una possibilità, un aiuto. La verità giace prima nel fondo invisibile”.

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