MUSULMANI IN ITALIA

 

I musulmani in Italia

L’Islam in Italia è la seconda religione dopo il cristianesimo, principalmente a seguito di immigrazione da paesi a maggioranza musulmana.
Le stime ufficiali parlano di otre un milione di musulmani, che vivono in Italia. Ma potrebbero essere anche il doppio.

Come vivono, quali problemi incontrano, quali scambi avvengono?
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Secondo le statistiche i musulmani in Italia ammonterebbero attualmente a circa 1.300.000, tra i quali si contano anche 60.000 cittadini italiani. L’Islàm è ormai divenuta la seconda religione presente nel nostro paese. L’impulso in tal senso l’hanno dato soprattutto le recenti immigrazioni di persone provenienti dai paesi extraeuropei, la maggioranza di area islamica.
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Quali sono i loro paesi di provenienza?
Iniziamo dal continente Europa: ex Jugoslavia, Albania; all’interno di questi due gruppi si contano sia musulmani sia cristiani.
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Africa: Marocco, Tunisia, Senegal, Egitto (con un certo numero di cristiani copti), Etiopia (soprattutto eritrei suddivisi tra copti e musulmani), Somalia, Algeria, Libia, Mali.
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Asia: Iran, Pakistan, Israele (palestinesi in massima parte), Turchia (forte componente curda), Libano, Giordania (molti i palestinesi), Siria, Iraq (molti curdi provengono da questi due ultimi paesi).
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L’elenco riporta solo le principali nazionalità di cultura e religione islamica presenti sul territorio italiano.
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Musulmani stranieri regolarmente soggiornanti, senza contare i minori non titolari di un proprio permesso di soggiorno. (Elaborazione dati Caritas/Migrantes al 31 dicembre 2009)
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1 – Marocco……….431.529
2 – Tunisia…………103.678
3 – Egitto…………….82.064
4 – Senegal…………72.618
5 – Bangladesh…….73.965
6 – Pakistan…………64.859
7 – Nigeria…………..48.674
8 – Ghana……………44.353
Altra provenienza.. 66.567
Totale…………….1.293.000
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Ma i numeri sono sempre relativi e molto approssimativi, quindi risulta piuttosto difficile valutare con esattezza la quantità di persone di religione e cultura islamica presenti oggi in Italia, visto che le indagini non affrontano quasi mai il dato religioso.
Altrettanto interessante è la composizione professionale: fra essi ci sono lavoratori, studenti, imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti, funzionari, impiegati, operai, braccianti, manovali, autisti, custodi, colf, venditori ambulanti, camerieri, cuochi…
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Coloro che sono qui da più tempo hanno cercato di inserirsi tentando di superare le grandi e ovvie difficoltà insite nella condizione di “immigrato” e si sono uniti in comunità che rispecchiano generalmente la nazionalità o, nel caso di eritrei, palestinesi e curdi, l’appartenenza etnica; creando una catena di solidarietà che possa aiutare i connazionali in difficoltà, mediante associazioni che tentano di dialogare con le istituzioni troppo spesso indisponibili ad affrontare nuovi bisogni sociali e culturali.
Alcune di queste associazioni hanno una propria sede e possono ritrovarsi, oltre che per discutere, per festeggiare eventi lieti o semplicemente per vivere le proprie festività religiose sentendosi più vicini al paese natale.
Altre hanno invece scelto come punto di riferimento gli istituti culturali o i centri islamici sorti progressivamente nell’arco di questi ultimi vent’anni, in quasi tutte le regioni italiane.
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Il Centro Islamico di Milano, uno di questi enti, è un’associazione di musulmani e si propone in sostanza e in sintesi la tutela della identità culturale e religiosa della presenza islamica in Lombardia, in particolare, e in Italia in generale.
L’Islàm non si limita all’aspetto interiore e spirituale dell’uomo, ma regola tutti gli aspetti della vita umana; perciò il Centro si è sempre fatto carico dl sviluppare – accanto al servizi religiosi per lo spirito – tutte quelle attività di assistenza dirette a facilitare l’ambientamento nella società italiana dei musulmani stranieri.
Guardando più da vicino le attività di sostegno proposte dal Centro, risultano più evidenti i problemi che i musulmani incontrano nel nostro paese: l’assistenza gratuita per trovare una sistemazione abitativa, ogni informazione sui servizi pubblici e sui diritti dello straniero, l’insegnamento dei primi rudimenti dell’italiano colloquiale, servizi di ricreazione e dopo-lavoro di carattere sportivo e culturale: ping-pong, lettura, studio, proiezioni di film e di audiovisivi, somministrazione di pasti (non meno di 2.000 pasti all’anno), specialmente nei giorni festivi e dopo il tramonto del sole nei giorni del mese di Ramadan (in cui i fedeli digiunano dall’alba al tramonto), sovvenzioni in denaro per l’inoccupazione iniziale, la disoccupazione e le difficoltà economiche, sovvenzioni a studenti, assistenza medica gratuita svolta dai medici musulmani del Centro, macellazione islamica di bestie per l’alimentazione carnea (la carne halal è a disposizione nelle macellerie convenzionate con il Centro che fornisce il macellatore), l’assistenza islamica per la preparazione delle salme e il servizio religioso per l’ufficio funebre, l’organizzazione delle feste tradizionali dell’Islàm, la celebrazione dei matrimoni, l’insegnamento della lingua araba e della religione islamica alla prole di coppie miste i cui figli sono “italiani”, la pubblicazione di libri e periodici. I centri organizzano conferenze sull’Islàm e tengono inoltre lezioni in scuole di ogni ordine e grado, su invito dei docenti.
