ESPRESSIONISMO – IL FAUVISME (Matisse, Derain, Vlaminck)

 

 

Henri Matisse (1869-1954):Odalisca.
Opera della piena maturità, unisce la lezione coloristica
dei fauves ad un’organizzazione dello spazio geometrica e rigorosa
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FAUVISME

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Nel 1905 un gruppo di artisti indipendenti, in polemica con la cultura del loro tempo, diedero vita al movimento del Fauvisme.
L’epiteto ironico di “fauves” (belve) venne loro attribuito dal critico d’arte Louis Raoul Dufy, impressionato dai colori molto violenti e contrastanti che comparivano nelle tele dl questi artisti d’avanguardia. Il loro linguaggio, massimamente aggressivo, si basava su di un’intensa passionalità, un esasperato soggettivismo e la totale libertà del colore.
La figura più importante del gruppo fauve fu Henri Matisse (1869-1954) attorno al quale si riunirono altri pittori francesi come Maurice Vlaminck (1876-1958), André Derain (1880-1954), Raoul Dufy (7877-1953).
Li univa la mancanza di una linea politica e di un programma prestabilito, oltre che una spregiudicata indifferenza per il tema da dipingere.
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Per Matisse il fine principale della pittura è il raggiungimento di un’armonia cosmica, cui partecipano uomo e natura, visti in un continuo ritmico divenire. Attraverso l’andamento elegante e musicale della linea, tutta ampie e morbide curve, e la fluidità del colore, puro, steso a tinta piatta, capace di generare lo spazio, Matisse rivela uno slancio vitale, una “gioia di vivere” espressi al massimo grado proprio nel quadro intitolato Gioia di vivere (1905-06).
L’ideale di Matisse era di fare dell’opera pittorica un organismo autonomo che si articolasse attraverso l’armonico equilibrio di colore, linea e forma.
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Giardini a Chatou – Maurice Vlaminck 

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Tra gli altri esponenti fauves Vlaminck è forse il più vicino agli espressionisti tedeschi per la spiccata passionalità del temperamento. I suoi paesaggi (Giardini a Chatou del 1904) sono tutta accensione cromatica e scatto emozionale.
Quanto Matisse è meditativo e logico, tanto Vlaminck appare focoso ed istintivo, fautore di una totale identità tra arte e vita. Il suo è un colore vitale, denso di energia; il segno immediato, rotto; le pennellate veloci e serpeggianti, alla Van Gogh, l’unico suo riferimento.
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Ponte di Westminster – André Derain 

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Derain, invece, pur scomponendo le forme nell’intensità dei colori puri, colloca costruttivamente figure ed oggetti nello spazio. L’arbitrarietà cromatica delle larghe pennellate, pastose e libere, mostra come il colore possa essere un elemento puramente espressivo anziché un mezzo per raffigurare la realtà.
Nel celebre Ponte di Westminster (1905) il paesaggio è totalmente reinventato (strada verde, alberi scarlatti, fiume e cielo giallo-oro) nella sua veste cromatica, ottenendone un’inedita e smagliante interpretazione visiva. Pur abbandonandosi alla gioia immensa del colore di pura invenzione, Derain non viene meno ad uno scrupolo di rigore costruttivo sconosciuto agli altri fauves.
A partire dal 1908 egli subirà una chiara evoluzione influenzata dalla severa monumentalità di Cézanne, e l’articolata costruzione spaziale che gli è propria raggiungerà più stabili e consistenti spessori.
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