IL RATTO DELLE FIGLIE DI LEUCIPPO – Pieter Paul Rubens

IL RATTO DELLE FIGLIE DI LEUCIPPO (1617 circa)
Pieter Paul Rubens (1577-1640)
Olio su tela cm 222 x 209
ALTE PINAKOTHEK, MONACO

La scena illustrata narra la storia dei Dioscuri, figli di Zeus, nati dall’uovo di Leda, che rapiscono le figlie di Leucippo. Non sono rappresentate le ancelle ed i guerrieri presenti all’evento, infatti Rubens si concentra esclusivamente sui personaggi principali, ad esclusione dell’amorino che trova un appiglio nelle briglia del cavallo. Castore, a cavallo, solleva Ilaria, mentre Polluce trascina Febe che oppone resistenza.
Il gruppo è serrato in un viluppo vorticoso, tanto che i corpi confondendosi creano un forte contrasto fra la pelle arsa dei Dioscuri e quella diafana delle fanciulle ignude. La violenza della stretta degli uomini è stemperata dai teneri sguardi rivolti alle loro vittime. Anche i cavalli, impennandosi, sembrano partecipare attivamente all’animata scena.
Mediante gli atteggiamenti e le forzate torsioni, Rubens mette in risalto i corpi opulenti e sensuali delle donne che sembrano trarre origine dalla scultura antica: la scelta trova risposta nel trattato Sulla imitazione delle statue antiche dove l’artista suggerisce ai pittori di trarre esempio dagli antichi scultori, sostituendo alla pietra la carne viva.
Il dipinto è molto vicino anche cronologicamente alla Sconfitta di Sennacherib, sempre nella Pinacoteca di Monaco, dove Rubens ripropone in maniera più spettacolare il motivo del gruppo aggrovigliato, agitato, sfruttando stavolta il tema della battaglia.

Non si conosce né la storia né il nome del committente di questo dipinto, considerato concordemente autografo dalla critica e databile intorno al 1617. Il quadro passò all’A1te Pinakothek di Monaco nel 1806 dove dello stesso artista sono: La strage degli Innocenti.., L’incoronazione della Virtù.., Scena Pastorale.., Due Satiri.. e Il Sileno ubriaco.

Senza alcuna esitazione

La tecnica di Rubens è sempre stata molto spregiudicata per la straordinaria rapidità dell’uso del pennello e la sicurezza di esecuzione, tanto che nel 1672 Pietro Bellori scrisse: “Si mantenne si unito e risoluto che sembrano le sue figure eseguite in un corso di pennel1o…”.
Grande ammiratore di Rubens fu un altro maestro della pittura, Vincent Van Gogh, che in una lettera al fratello Theo del gennaio 1886, sosteneva: “È estremamente interessante studiare Rubens, per l’apparente semplicità della sua tecnica e soprattutto perché dipinge e disegna con così poco, con mano così veloce e senza alcuna esitazione…”.

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