BATTESIMO DI CRISTO – Piero della Francesca

BATTESIMO DI CRISTO (1445 CIRCA)
PIERO DELLA FRANCESCA (1420 – 1492)
NATIONAL GALLERY DI LONDRA
TAVOLA CM. 167 X 116,2

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La composizione rappresenta al centro Cristo, pronto ad immergersi nelle acque del Giordano, accanto a San Giovanni che lo battezza in presenza della colomba, simbolo dello Spirito Santo; un esile alberello separa la scena principale dal gruppo di tre angeli che uniti da un rapporto effettivo assistono all’evento. E’ possibile che la sua unione sia da leggere come la rappresentazione della concordia, che forse allude al Concilio del 1439 che sancì la riappacificazione fra chiesa d’Oriente (impersonata dai tre personaggi abbigliati con vestiti orientali che popolano il paesaggio in fondo a destra) e chiesa d’Occidente.

Questa chiave di lettura è suggerita dal fatto che i committenti dell’opera furono i monaci camaldolesi di Borgo San Sepolcro, forse voluta dal defunto abate generale Ambrogio Traversari che appunto aveva partecipato al Concilio.
Nonostante il rigore geometrico e la calcolata collocazione delle figure nello spazio, in una staticità quasi metafisica, la scena è avvolta da un forte sentimento cristiano, accentuato dalla limpidezza della luce, in sintonia con le prime opere di Piero ancora fortemente influenzate da Domenico Veneziano e dalla cosiddetta “Pittura di luce” che domina la scena artistica fiorentina tra il 1440 e il 1450.
Questi elementi inducono a pensare che si tratti di un lavoro eseguito dall’artista intorno al 1145.
La tavola era in origine la parte centrale di una pala d’altare, collocata sull’altare di San Giovanni Battista nella Badia di San Sepolcro. I laterali e la predella, oggi al Museo Civico del paese aretino, sono opera di Matteo di Giovanni, aggiunti probabilmente intorno al 1465.
Entrata nel circuito del mercato antiquario, la celebre opera fu acquistata nel 1861 dalla National Gallery di Londra, dove si trova ancor oggi.
Ancora oggi non è nota la data di nascita di PIERO DELLA FRANCESCA, nato a borgo San Sepolcro in provincia di Arezzo intorno al 1420. Dovette trasferirsi abbastanza presto a Firenze, testimoniato come aiuto di Domenico Veneziano nei perduti affreschi della chiesa di Sant’Egidio. Nel 1451 è a Rimini al servizio di Pandolfo Sigismondo Malatesta, che ritrasse nel Tempio Malatestiano costruito appositamente per lui da Leon Battista Alberti (questo ritratto lo presenterò più avanti nel tempo).
Nel 1452 è documentato ad Arezzo, impegnato a completare gli affreschi della chiesa di San Francesco con le storie della Vera Croce, lasciati incompiuti dalla morte di Bicci di Lorenzo. La buona riuscita della decorazione regalò a Piero la fama e successo.
La sua presenza è testimoniata in diverse corti rinascimentali, ma purtroppo molti dei suoi lavori oggi sono perduti; sappiamo per certo che intorno agli anni ’70 era attivo presso la corte di Federico da Montefeltro a Urbino, periodo durante il quale dovette eseguire i ritratti del duca e della moglie Battista Sforza, ambedue agli uffizi, prototipo del ritratto rinascimentale, che introducono nell’arte italiana elementi naturalistici squisitamente fiamminghi.
Alla sua amicizia con il teorico Luca Pacioli e alla progressiva perdita della vista deve legarsi la stesura di Piero di due trattati: DE PROSPECTIVA PINGENDI e QUINQUE CORPORIBUS REGULARIBUS.
PIERO DELLA FRANCESCA morì nella sua città natale il 12 ottobre 1492, lo stesso giorno Cristoforo Colombo metteva piede nel nuovo continente.
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