ROBERT LOUIS STEVENSON – Vita e opere

ROBERT LOUIS STEVENSON (1850 – 1894)

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La figura di Robert Louis Stevenson è avvolta in un’aura di romanticismo e di avventura.

Critico, poeta e romanziere, egli è l’ultimo, e, sotto vari aspetti, il più interessante rappresentante del fantasioso puritanesimo scozzese del 19° secolo.

Nacque a Edimburgo il lii novembre 1850. D’ingegno sveglio e precoce, si dice che già a sei anni rivelasse singolari attitudini a diventar scrittore. Suo padre, noto ingegnere e costruttore di fari marittimi, sperava che il figlio avrebbe continuato la sua industria e professione, che era tradizionale nella famiglia. E difatti, il giovinetto dapprima intraprende gli studi d’ingegneria e con tanto successo, da riportare un premio per un perfezionamento del meccanismo dei fari, da lui progettato. Ma non era questa la via che gli sorrideva e nemmeno lo attiravano gli studi di legge, che seguì per breve tempo, dopo aver abbandonato quelli d’ingegneria. Il suo spirito irrequieto, bizzarro e fantasioso gli precludeva ogni possibilità di dedicarsi seriamente alle attività pratiche e d’altra parte in lui era vivissima l’ambizione di eccellere nel campo delle lettere. Si applicò pertanto con tutto l’ardore che la scarsa salute gli permetteva, agli studi letterari e cominciò a scrivere novelle e saggi per riviste e giornali.

I molti viaggi in Francia, in Germania e le romantiche peregrinazioni attraverso la Scozia contribuirono potentemente allo sviluppo della sua arte.
Il Viaggio all’interno (1878) è una svagata descrizione di un suo vagabondaggio in barca nel Belgio, come il Viaggio con un asino nelle Cevenne (1879) è una briosa variazione delle sue peripezie in Francia.

Purtroppo, però, in questo primo periodo della sua attività letteraria, l’opera sua trova il pubblico indifferente.

Sconfortato dallo scarso successo, angustiato dalle strettezze economiche in cui versava, e rattristato dalle cattive condizioni di salute in cui si trovava la sua buona amica americana, Fanny Osbourne, (che aveva conosciuto in Francia e che doveva esercitare un potente influsso sulla sua arte e sulla sua vita) nel 1879 s’imbarca per l’America e va in California, dove risiede la donna amata. Ma qui, nei primi mesi, trascorre una vita dolorosa fra stenti e miseria che minano la sua malferma salute.
L’anno dopo sposa la signora Osbourne, che nel frattempo aveva ottenuto il divorzio dal marito. Poi nell’autunno del 1880 torna in Scozia con la moglie ed il figliastro e si mette al lavoro con fervore. Un po’ di pace e di felicità sembra sorridere ora al poeta, per quanto egli sia tormentato dagli attacchi di un male che non perdona e che Io costringe a riparare dapprima in Svizzera in una casa di cura, poi nel sud della Francia, in cerca di aure più benigne.

E questo un periodo di intensa attività: infatti tra 1882 e 1887 pubblica qualcuna delle sue opere principali; tra l’altro: Le nuove notti arabe (cioè: Le nuove mille e una notte)…, L’isola del tesoro…, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde…,  e Il giardino poetico di un fanciullo, quest’ultimo in versi.

Con L‘isola del tesoro e con Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, ha decisamente indovinato il gusto del pubblico per le letture fantastiche ed avventurose. E col successo gli arride la fama e la prosperità economica. Si stabilisce per qualche anno in Inghilterra, a Bournemouth, sulla Manica, ma nonostante le affettuose premure della moglie, la sua salute precaria va sempre più declinando. Decide pertanto di tornare in America e lascia la patria, che non dovrà  più rivedere.

Ma la sua inquietudine non gli permette una lunga permanenza negli Stati Uniti: un bel giorno s’imbarca su una goletta, il “Casco”, per quello che in origine doveva essere un viaggio di piacere, ma che invece doveva diventare il suo volontario esilio.

Il “Casco” si dirige prima alle isole Marchesi, poi a Tahiti, quindi si ferma per qualche tempo a Honolulu, dove lo scrittore completa, tra l’altro, uno dei suoi romanzi più  poderosi: Il signore di Ballantrae.

La meta delle sue peregrinazioni nella Polinesia doveva essere l’isola di Samoa, dove finalmente la sua inquietudine trova pace ed il suo vagabondare trova sosta. Qui, vinto dal fascino dell’oceano sterminato, del cielo azzurro arroventato dal sole e della lussureggiante vegetazione tropicale, con l’aiuto degli indigeni che lo amano e Io considerano loro capo, si costruisce la casa ohe abiterà fino alla morte.

Nei quattro anni che vi risiede, non solo attende con fervida lena alle sue predilette occupazioni letterarie e compone numerose opere, soprattutto di carattere romanzesco, ma s’interessa vivamente delle questioni e condizioni politiche e sociali dell’isola.

Anzi, indignato dal crudele trattamento che i governanti inglesi infliggevano agli indigeni, muove una coraggiosa campagna sul “Times”, che provoca un’inchiesta col conseguente licenziamento di alcuni alti funzionari della colonia.

La morte lo colse improvvisamente il 3 dicembre 1894, mentre conversa sulla veranda della sua villa, e, come aveva desiderato in vita, fu sepolto su un alto monte dell’isola, di fronte all’immensità dell’Oceano.

La produzione letteraria dello Stevenson è vasta, varia e viene variamente giudicata. Pochi sono gli scrittori che presentano una così perfetta armonia tra l’arte e la vita. Quella sua tormentosa inquietudine che lo spingeva senza posa, e senza tregua a nuovi e strani lidi, in cerca cli sempre nuove sensazioni, non poteva non riflettersi nell’amore del fantastico e dell’avventuroso che caratterizza la sua opera. Ma pur trasportandoci in un mondo di sogno e di chimere, le sue creature, tragiche o bizzarre, animose o abiette, sono così piene di vita che sembrano aderire perfettamente alla realtà. E le loro vicende, narrate in uno stile raffinato ed armonioso, animato da rapidi guizzi di capriccioso umorismo, sono esposte con tale maestria e con tale immediata evidenza, che sembrano svolgersi e profilarsi nitidamente dinnanzi all’occhio affascinato del lettore.

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