POLITTICO STEFANESCHI – GIOTTO

POLITTICO STEFANESCHI (1320-1330 circa)
GIOTTO (1267 circa-1337)
Tempera su tavola cm 178 x 245 senza la predella
PINACOTECA VATICANA, ROMA

Il polittico è composto da tre scomparti e da una predella ed è dipinto su due facce. Il pannello centrale rappresenta Cristo benedicente, contornato da angeli, mentre ai suoi piedi è inginocchiato il donatore, il cardinale Stefaneschi. Sullo scomparto sinistro è raffigurata la crocifissione di San Pietro e sullo scomparto destro la decollazione di San Paolo. Per quanto riguarda la predella, vi sono rappresentati la Vergine e il Bambino circondati da angeli e dai dodici apostoli. Nella parte posteriore del polittico il pannello  centrale rappresenta San Pietro in cattedra, lo scomparto sinistro San Pietro e San Paolo, e lo scomparto destro Sant’Andrea e San Giovanni Evangelista. Sul pannello centrale posteriore, che riprende la composizione del Cristo in maestà della parte frontale, San Pietro è circondato da Santi e si distinguono, davanti ai gradini del trono, due personaggi inginocchiati. A sinistra si trova Jacopo Caetani Stefaneschi che è protetto da San Giorgio in quanto cardinale diacono di San Giorgio in Velabro. Egli offre a San Pietro il modello ridotto del polittico commissionato a Giotto: la tavola prende così valore di testimonianza della sua propria storia, poiché ci mostra le condizioni primitive del polittico che era originariamente inserito in una magnifica cornice scolpita e dorata. A destra del trono il secondo personaggio inginocchiato è Celestino V (1215-1296), papa per qualche mese nel 1294, che fu canonizzato con il nome di Pietro Celestino nel 1313, poco tempo prima dell’esecuzione del polittico.
Le fonti antiche attestano che il polittico fu commissionato dallo Stefaneschi per l’altar maggiore dell’antica basilica di San Pietro, elevata da Costantino sulla tomba dell’apostolo. Era una basilica classica a cinque navate con transetto e l’altare si trovava all’ingresso dell’abside, proprio sopra la tomba del Santo. I critici si accordano nel riconoscere la mano di Giotto nella concezione generale dell’opera, nell’uso della prospettiva e nell’alta qualità esecutiva di certe parti, come la testa di Cristo e la crocifissione di San Pietro. La maggior parte del polittico è però dovuta all’atelier del maestro ed in particolare a due collaboratori, Taddeo Gaddi e il cosiddetto “Parente di Giotto”.

Il polittico proviene dall’altar maggiore dell’antica basilica di San Pietro a Roma e fu commissionato a Giotto durante il secondo decennio del XIV secolo dal cardinale Stefaneschi. Il necrologio del cardinale, datato 10 luglio 1343, ci informa della commissione affidata a Giotto dal prelato romano. Il dipinto fu eseguito sicuramente dopo il 13 13, anno di canonizzazione di Celestino V, che qui è rappresentato con l’aureola dei santi.

Pannello posteriore del POLITTICO STEFANESCHI 

Il cardinale Stefaneschi

Jacopo Caetani Stefaneschi apparteneva ad una famiglia della nobiltà romana. Fu nominato cardinale diacono di San Giorgio in Velabro da papa Bonifacio VIII (Benedetto Caetani). Uomo intelligente ed amatore d’arte, si mostrò anche un grande mecenate: oltre a questo polittico egli affidò a Giotto, per la facciata della basilica di San Pietro, l’immenso mosaico della Navicella (1310). Dopo la morte di Bonifacio VIII (1303), il cardinale si trasferì ad Avignone, dove proseguì la sua opera di mecenatismo. Fu durante un suo soggiorno a Roma che commissionò il polittico di San Pietro a Giotto, al quale affidò anche la decorazione murale della tribuna della basilica, della quale purtroppo non resta più nulla.

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