Sempre su richiesta dei docenti, si recano nei Centri islamici, in visita d’istruzione, numerose scolaresche.
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Nel 1981 è stata concessa un’area cimiteriale a Segrate e viene data l’autorizzazione all’edificazione di un luogo di culto. La moschea “Al Rahman” di Milano viene inaugurata il 28.5.1988. Questa realizzazione è un segno simbolico della presenza islamica a Milano, concretizzata in una cupola e un minareto.
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È interessante sapere cosa significa “carnehalal“: carne pura, senza peccato; poiché per l’Islàm l’animale deve essere ucciso soltanto per reale necessità e senza subire sofferenze, il sacrificio compiuto ha un suo rituale ben preciso: mediante recisione dei principali vasi del collo che impedisce l’afflusso del sangue al cervello e quindi ai centri del dolore, in tal modo l’animale muore in anestesia totale. L’anossia cerebrale (mancanza di ossigeno) provoca le contrazioni muscolari che permettono l’espulsione del sangue dai tessuti, rendendo così islamicamente commestibile la carte, essendo proibito il consumo di sangue.
Esiste anche il pane halal, cioè il pane non condito con grassi animali (lo strutto in particolare), di cui si fa largo uso nei nostri panifici, e tutta una gamma di prodotti halal, per esempio dolci in cui non siano presenti sostanze alcoliche e così via.
I Centri islamici e le varie comunità si sono fatti promotori di azioni volte a ottenere che nella refezione scolastica i bambini musulmani possano usufruire della “dieta speciale per motivi religiosi” in cui non c’è carne, nella speranza di poter in futuro far distribuire invece la carne halal.
Sono in corso anche trattative per avere a disposizione piscine, nei giorni di chiusura al pubblico, per permettere alle donne musulmane di frequentarle, evitando così condizioni di promiscuità; e altri spazi da adibire a biblioteca con libri e periodici provenienti dal mondo islamico.
Oppure spazi ospedalieri, in accordo con associazioni di volontariato italiane che operano nel settore sanitario, per fare medicina etnica facilitando il contatto col paziente e la validità della diagnosi come pure della cura della malattia.
I contatti col mondo della scuola concernono anche l’ora di religione e di lingua al fine di poter insegnare nelle scuole la lingua araba e la religione islamica agli alunni musulmani.
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Nel contesto attuale si sono moltiplicati i matrimoni misti, tra giovani italiani e persone di cultura e religione islamica; questo è uno dei motivi, oltre ad altri di natura ideologica o mistica, per cui un certo numero di italiani/e hanno scelto di diventare musulmani, anche se in genere preferiscono non pubblicizzare la cosa (almeno per ora) per non incorrere in forme di discriminazione.
Infatti, la professione di fede islamica viene formalizzata solo in caso di matrimonio tra una donna musulmana e un uomo italiano perché l’IsIàm proibisce alla donna di sposare un uomo di altra religione, essendo soggetta all’autorità del marito; mentre l’uomo musulmano può sposare sia una donna cristiana sia una ebrea (cristiani ed ebrei sono i popoli del Libro).
Anche in Italia, in caso di matrimoni misti, esiste l’usanza di redigere il contratto di matrimonio da parte di un responsabile del Centro islamico davanti a due testimoni, dopo aver accertato che i due siano capaci d’intendere e di volere e che la sposa abbia il consenso del titolare della rappresentanza della famiglia (il padre o il fratello o lo zio); poiché nell’Islàm il matrimonio non è solo un fatto personale tra due soggetti, ma serve a stabilire legami fra gruppi, è necessario quindi che non vi sia conflittualità.
Il marito dovrà poi dare alla moglie una dote, il cui ammontare viene regolarmente trascritto e diviene proprietà esclusiva della moglie.
Il matrimonio tra un italiano diventato musulmano e una donna musulmana di paese straniero viene celebrato prima che venga consegnata allo sposo la “dichiarazione di islamicità” che gli serve per ottenere il nulla-osta al matrimonio italiano.
Negli stati musulmani il codice civile è laico, ma per motivi sociali sono stati assunti nello stesso le norme, relative alla persona e alla successione, del codice islamico; quindi la norma religiosa acquista validità di norma civile, per cui l’unico matrimonio che in questi paesi ha valore è quello celebrato in base al Libro e alla Sunna. Lo stesso
documento serve all’uomo una volta che con la sposa italiana voglia far visita alla famiglia nel paese natale, affinché venga riconosciuta la validità del vincolo che li unisce; almeno fino a quando la comunità islamica non avrà realizzato un’intesa con lo Stato italiano per dare valore civile al matrimonio islamico.
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Associazionismo musulmano

