L’INVESTITURA DI SAN MARTINO A CAVALIERE – Simone Martini

L’INVESTITURA DI SAN MARTINO A CAVALIERE (1315-1317)
Simone Martini (1284 circa –1344)
Affresco cm 265 x 200
Basilica Inferiore, Assisi

Nell’affresco di Simone Martini l’episodio dell’investitura avviene sotto un porticato e alla presenza di due suonatori di flauto e di liuto, mentre alle spalle un gruppo di cantori intona un brano musicale. Il cavaliere Martino, al centro della composizione, solleva verso il cielo le mani giunte in preghiera, mentre l’imperatore cinge i suoi fianchi con la spada e uno scudiero accovacciato in terra lega ai suoi piedi gli speroni.
Altre figure stanti sul lato sinistro sorreggono l’uno l’aquila e l’altro il cappello. Particolarmente curata risulta la realizzazione dell’edificio entro cui si svolge la scena, formata da arcate su pilastri coperte da un soffitto incassato e sorretto da mensoloni, mentre lateralmente si scorge una struttura merlata. Le architetture e la spazialità, a cui è dato un forte rilievo non solo nella scena dell’investitura ma in tutte le altre storie, sono un
evidente richiamo all`arte giottesca, sebbene il Martini riduca molto la profondità degli spazi che in tal modo si schiacciano e risultano in secondo piano anziché come quinta scenica.
A tutto ciò si deve aggiungere la precisione narrativa ridondante di particolari e la verità storica degli episodi narrati dal pittore senese, non sottovalutando anche l’aspetto psicologico delle figure che egli rappresenta. Il forte cromatismo, la ricchezza delle oreficerie e la preziosità dei tessuti dipinti negli affreschi della cappella, che l’ultimo restauro del 1974 ha esaltato ancora di più, hanno contribuito a rendere queste pitture note in tutto il mondo.

L’affresco adorna la cappella di San Martino nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi, insieme ad altri episodi della vita del tribuno romano che divenne in seguito vescovo. Inizialmente ascritti dal Vasari a un allievo di Giotto, i dipinti furono restituiti a Simone Martini fin dal Settecento. Più controversa risulta la datazione del ciclo pittorico collocata tra il 1320 e il 1333. Ma negli ultimi trent’anni di studi ha trovato seguito la tesi di una datazione anticipata al 1315-1317, sostenuta dal confronto stilistico con altre opere dell’artista e soprattutto per la vicinanza con gli affreschi assisiati di Giotto. La cappella di San Martino e il suo ciclo pittorico erano stati commissionati nel l312 dal cardinale Gentile da Montefiore, come testimoniano i documenti recentemente ritrovati e pubblicati. E venuta così a decadere l’opinione di alcuni studiosi che vedevano nei committenti gli Angiò di Napoli, riferendosi alla vicenda biografica di Simone che nel 1317 era stato nominato cavaliere da Roberto d’Angiò.

 

La cerimonia dell’investitura

La cerimonia dell’investitura a cavaliere, che meglio potrebbe essere definita come l’addobbamento a cavaliere, veniva codificata già nel corso del Duecento. L’investitura era diventata una prassi assai diffusa durante il Medioevo in quanto necessaria per conferire una veste nobiliare a quei cittadini che, al tempo dei Comuni e dei governi popolari, ne erano privi. L’Ordre de Chevalerie era il testo fondamentale a cui facevano riferimento gli artisti e i letterati per apprendere questo tipo di cerimoniale, tra i quali anche Folgore da San Gemignano per la stesura dei suoi sonetti relativi all’ordinamento dei Cavalieri.

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