SORRISI DI UNA NOTTE D’ESTATE – Ingmar Bergman

SORRISI DI UNA NOTTE D’ESTATE

Titolo originale – Sommarnattens leende
Paese di produzione – Svezia
Anno 1955
Durata 108 minuti
Dati tecnici – B/N
Genere – Commedia, sentimentale
Regia – Ingmar Bergman
Soggetto – Ingmar Bergman
Sceneggiatura – Ingmar Bergman
Produttore – Allan Ekelund
Casa di produzione – Svensk Filmindustri
Distribuzione in italiano – I.N.D.I.E.F. (1956)
Fotografia – Gunnar Fischer
Montaggio – Oscar Rosander
Musiche – Erik Nordgren
Scenografia P.A. Lundgren
Costumi Mago (Max Goldstein)
Trucco – Carl M. Lundh

Interpreti e personaggi

Eva Dahlbeck: Desirée Armfeldt
Gunnar Björnstrand: Fredrik Egerman
Ulla Jacobsson: Anne Egerman
Björn Bjelfvenstam: Henrik Egerman
Harriet Andersson: Marta
Margit Carlqvist: Charlotte Malcom
Jarl Kulle: conte Carl Magnus Malcom
Naima Wifstrand: signora Armfeldt
Åke Fridell: Fritz
Gull Natorp: Mary
Jullan Kindahl: Berta

Doppiatori italiani

Lydia Simoneschi: Desirée Armfeldt
Augusto Marcacci: Fredrik Egerman
Miranda Bonansea: Anne Egerman
Gianfranco Bellini: Henrik Egerman
Rosetta Calavetta: Marta
Rina Morelli: Charlotte Malcom
Stefano Sibaldi: conte Carl Magnus Malcom
Tina Lattanzi: signora Armfeldt
Carlo Romano: Fritz
Clara Ristori: Mary
Maria Saccenti: Berta

VIDEO – SORRISI DI UNA NOTTE D’ESTATE – Ingmar Bergman

Il film che rivelò Bergman ai pubblici di tutta Europa è Sorrisi di una notte d’estate (1955), premiato a Cannes per “l’umorismo poetico”.

L’avvocato Fredrik Egerman ha sposato una donna giovanissima, Anne. A casa c’è il nipote di Fredrik, il giovane Henrik, studente di filosofia, che simpatizza con lei. Fredrik, un po’ geloso, si consiglia con una antica fiamma, l’attrice Desirée. Lei ha un figlio di nome Fredrik, ma non ammette di averlo avuto dall’avvocato. Mentre è dall’attrice, Fredrik viene sorpreso dal conte Malcom, un focoso dragone, anch’egli amante della donna. La moglie di Malcom, la contessa Charlotte, va a riferire ad Anne l’incontro di Fredrik con Desirée. L’attrice, desiderosa di riconquistare l’avvocato, prega la mamma di dare un ricevimento nella villa e di invitare tutta la compagnia. Desirée mette a punto con Charlotte un piano per la riconquista dei rispettivi uomini.
A tavola si parla d’amore. Il giovane Henrik, che ama Anne e teme di non essere ricambiato, si adira, lascia la sala e tenta il suicidio. Poi però i due si incontrano e si dichiarano: fuggiranno insieme. Charlotte ha intanto scommesso di riuscire a conquistare Fredrik e in effetti lo attira in un padiglione. Malcom li scopre e sfida Fredrik alla roulette russa. Arriva il turno di Fredrik, ma si scopre che la pistola è caricata a salve. Malcom si riconcilia con la moglie e Fredrik con l’attrice. Intanto la servetta Marta, un simpatico personaggio da commedia dell’arte, ha conquistato anch’ella il suo uomo, il maggiordomo Fritz.

Opera raffinata ed elegante, a metà strada fra la commedia e il dramma ma più vicina alla commedia, il film fu osannato dalla critica, che vi trovò tracce di illustri antenati, forse anche troppi: da Strindberg a Kafka, da Renoir a Clair, da Shakespeare a De Musset, da Laclos a Pirandello, da Beumarchais a Marivaux. Si coniò addirittura il termine di “satira filosofica” o addirittura “metafisica” contrapposta a quella “realistica” di Renoir. Si scomodò perfino Cocteau”.
In effetti, oltre a essere grazioso, il film è anche colto, e certamente si propone non come un puro divertimento, ma come un’occasione di riflettere sull’amore e sui rapporti umani. Questa volta le coppie in crisi sono tre (era una in Una lezione d’amore, erano due in Sogni di donna, e la progressione è certamente voluta. Il racconto, come quasi sempre in Bergman, è coniugato al femminile. È una donna infatti, Désirée, che conduce la danza e, insieme con altre donne, finisce per ottenere l’uomo desiderato. La ricomposizione delle coppie, sul finale, risponde perfettamente alle esigenze dei personaggi femminili, al loro ideale di partner e d’amore. Fa da sfondo alla vicenda quanto l’attrice dice, recitando in teatro, all’inizio del film: “L’amore è come un giocoliere con tre clave: cuore, parole, sesso. È molto facile giocare con le tre clave, ma è anche molto facile farne cadere una per terra”. Dalla bocca di un personaggio secondario, Fritz, il maggiordomo, che però nell’universo bergmaniano rappresenta il semplice, la persona più vicina all’istinto e alla natura, apprendiamo, verso il finale, che la notte d’estate ha tre sorrisi. Il primo sorriso è per i giovani innamorati che si giurano a vicenda eterno amore. Il secondo sorriso è per gli incoscienti e gli sciocchi senza alcuna speranza. Il terzo sorriso è “per tutti coloro che hanno trovato pace e gioia di vivere in un’anima a loro gemella”. Con queste parole si chiude ottimisticamente il film, ma tra i pupazzi di un orologio a carillon mostrato un paio di volte in primo piano c`è anche il triste presagio della morte.

Non bisogna prendere esageratamente sul serio tutti i simboli e tutte le allusioni bergmaniane, anche perché lo stesso autore ha spesso messo in guardia contro i tentativi di capire troppe cose. Ma certamente in questo film si legge la favola della vita. La breve estate svedese non è che la vita dell’uomo, e se la vita è un gioco bisognerebbe rispettarne le regole e conoscerne tutti i segreti.
Per quanto riguarda l’amore, suggerisce Bergman, pochi ci riescono, e comunque sono sempre le donne a giocare meglio degli uomini.

Il film è impreziosito da una splendida fotografia in bianco e nero (che usa i pochi esterni in funzione espressiva) e dalla ragguardevole interpretazione di tutti gli attori, fra i quali troviamo alcuni di coloro che saranno le colonne del cinema bergmaniano per molti anni, come Bibi Andersson e Gunnar Björnstrand. Nell’insieme l’andamento è piuttosto teatrale e i personaggi si muovono più della macchina da presa. Ma il film prende il volo nel momento del pranzo alla villa, quando un sapiente ricorso ai primi piani ci introduce nella sfera dei sentimenti individuali, delle passioni vere, dei drammi grandi e piccoli, palesi o nascosti. E l’autore ci fa capire che al di là dello scherzo c’ë la proposta seria di una riflessione sulla solitudine, sulla difficoltà di amare veramente, sulla precarietà dei legami superficiali.

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