DON CHISCIOTTE – Honoré Daumier

DON CHISCIOTTE (1870)
Honoré Daumier (1808-1879)
Olio su tela cm 52 x 32
Neue Pinakothek, Monaco

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Si tratta della più celebre versione di una serie di dipinti, eseguita dal 1850, dedicati da Daumier a Don Chisciotte di Cervantes. Il poema, così come l’Iliade e l’Odissea, era una delle letture preferite dal pittore affascinato dalle fantastiche vicende vissute dal protagonista insieme al suo scudiero Sancho Panza. Daumier amava don Chisciotte perché incarna perfettamente l’eroe idealista, pronto a morire per i suoi valori, ma sempre con ironia, senza mai scadere nel melodramma. Dunque, in qualche modo, il carattere dell’eroe spagnolo riflette quello di Daumier che fu un fedele sostenitore delle proprie idee politiche, convinto assertore che la Francia avesse bisogno di maggiore giustizia e libertà. Ma siamo certi che Daumier non sia stato così folle da combattere la sua lotta senza mai alcun cedimento: non è un caso, infatti, che in quest’opera di Monaco, più che nelle altre versioni, Don Chisciotte, ridotto ad una scarna silhouette, cavalchi il suo ronzino da solo attraversando un paesaggio deserto; egli è seguito dal suo fedele compagno, ridotto anch’egli ad una vaga presenza appena percepibile all’orizzonte. Mai come in quest’opera Daumier aveva saputo abbandonarsi alla potenza della pennellata, sciolta e libera, che segue la migliore tradizione della pittura francese, da Fragonard a Delacroix. Il disegno scompare completamente per lasciare libero il campo al colore: terre bruciate e bitume spezzati dalle bianche lumeggiature, ma soprattutto quell’intenso azzurro del cielo.

Siglato in basso a destra “h.D”, così come consuetudine nell’opera di Daumier, il quadro non è datato. Considerato fino a qualche tempo fa uno studio per un dipinto oggi conservato nella Collezione Paine di Boston, il quadro, databile intorno al 1870, e invece da considerarsi un lavoro autonomo incluso da Daumier nella serie dedicata a Don Chisciotte. Appartenuto in passato ai Boy e agli Uhle, nel 1913 la tela è stata acquistata dallo Stato tedesco per la Nuova Pinacoteca di Monaco.

Sperimentalismo nelle tecniche di Daumier

L’approccio di Daumier con la pittura non fu tra i più ortodossi: le sue modeste origini non gli permisero una buona formazione artistica e agli esordi ebbe solo sporadici contatti con Alexandre Lenoir, più noto come direttore del Musée des Monuments Français che come pittore. Eppure quando Daumier si cimentò per la prima volta nella litografia, sebbene privo di alcuna pratica, produsse dell`ottimo materiale. Stessa cosa successe con la scultura: per mancanza di soldi dovette adottare terra non cotta che ha in seguito causato la dispersione di questa interessante attività di Daumier. La stessa ansia creativa, apparentemente disordinata, si ripresenta in pittura. Daumier invece di trattare la tela seguendo i precisi procedimenti che le consentono di ricevere e trattenere correttamente il colore, vi stendeva sopra una rapida mano di olio, con conseguenze disastrose. Stessa cosa con la tavola, che prima di essere dipinta deve essere ricoperta con la stesura, in varie fasi, di gesso e colle gradualmente più raffinate e debitamente asciugate: l’artista invece l’aggrediva stendendovi direttamente tempere miste, bitume e biacca. Questi errati procedimenti causano il deterioramento della superficie pittorica che velocemente si secca e si cretta con la conseguente caduta di colore. Ecco perché oggi le opere di Daumier ci appaiono come volti rugosi e recano comprensibili problemi a conservatori e restauratori.

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