TITAN e TITANIC

QUANDO IL ROMANZO DIVENTA REALTÀ

Lo strano caso dei due “Titanic”

Un “palazzo galleggiante” salpò da Southampton nel 1898 per il suo viaggio inaugurale. Era il più grande e lussuoso transatlantico di linea che fosse mai stato costruito, e i ricchi passeggeri poterono goderne lo sfarzo durante il viaggio verso New York. Ma la nave non giunse mai a destinazione: la sua chiglia fu squarciata da un iceberg, e affondò provocando molte vittime.

Quel transatlantico esisteva però solo nell’immaginazione d’un romanziere, Morgan Robertson. Alla sua nave immaginaria, Robertson diede il nome Titan. Il romanzo si intitolava Futilità.

Presagi di catastrofe

Quel parto della fantasia era destinato a tradursi in una terrificante realtà: 14 anni più tardi, un transatlantico di gran lusso, vero questo, inizio il suo viaggio inaugurale carico di ricchi passeggeri. Anche questo si scontrò con un iceberg e andò a fondo; e, come nel romanzo di Robertson, la perdita di vite umane fu spaventosa, perché non c’erano sufficienti scialuppe di salvataggio. Era la notte del 14 aprile 1912. La nave era il Titanic.

Ma non fu solo la sorprendente dei nomi a creare un tragico parallelo tra il Titan del romanzo e il Titanic della realtà. Le due navi erano approssimativamente della stessa stazza, avevano la stessa velocita e la stessa capacità di trasporto (circa 3.000 persone). Entrambe erano definite “inaffondabili”, ed entrambe affondarono esattamente nello stesso punto dell’Atlantico settentrionale.

Ma le strane coincidenze non finiscono qui.
Un famoso giornalista, W. T. Stead, aveva pubblicato nel 1892 un racconto che in seguito risultò un esatto presagio del disastro del Titanic.
Non solo Stead si dilettava di spiritismo, fu anche uno dei 1.513 passeggeri che persero la vita nel naufragio!

Una reminiscenza della tragedia

Né il romanzo di Robertson, né la profetica novella di Stead servirono d’ammonimento al capitano del Titanic, nel 1912. Ma una reminiscenza di quella spaventosa tragedia salvò invece un‘altra nave in circostanze consimili, 23 anni dopo.

Un giovane marinaio di nome William Reeves era di guardia su un vascello a vapore diretto dall’Inghilterra al Canada, nel 1935. Era aprile, il mese dei disastri provocati dagli iceberg. Il turno di guardia doveva finire a mezzanotte. Reeves sapeva che quella era l’ora in cui il Titanic si era scontrato con un iceberg. Anche allora, come in quel momento, il mare era calmo.
Quei pensieri presero improvvisamente la forma di un angoscioso presagio, nella mente del marinaio che, tutt’ad un tratto, ricordò la data esatta della catastrofe del Titanic: 14 aprile 1912.
La coincidenza era terrificante: si trattava del giorno in cui era nato. Allora lanciò un grido d’allarme, e il timoniere suonò il segnale di pericolo: macchine indietro. La nave, in un ribollire di schiuma, si fermò proprio a pochi metri da un enorme iceberg che torreggiava minacciosamente fra le tenebre della notte.

Altri grandi iceberg galleggiavano intorno alla nave: ci vollero non meno di nove giorni perché i rompighiaccio venuti da Terranova riuscissero a sgombrare la via.

Il nome della nave che per poco non aveva seguito il destino del Titanic era Titanian.

E ultimamente la tragedia del sommergibile Titan, il sommergibile che osò sfidare la maledizione del Titanic….

TESTIMONE OCULARE. Mentre il Titanic affondava, John B. Thayer tracciava questi schizzi dal battello di salvataggio. Nessun altro superstite accennò affatto che la nave si era spezzata in due. Dopo aver subito una falla larga 100 metri, la nave affondò in 2 ore e 40 minuti.

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