AUTORITRATTO CON CAPPELLO DI FELTRO – Vincent Van Gogh

 AUTORITRATTO CON CAPPELLO DI FELTRO (1887)
Vincent Van Gogh (1853-1890)
Rijksmuseum di Amsterdam
Olio su tela cm. 44 x 37,5

 

Quando Vincent Van Gogh arriva a Parigi nel marzo 1886, non ha ancora visto le opere degli impressionisti e non ha partecipato alle appassionate discussioni che hanno luogo nei caffè letterari o negli studi dei pittori parigini; conosce soprattutto la campagna intorno a Brabant e i circoli letterari ristretti di Anversa e dell’Aja.
A Parigi, lo studio attento delle opere di Gauguin e di Toulouse-Lautrec, come anche di quelle dei neoimpressionisti Seurat e Signac, lo sollecitano ad abbandonare gli impasti cupi di colore e a preferire le tinte chiare e luminose.
“L’aria francese – scrive allora Van Gogh al pittore olandese Jan Lievens – schiarisce il cervello e fa bene”.
Nel corso di questo periodo l’artista prova diverse tecniche, dal “pointillisme” (metodo in cui piccoli tocchi di colore, punti, si sovrappongono all’insieme della superficie pittorica creando una luminosità particolare), all’arte giapponese, senza dimenticare qualche prova naturalista.
Le opere di Van Gogh, nonostante i molteplici riferimenti alla pittura dei suoi contemporanei, conservano una evidente originalità dovuta a una tensione, contemporaneamente drammatica e poetica, che collocano al di fuori del panorama artistico parigino.
L’anno seguente scrive alla sorella Wilhelmina:- Non so se tu potrai comprendere che, così come si può portare consolazione grazie alla musica, la poesia non può essere descritta altro che abbinando colori. Allo stesso modo delle linee bizzarre, cercate e moltiplicate, serpeggiando in tutto il quadro, non devono rendere il giardino nella semplice rassomiglianza, ma lo dobbiamo raffigurare come visto in un sogno, caratterizzandolo, ma, allo stesso tempo, rendendolo più estraneo di quanto lo sia in realtà.
Di questo periodo si conoscono più di ventidue autoritratti, in cui si può vedere Van Gogh abbandonare progressivamente il realismo esasperato del suo periodo olandese per approdare ad un espressionismo sempre più violento e tormentato.
Questa interessante ricerca di se stesso lo porterà, di conseguenza, ad un grande isolamento.

L’ AUTORITRATTO CON CAPPELLO DI FELTRO fu realizzato l’anno seguente l’esposizione della LA GRANDE JATTE di Georges-Pierre-Seurat, opera guida del neoimpressionismo, che aveva suscitato un acceso dibattito e polemiche tra gli artisti. Van Gogh adotta qui una tecnica ispirata a quella dei divisionisti, seppur proponendone un’interpretazione molto personale, in cui si mostra particolarmente sensibile all’intensità del colore, resa da un’armonia di giallo e blu che viene esaltata da pennellate di rosso vermiglio.
La piega amara della bocca e lo sguardo inquisitore di Van Gogh rivelano, come nella maggior parte dei suoi autoritratti, il permanente conflitto interiore.

Nel corso del periodo parigino, particolarmente fecondo, Van Gogh realizza altri quadri altrettanto celebri, come PERE TANGUY o FIGURA DI DONNA SEDUTA AL CAFE’ DU TAMBOURIN.
L’AUTORITRATTO CON CAPPELLO DI FELTRO è conservato al Rijksmuseum di Amsterdam, che possiede una collezione di opere di Van Gogh del tutto eccezionale.
Un autoritratto molto simile è conservato in una collezione privata a Laren.

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