IL PRESEPE DI GRECCIO – GIOTTO

IL PRESEPE DI GRECCIO (1296 circa)
GIOTTO (1267 circa-1337)
BASILICA DI S. FRANCESCO ASSISI
Affresco cm 270 x 230

Nel ciclo francescano risulta già evidente il pieno possesso dei mezzi espressivi che faranno dell’artista uno dei più grandi innovatori della pittura italiana. Con Giotto vengono abbandonati i rigidi schemi dell’arte bizantina a vantaggio di un realismo che si risolve in un vivo senso dello spazio e del volume, e nella drammatizzazione delle espressioni. Giotto racconta in questo ciclo di affreschi una storia reale, popolata da personaggi autentici che esprimono sentimenti profondamente umani. Nell’episodio del Presepe di Greccio questi caratteri innovativi sono chiaramente evidenti. Lo spazio è definito dagli elementi architettonici e dagli ornamenti sacri rappresentati in un’esemplare prospettiva, il pulpito monumentale, la tribuna sopraelevata e soprattutto lo splendido pannello dipinto della croce, visto dal retro e raffigurato tramite un audace scorcio prospettico. Sono tuttavia le figure plastiche di San Francesco e del Bambin Gesù a costituire il vero fulcro della scena; essi si pongono in rapporto con il leggio, la porta – dalla quale si affacciano alcune donne – e la croce di legno.
Ogni personaggio è raffigurato con una propria individualità: un nuovo modo di rappresentazione, sconosciuto fino ad allora, si affacciava nell’arte italiana.

Il Presepe di Greccio è uno dei ventotto episodi della vita di San Francesco dipinti da Giotto tra il 1296 e il 1300 sulla navata della basilica superiore di San Francesco ad Assisi. I soggetti della scena prendono spunto dalla Legenda Maior, redatta da San Bonaventura di Bagnoregio. Per la realizzazione dell’intero ciclo, Giotto si avvalse della collaborazione di numerosi aiuti, tra i quali il Maestro di Santa Cecilia, la cui opera più famosa, Santa Cecilia e la sua storia, è oggi conservata agli Uffizi di Firenze.

ALCUNE NOTE SU GIOTTO

Secondo la versione più accreditata, Giotto nacque nel 1266 nei pressi di Firenze dove il padre, Bondone, si era stabilito da alcuni anni. Dal 1280 al 1290 il pittore svolse il suo apprendistato nella bottega di Cimabue e tra il 1290 e il 1295 partecipò all’esecuzione degli affreschi della parte alta della basilica superiore di San Francesco ad Assisi. Nello stesso periodo fece, con molta probabilità, un viaggio a Roma dove fu iniziato alla tradizione classica tramite le opere di Arnolfo e di Cavallini; l’influsso romano è riscontrabile in numerosi elementi degli affreschi di Assisi. Intorno al 1296-1297 Giotto affresco la serie della Leggenda di San Francesco, nella basilica superiore di San Francesco ad Assisi. Nel  1300 si recò nuovamente a Roma ove esegui, nella Loggia delle Benedizioni in San Giovanni in Laterano, un affresco commemorativo del grande giubileo indetto da papa Bonifacio VIII. Nel 1301, ritornato a Firenze, dipinse il polittico della Badia (oggi agli Uffizi). Tra il 1304 e il 1306 si recò a Padova dove realizzò, per conto di Enrico degli Scrovegni, gli affreschi della cappella dell’Arena. Dal 1311 Giotto fu di nuovo a Firenze e, dopo il 1317, affrescò forse quattro cappelle nella basilica di Santa Croce (attualmente sono rimaste solo le cappelle Bardi e Peruzzi). Il pittore lavorò anche a Bologna e alla corte di Roberto d’Angiò a Napoli. Nel 1334, nominato direttore dei lavori per il duomo di Firenze, fornì il progetto per l’edificazione del campanile, per il quale scolpì anche dei bassorilievi. Nel 1335 lavorò a Milano per Azzone Visconti, successivamente il papa Benedetto XII gli commissionò un ciclo di affreschi, inerenti la storia dei martiri cristiani, per il palazzo pontificio ad Avignone, ma la morte, sopravvenuta l’8 gennaio 1337 a Firenze, gli impedì di affrontare quest’ultimo progetto.