RITRATTO FEMMINILE – Umberto Boccioni (Manifesto dei Pittori futuristi)

Ritratto femminile. La sorella controluce (1909)
Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 19/10-/1882 – Chievo, 17/8/1916)
Pastello cm 54 x 58 – Verona, Collezione privata
Questo pastello è stato realizzato da Umberto Boccioni nel 1909 e in esso possiamo vedere come la lezione divisionista si sia trasformata in qualcosa di più dinamico.

Dinamica si può anche definire la vita di questo pittore che con Giacomo BallaCarlo CarràLuigi Russolo e Gino Severini (tutti pittori) firmò il Manifesto dei Pittori futuristi (1910).
Mi sembra interessante riportare alcuni brani di questo manifesto e soprattutto le conclusioni cui essi arrivarono.
Dal Manifesto dei Pittori futuristi:
“Agli artisti giovani d’Italia! – così inizia… e prosegue – È vitale soltanto quell’arte che trova i propri elementi nell’ambiente che la circonda. Come i nostri antenati trassero materia d’arte dall’atmosfera religiosa che incombeva sulle anime loro, così noi dobbiamo ispirarci ai tangibili miracoli della vita contemporanea, alla ferrea rete di velocità che avvolge la Terra, ai transatlantici, alle Dreadnought, ai voli meravigliosi che solcano i cieli, alle audacie tenebrose dei navigatori subacquei, alla lotta spasmodica per la conquista dell’ignoto. […]
Volendo noi pure contribuire al necessario rinnovamento di tutte le espressioni d’arte, dichiariamo guerra, risolutamente, a tutti quegli artisti e a tutte quelle istituzioni che pur camuffandosi d’una veste di falsa modernità, rimangono immischiati nella tradizione, nell’accademismo, e soprattutto in una ripugnante pigrizia cerebrale. […]
Ed ecco le nostre conclusioni recise.
Con questa entusiastica adesione al futurismo, noi vogliamo:
1. – Distruggere il culto del passato, l’ossessione dell’antico, il pedantismo e il formalismo accademico.
2. – Disprezzare profondamente ogni forma d’imitazione.
3. – Esaltare ogni forma di originalità anche se temeraria, anche se violentissima.
4. – Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia di pazzia con cui si sferzano e s’imbavagliano gl’innovatori.
5. – Considerare i critici d’arte come inutili e dannosi.
6. – Ribellarci contro la tirannia delle parole: armonia e buon gusto, espressioni troppo elastiche, con le quali si potrebbe facilmente demolire l’opera di Rembrandt, quella di Goya e quella di Rodin.
7. – Spazzar via dal campo ideale dell’arte tutti i motivi, tutti i soggetti già sfruttati.
8. – Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa.
Siano sepolti i morti nelle più profonde viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai giovani, ai violenti, ai temerari!”
“Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza della immagine nella retina, le cose in movimento, si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari.
Tutto in arte è convenzione, e la verità di ieri sono oggi, per noi, pure menzogne.
Affermiamo ancora una volta che il ritratto, per essere un’opera d’arte, non può né deve assomigliare al suo modello, e che il pittore ha in sé i paesaggi che vuol produrre. Per dipingere una figura non bisogna farla: bisogna farne l’atmosfera.
Lo spazio non esiste più: una strada bagnata dalla pioggia e illuminata da globi elettrici s’inabissa fino al centro della terra. Il Sole dista da noi migliaia di chilometri; ma la casa che ci sta davanti non ci appare forse incastonata dal disco solare? Chi può credere ancora all’opacità dei corpi, mentre la nostra acuita e moltiplicata sensibilità ci fa intuire le oscure manifestazioni dei fenomeni medianici? Perché si deve continuare a creare senza tener conto della nostra potenza visiva che può dare risultati analoghi a quelli dei raggi X?”
Questo manifesto rispecchia esattamente il carattere di Boccioni come anche questo disegno, uno dei tanti pastelli realizzati dall’artista, che morì nel 1916 all’età di trentaquattro anni in seguito a una caduta da cavallo, mentre si trovava presso amici durante una licenza dal fronte.
Il ritratto femminile è stato eseguito a carboncino nero sfumato con il dito, poi sono state date le luci colorate secondo una tecnica che ricorda vagamente quella divisionista. Esse sono per la maggior parte fredde e contrastano con il tono basso e caldo della figura e della parete. Al di là della finestra s’intravede un prato con i cavalli, realizzato con bianchi, verde veronese, ocra gialla e blu ceruleo; questa tonalità ci dà la sensazione di essere all’interno della stanza e di guardare fuori attraverso il vetro della finestra. E se osservate con attenzione potrete notare che il vetro della finestra influenza anche le luci del viso della donna.
Ritratto del pittore Umberto Boccioni (1914)
Emilio Sommariva (1883 – 1956) p.d.