L’ISOLA DEL TESORO – Robert Louis Stevenson

L’ISOLA DEL TESORO

Nella locanda dell’Ammiraglio Benbow, tenuta dai genitori di Jim Hawkins, il supposto narratore di queste vicende, un bel giorno viene a stabilirsi un vecchio marinaio. Alto, vigoroso, truculento, il capitano (come tutti lo chiamano) Billy Bones subito s’insedia da padrone nell’alberghetto. Conduce una vita solitaria e misteriosa, trinca e si ubriaca regolarmente, canta canzonacce oscene, racconta lugubri storie di pirati, d’abbordaggi e d’impiccagioni che fanno accapponar la pelle agli altri, avventori e finisce per diventare un ospite tutt’altro desiderabile.
Un giorno compare un individuo dall’aspetto poco rassicurante a cercare di lui: i due s’azzuffano e mentre l’altro rimane ferito, il capitano viene colpito da un attacco apoplettico da cui non potrà più riaversi. Infatti, quando, pochi giorni depo, si presenta nella locanda un cieco – terribile e sinistro figuro – per comunicargli un oscuro avvertimento, egli rimane fulminato da un nuovo attacco.
Morto il capitano, Jim e sua madre aprono il baule che l’altro teneva in camera e ne tolgono il denaro che era loro dovuto; inoltre il ragazzo porta via un misterioso pacchetto in tela cerata.
Nel pacchetto é contenuto un documento che da notizia di un’isola sperduta nell’oceano, dove é sotterrato in un punto precisato, un immense tesoro nascosto dai pirati. È subito allestita una spedizione con a capo un ricco signore del luogo, il cavaliere Trelawney ed il dottor Livesey, medico del paese, e ad essa prende parte anche Jim.
La Hispaniola, la goletta noleggiata per questo scopo, si trova già nelle vicinanze dell’isola, quando il ragazzo viene a scoprire casualmente un complotto che fa capo a Long John Silver, il cuoco di bordo. Una volta scoperto e imbarcato il tesoro sulla nave. e sulla buona rotta per il ritorno, si sarebbero dovuti sopprimere il cavaliere, il dottore, il capitano e quelli che erano loro fedeli: in tal mode il ricco bottino sarebbe rimasto nelle mani di Silver e dei suoi accoliti.

Giunti all’isola, gran parte dei marinai sbarcane col cuoco e ad essi si unisce, di soppiatto, anche Jim. Non appena e a terra, il ragazzo se la svigna per conto suo e s’imbatte in uno strano individue, Ben Gunn, un ex-pirata che già da tre anni viveva solitario nell’isela, dove era state relegato dai suoi compagni d’avventura.

Intanto, a bordo della Hispaniola, il dottore, il cavaliere Trelawney e il capitane, con pochi uomini rimasti fedeli, decidono di abbandonare la goletta e di rifugiarsi in un fortino che sorge nell’isola, portandovi quante più armi e provvigioni sia possibile.
Il tentativo riesce, nonostante l’accanita opposizione degli altri, e poco dopo anche Jim può raggiungere il fortino e cooperare validamente alla sua difesa. Infatti i ribelli non tardano a sferrare un furibondo attacco che però viene respinto sanguinosamente.
Ma dopo il combattimento, il ragazzo, approfittando di un momento in cui nessuno bada a lui, di nascosto si allontana dai suoi amici, per andare incontro a nuove e ardite avventure.

Dapprima, servendosi del canotto di Ben Gunn, si accosta alla Hispaniola e, tagliata la gomena che tiene la goletta all’ancora, lascia che la nave si allontani per un po’ in balia della corrente, poi la fa arenare su un banco di sabbia, in un’insenatura nascosta, e da ultimo riesce a liberarla anche dell’unico pirata superstite a bordo.

Senonché, tornando al fortino nel cuor della notte, ha una dolorosa sorpresa: invece di trovarvi i suoi amici, cade nelle mani di Silver e dei ribelli che vi si sono installati. Per fortuna, poco dopo ha modo di abboccarsi col dottore e di narrargli le sue drammatiche peripezie.

In possesso della preziosa carta indicatrice del tesoro nascosto, i pirati si dirigono era con impazienza al luogo dove esso è sepolto.
Strani e paurosi segni che vedono e sentono per via – uno scheletro, veci misteriose nella foresta – riempiono il loro animo di superstizioso terrore. Tuttavia la loro avidità ha tosto il sopravvento: si fanno animo e procedono sino al luogo indicato, ma che cosa trovano? Il terreno e smosso, vi e una profonda buca e, sparse tutt’interne, vi sono delle assicelle di cassette: il tesoro é scomparse. Furibondi per la delusione subita, i manigoldi stanno per scagliarsi centre Silver e Jim, quando una scarica di moschetti sparati dal dottore, da Ben Gunn e da un altro marinaio, ne abbatte due e volge in precipitosa fuga gli altri tre.