L’Islam in Italia non ha una istituzione unitaria di rappresentanza nei confronti dello Stato. Numerose associazioni rivendicano la rappresentanza degli interessi dei musulmani residenti in Italia. Tra queste associazioni dell'”Islam delle moschee”, multinazionali e multietniche:
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UCOII, vicina ai Fratelli Musulmani e guidata da zzeddin Elzir.
L’Ucoii deriva dall’USMI (Unione degli studenti musulmani d’Italia), fondata nel 1971 all’Università di Perugia
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Lega musulmana mondiale, di influenza saudita
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Assemblea musulmana d’Italia (AMI), associazione composta da musulmani sunniti e sufi, filo-occidentali e favorevole al dialogo interreligioso, guidata dallo Shaykh Abdul Hadi Palazzi
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Unione dei musulmani d’Italia (UMI), guidata da Adel Smith (1960–2014)
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Unione degli albanesi musulmani in Italia “UAMI”, associazione di albanesi musulmani provenienti da Albania, Kosovo e Macedonia
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Associazione della comunità marocchina delle donne in Italia (ACMID-DONNA).
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Accanto all'”Islam delle moschee”, diversi osservatori segnalano l’esistenza in Italia di un “Islam degli Stati”: paesi quali il Marocco e l’Egitto, che diffidano delle influenze saudite e dei Fratelli Musulmani, si sono organizzati per seguire i propri cittadini all’estero anziché delegarne la rappresentanza ad organizzazioni di base a rischio fondamentalista.
Tra questi:
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Centro culturale islamico d’Italia (CCII) nato negli anni ’70 a Roma, con l’appoggio e il coinvolgimento degli ambasciatori di paesi sunniti presso l’Italia o la Santa Sede; al CCII si devono i primi progetti per la moschea di Roma, a partire dal 1974. La moschea sarà aperta nel 1995
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Missione culturale dell’Ambasciata del Marocco, che sostiene diverse moschee indipendenti
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Moschea di Palermo, installata in una ex chiesa di proprietà del consolato tunisino, e gestita direttamente dal governo della Tunisia
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Unione islamica in Occidente, sostenuta dalla Libia
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Istituto culturale islamico (ICI), sostenuto dall’Egitto
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Le confessioni islamiche minoritarie hanno associazioni proprie, tra cui:
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Comunità ismailita italiana (sciiti)
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I movimenti missionari (tabligh)
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Le confraternite sufi, tra le quali la Muridiyya che secondo una stima riunisce circa due terzi dei senegalesi residenti in Italia
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Le organizzazioni nazionali o socio-religiose.
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DATI DEL 31 DICEMBRE 2015