SAN DOMENICO BENEDICENTE – Sandro Botticelli

SAN DOMENICO BENEDICENTE (1495-1500)
Sandro Botticelli (1445-1510)
Olio e tempera su tela cm 58 × 39,5
(trasferito dalla tavola)
Museo Ermitage, San Pietroburgo

Il quadro, di piccole dimensioni e originariamente dipinto su tavola, rappresenta San Domenico a figura intera, in piedi. Il Santo indossa il caratteristico abito domenicano, costituito da una veste di colore bianco e da un mantello nero sovrapposto e tiene nella mano sinistra un libro.
L’iconografia è comunque piuttosto insolita, ed è probabilmente dovuta al Botticelli stesso.
Il San Domenico si distende verso l’alto con un ampio gesto del braccio destro, gesto che sembra indicare un atto di benedizione, anche se è più probabile che il Santo stia predicando. Proprio per questo tema mistico il dipinto è stato ritenuto un’opera tarda dell’artista, eseguito durante il periodo in cui egli aderì allo spirito austero e devoto della predicazione di frate Girolamo Savonarola.
Il paesaggio nello sfondo è analogo a quello che si trova in un altro piccolo quadro del Botticelli, sempre conservato all’Ermitage di San Pietroburgo, che raffigura San Girolamo penitente e che costituisce il pendant del San Domenico. A questi due dipinti la critica ha accostato, forse a torto, altri due quadretti raffiguranti l’Angelo annunziante e la Vergine annunziata, che hanno la medesima provenienza e che oggi si trovano nel Museo Puskin di Mosca. Questi ultimi facevano forse parte in origine degli sportelli che il Botticelli dipinse per la tavola del Giudizio Universale del Beato Angelico, come ricordano alcuni documenti quattrocenteschi.

Il piccolo dipinto è documentato nel 1896 nella Collezione Stroganoff insieme ad altri tre quadretti del Botticelli raffiguranti rispettivamente
l’Angelo annunziante, e la Vergine annunziata, e San Girolamo penitente.
Le quattro opere pervennero nel 1921 all’Ennitage di San Pietroburgo. Da qui le prime due passarono al Museo Puskin di Mosca.
Il San Domenico benedicente è un’opera piuttosto difficile da giudicare a causa delle attuali non buone condizioni di conservazione. Il dipinto ha subito in passato alcuni restauri e presenta qualche ridipintura.

 

Botticelli e Savonarola

A Firenze, dopo la morte di Lorenzo il Magnifico e la caduta dei Medici, era stata instaurata alla fine del XV secolo una repubblica guidata dal frate domenicano Girolamo Savonarola. Egli perseguiva la strada della moralizzazione e della spiritualizzazione della società in senso estremistico e radicale. Il Vasari afferma nelle sue Vite dei pittori che Sandro Botticelli aderì al partito dei “piagnoni”, i fedeli seguaci del Savonarola. In realtà sembra che sia stato più che altro Simone, fratello dell’artista, ad essere un vero e proprio “piagnone”. Tuttavia non si può negare che le opere tarde del Botticelli siano in qualche misura ispirate alla predicazione del frate domenicano. I soggetti, quasi sempre sacri, hanno toni apocalittici; la bellezza ideale che aveva caratterizzato le celebri opere profane, come la Primavera e la Nascita di Venere, lascia il posto a una forte componente drammatica.

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