Nelle sue lunghe e solitarie peregrinazioni per l’isola, Ben Gunn aveva scoperto il tesoro e poco alla volta l’aveva trasportate al sicuro nella caverna dove abitava.

Liberatisi in tal modo dai ribelli, ora non rimane più che rimettere in ordine la goletta, caricare il tesoro e tornare in patria. E cosi, approntata ogni cosa, un bel mattino la nave parte col suo carico prezioso, abbandonando sull’isola deserta i tre pirati superstiti, nonostante le loro disparate invocazioni. Dopo un viaggio piuttosto movimentato, i fortunosi naviganti approdano in un porto dell’America Spagnola, dove assoldano alcuni marinai per aiutare lo scarso ed esausto equipaggio e dove Silver, che era riuscito a farsi reintegrare nelle sue mansioni di cuoco di bordo se la svigna tacitamente, portandosi via un bel sacchetto di sterline.

Finalmente, dopo tante peripezie, arrivano a Bristol, dove il ricco bottino viene equamente ripartito fra tutti quelli che, per andarlo a scoprire, avevano messo a repentaglio la propria vita.

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Il racconto si svolge in un’atmosfera di realismo che a volte sembra dominato da un pauroso sense d’incubo e di mistero. Tutti i personaggi, anche i secondari, sono disegnati con tocco magistrale e le due figure centrali, Jim, il giovinetto animoso, avido d’avventure  e Silver, l’infernale manigoldo, risaltano sullo sfondo, con un contorno netto, inconfondibile.

Riferisco, seguendo criteri puramente personali, alcune pagine di questo romanzo, che, nonostante gli elementi sensazionali, rimane un vero capolavoro del genere. Purtroppo dovrò tralasciare lo slang fiorito e brutale della gente di mare, rotta ad ogni fatica, ad ogni pericolo e ad ogni insidia, che nel romanzo é riprodotto con somma efficacia espressiva.

LA MORTE DEL VECCHIO BUCCANIERE

Era trascorso poco tempo da quest’incidente, quando nella locanda avvenne il primo di quei fatti misteriosi che dovevano modificare profondamente il corso della vita di Jim. Una fredda mattina di gennaio, mentre il capitano era uscito per la solita passeggiata, si presenta all’albemgo un figuro poco rassicurante che chiede del vecchio filibustiere. Jim gli risponde che é fuori e l’altro si decide ad aspettarlo. Grande è la sorpresa del capitano, quando, tornato alla locanda, riconosce nello straniero Black Dog (Can Nero), un vecchio compagno di pirateria. I due si siedono ad un tavolo ed hanno un colloquio rapido, concitato, che non tarda ad esplodere in una rissa violenta e clamorosa. S’impugnano i coltelli ed il capitano non tarda ad avere il sopravvento: il suo avversario é ferito e si dà alla fuga. Ma non appena questi é scomparso, il vecchio pirata s’abbatte sul pavimento, come colpito da una folgore. Fortunatamente, in quella sopraggiunge il dottor Livesey che gli pratica un salasso al braccio e lo fa rinvenire. Messo a letto, con l’assoluta proibizione di bere liquori, il manigoldo non s’arrende alle prescrizioni del dottore e tanto tanto che Jim é costretto a dargli ancora del rum. Poi, mentre il ragazzo é al suo capezzale, si abbandona a certe confidenze sul suo passato, quand’era primo ufficiale del terribile pirata Flint, e si lascia sfuggire oscure allusioni ad un luogo segreto; ad una misteriosa macchia nera che costituisce una minaccia ed un avvertimento, tanto da infondere nell’animo di Jim un profondo terrore.
Senonché proprio in quell’epoca viene a morire il padre del ragazzo, già da lungo tempo ammalato, gettando nella più grande costernazione la povera famigliola. Nessuno in quei giorni tristissimi bada
più al capitano, il quale, alzatosi da letto, ha tutto il tempo di tracannare rum e liquori, e quando è ubriaco canta sconce canzoni e diventa sempre più violento e pericoloso. .

Ma il giorno dopo il funerale del padre, mentre Jim, pieno l’animo di tristi  pensieri, sta sulla porta della locanda, vede d’un tratto avvicinarsi qualcuno a passo lento….

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