CRETA E MICENE – LA CIVILTÀ MICENEA

Porta dei Leoni

CRETA E MICENE

LA CIVILTÀ MICENEA

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Nella penisola del Peloponneso, porta d’ingresso dell’aspra Argolide è la mitica cittadella di Micene, celebre già nell’antichità quale sede della dinastia degli Atridi.
Le vicende dell’infelice Agamennone, vincitore della guerra di Troia, sono infatti cantate da Omero nell’Iliade. Proprio seguendo le tracce indicate dal poema omerico, l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann nel 1876 scoprì i resti di Micene, con il megaron dell’acropoli e le tombe reali, gettando così le basi dello studio della civiltà micenea.
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Il rinvenimento nei ricchi corredi funerari di pregevoli oggetti di provenienza cretese avalla l’ipotesi di contatti tra l’isola di Creta e Micene, destinata quest’ultima a sostituirsi alla potenza minoica alla fine del XV secolo a.C.

Fondamentalmente diverse appaiono però le due civiltà per stile di vita, struttura sociale e organizzazione economica. Mentre infatti i pacifici abitanti di Creta, non sentendo la necessità di circondare le città di cinte murarie, avevano ideato un tipo edilizio ‘aperto’, inserito armonicamente nel territorio, le popolazioni achee si erano insediate in piccoli centri urbani fortificati, costruiti spesso in posizione elevata come imponevano le esigenze di difesa.

Le mura ciclopiche   di Tirinto (Vedi qui file originale)
Ne sono un esempio, oltre a Micene, le rocche di Tirinto e di Pilo, i cui palazzi reali presentano un impianto chiuso e raccolto analogo a quello della capitale: attorno al megaron (sala del focolare), sorretto da quattro colonne, si dispongono la sala del trono, un santuario e poche altre stanze.
Attorno alla residenza del sovrano erano situati magazzini di scorte alimentari, le officine artigiane, alcune case e il recinto circolare con le tombe.
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Una imponente cerchia difensiva costituita da grossi massi squadrati (detti ‘ciclopici’, poiché la leggenda narrava fossero opera dei Ciclopi) serrava l’Acropoli, cui si accedeva tramite un solo ingresso (la Porta dei Leoni) sormontato da un rilievo monolitico in pietra calcarea raffigurante due leoni posti l’uno di fronte all’altro.
Due aspetti dell’architettura micenea: sopra, la pianta della rocca di Tirinto, costituita dalla sala del trono, da un santuario e da un megaton; sotto, la porta dei Leoni a Micene, che immette nell’acropoli: le belve indicano la protezione divina.
L’espressione tipica dell’architettura micenea è costituita dalle tombe regali a tholos (la più importante è quella detta “Tesoro di Atreo”, a Micene, datata al XIV secolo a.C. circa), cioè sepolcri scavati nel fianco di una collina e perciò invisibili all’esterno, a pianta circolare e pseudo-cupola, costruita con pietre disposte in giri concentrici di diametro gradualmente decrescente, tenuti insieme dal peso della terra sovrastante.
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Maschera funeraria in oro di  Agamennone
Particolarmente abili nella lavorazione dei metalli preziosi, gli artisti micenei ci hanno lasciato veri e propri capolavori di oreficeria rinvenuti all’interno delle grandi tombe a fossa e oggi esposti nelle sale del Museo Nazionale di Atene.
Ricordo per l’alta qualità artistica la maschera funeraria in oro di Micene (già attribuita da Schliemann ad Agamennone); le due raffinate tazze auree di Vaphiò (Laconia) decorate a sbalzo con scene relative alla cattura e all’addomesticamento dei tori; alcuni rhytà (recipienti destinati a raccogliere le offerte votive) in oro e argento a forma di testa di toro o di leone; la serie di armi preziose (pugnali) con lama ageminata (incastro di particelle metalliche di vario colore) e niellata (lega nerastra polverizzata e fissata mediante fusione sulle lastre metalliche incise per evidenziarne il disegno dei solchi).
La profonda minoicizzazione della cultura elladica è documentata dalla diffusione del repertorio naturalistico cretese (composizioni marine, motivi vegetali, scene di caccia, raffigurazioni di animali) nella ceramica micenea.

Molti dei vasi prodotti in Argolide sono stati rinvenuti sulle coste di Paesi del Mediterraneo occidentale (Sicilia, Africa, Etruria).

La monumentale tomba detta il Tesoro di Atreo
Sia le tematiche sia i caratteri stilistici si ispiravano in gran parte alla contemporanea pittura parietale dei palazzi reali e di cui ci restano suggestivi esempi nel fregio con Processione di donne (1200 a.C.) del palazzo di Tirinto, e nel frammento di affresco con Donna micenea, scoperto in tempi recenti in una casa presso le mura dell’acropoli di Micene.
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La monumentale tomba a volta detta il Tesoro di Atreo. Il lungo dromos conduce ad una cupola ottenuta con pietre disposte concentricamente e sovrapposte