A TEATRO – Honoré Daumier

A TEATRO (1860)
Honoré Daumier (1808-1879)
Olio su tela cm 98 x 90
Neue Pinakothek, Monaco

Erede della pittura realista di Géricault, che s’ispira alla vita che si consuma nei sobborghi parigini, Daumier rivela nella sua opera una forte inquietudine, il senso tragico e allucinato di colui il quale ancora non si è abituato ai fatti e ai misfatti della grande città. Nel corso della sua attività, l`artista ha dedicato molte opere al teatro, e quindi ai suoi interpreti e ai suoi spettatori. In questo dipinto, nella penombra della sala di un piccolo teatro, il pubblico è piuttosto concitato, evidentemente coinvolto dallo spettacolo a cui sta assistendo. Lo sfondo della composizione è occupato dal palco, illuminato da una forte luce, su cui si muovono i tre attori impegnati a recitare un melodramma. Da spettatore Daumier diviene l’appassionato cronista dell’evento. L’opera contiene tutti gli elementi costanti nella produzione pittorica dell’artista: la tendenza ad usare colori cupi, la predilezione per le grandi masse e per l’atmosfera fuligginosa immersa in un diffuso chiaroscuro. La deformazione dei personaggi, che si riducono in figure grottesche, fa pensare ad alcune opere tarde di Goya, come ad esempio il celebre ciclo della Quinta del Sordo. Daumier non dipinge mai dal vero, sempre a memoria e questo procedimento si nota dalla maniera sbrigativa con cui risolve il lavoro, un metodo piuttosto istintivo che gli deriva dall’abitudine del lavoro litografico e giornalistico. Purtroppo proprio a causa di questa metodologia la pellicola pittorica della gran parte delle opere di Daumier, fra le quali anche questa, presenta gravi problemi di conservazione.

Dopo vari passaggi di proprietà il dipinto fa attualmente parte della collezione della Neue Pinakothek di Monaco. Dello stesso soggetto esiste una litografia con varianti, tratta da Daumier e pubblicata nel 1864 ne Il Chiavari.

 

Daumier e il portiere Anatole

Anatole, portiere dell’artista, era irrequieto e ad una sua domanda riferì che amava moltissimo l’Opéra-Comique ma che non aveva il denaro sufficiente per pagarsi l’entrata. Daumier gli rispose di approfittare del fatto che lui pur potendo entrare gratis, non ci andava mai: “Non dovrete che farvi chiamare, o meglio, rispondere ad un eventuale controllo, con il mio nome; in questo modo potrete entrare tutte le volte che vorrete all’Opéra-Comique”. Purtroppo, qualche giorno dopo il povero Anatole aveva nuovamente una faccia tristissima. Motivo? Era profondamente umiliato dal fatto che lui era l’unico in redingote in mezzo a tanta gente in abito nero, da sera. Daumier risolse anche questo problema, permettendo al suo portiere di prendere ogni volta che fosse necessario il suo frac. Ma non era finita. Una mattina Anatole apparve desolato, vergognoso: era stato sbattuto fuori dal teatro. Infatti ogni sera l’uomo festeggiava la sua gioia di essere tra “il bel mondo” con abbondanti libagioni col risultato di giungere in sala completamente ubriaco, interrompendo gli attori, dando pacche sullo stomaco ai suoi vicini, esclamando: “Noialtri notai!”, cantando a squarciagola.
E fu così che il buon Anatole fece togliere il nome di Honoré Daumier dalla lista degli ingressi e fece nascere la voce della predilezione del pittore per il vino.

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