SCHÖNBRUNN E LA SUA STORIA

Il palazzo di Schönbrunn in un dipinto del 1758 di Canaletto

SCHÖNBRUNN E LA SUA STORIA

Ancora trecent’anni fa tutta l’area su cui sorge l’odierno castello e parco di Schönbrunn era rivestita di fitte ampie boscaglie, che per la loro copiosa selvaggina costituivano un’ottima bandita di caccia alle porte della capitale dell’Impero e della residenza imperiale di Vienna. L’imperatore Massimiliano II (1564-1576) aveva una predilezione particolare per questi paraggi e vi acquistò una casa dominicale situata alle rive del fiume Vienna – la cosiddetta Katerburg, ricostruzione d’un antico molino – insieme al bosco circostante (1569).

Da allora in poi gli Asburgo ne rimasero proprietari e i sovrani appassionati della caccia vi convennero spesso e volentieri fino dal secolo XVIII, anzitutto l’imperatore Mattia (1612-1619), a cui si iattribuisce anche la scoperta di quella fonte, che venne chiamata a quell’epoca Fonte Bella, nome esteso più tardi a tutta quanta quest’area.

L’imponente casa dominicale coi due piani della sua facciata centrale e le sue 16 finestre frontali venne completamente distrutta dai Turchi e restò per ben 13 anni una rovina abbandonata, perché solo nel 1695 l’imperatore Leopold I (1658-1705) si decise a far erigere al posto dell’antico castello da caccia una sontuosa residenza estiva per il proprio figlio e successore: l’imperatore Giuseppe I.

Si affidò l’incarico di farne la pianta all’insigne maestro del barocco austriaco Giovanni Bernardo de Erlach. Il primo disegno di questo architetto geniale – un aggregato edilizio in cima alla rampata del Padiglione odierno con numerose costruzioni a terrazze in discesa verso la pianura – non potè incontrare l’approvazione, perchè troppo dispendioso.

Entro il quinquennio 1695-1700 venne invece attuato il secondo progetto più semplice con ben poche modifiche: una costruzione a due piani della lunghezza di 175 metri con due ali fortemente sporgenti a tetti schiacciati all’italiana, il cui centro era coronato da una magnifica rampa ed una serie d’arcate: questo il castello di Schönbrunn nella sua forma originaria di Fischer von Erlach.

Dopo la morte di Leopoldo I il compimento dell’interno dell’edifizio non è progredito di pari passo con quello dell’esterno, perchè dei suoi figli e successori l’imperatore Giuseppe I morì troppo presto e l’imperatore Carlo VI non sentì gran simpatia per Schönbrunn.

Solo la figlia di quest’ultimo, l’imperatrice Maria Teresa (1740-1780) si prese a cuore le sorti di Schönbrunn incaricando fra il 1743-1749 l’architetto goriziano Niccolo Pacassi di riformarne e rivederne i piani secondo i di lui criteri in quella forma come la possiamo ammirare oggi giorno. Le ampie rampate vennero sostuite da scalee, i tetti schiacciati trasformati in tetti diritti, inserendo un nuovo piano e modificando la sovrastruttura ad arcata si porerono ricavare tutta una serie di nuovi vani a scopi d’alloggio.

Anche al piano nobile, nelle sale di parata si fecero dei cambiamenti. Il salone attraversante l’ala centrale del palazzo venne trasformato in direzione dell’asse longitudinale in una galleria maggiore ed in quella minore ed al posto del salone da pranzo si inser’ la cosiddetta Scala Azzurra. Nel 1745 ci si decise pure per la configurazione attuale della cappella. Nei vani adibiti ad alloggi l’arredo in stile del tardo barocco venne sostituito dal nuovo, con mobili alla Rococò francese dando il massimo risalto all’esecuzsione da parte d’artisti od artigiani di vaglia.

Dal giorno in cui l’imperatrice trasferì la propria residenza a Schönbrunn (1746). L’Imperiale Castello di Diporto di Schönbrunn é stato il centro d’importanti affari di Stato e di grandi festività, come pure il dolce idillio agreste per le belle estati della corte imperiale.

Imperatrice Maria Teresa d’Austria (1759)

Si terminarono fuori della cerchia del castello gli edifici accessori ancora incompiuti, nonché le due ali nell’avancorte dello stesso. Per il suo Cancelliere di Stato, il principe Kaunitz, l’imperatrice fece costruvire nel 1770 il Castelletto Imperiale prospiciente la piazza di Hietzing.

Oltre al castello stesso ed ai suoi fabbricati adiacenti si dedicarono delle cure particolari all’impianto del parco ed al suo
abbellimento pervenutoci integro nel suo antico ordinamento e che passa per una delle più grandiose creazioni dell’arte barocca del giardinaggio. Le pareti arboree a taglio francese secondo i disegni del Viennese Ferdinando de Hohenberg furono rinnovate in parte dall’olandese Adriano von Steckhoven (dal 1765 in poi).
Il recinto del parco é frastagliato da viali diritti a perdita d’occhio che incrociandosi in varie maniere schiudono di continuo visuali panoramiche del castello, di fontane monumentali ed altri edifici.

Il giardino botanico creato nel 1753 a richiesita dell’imperatore Francesco I, marito dell’imperatrice Maria Teresa, potè ben presto vantare rinomanza mondiale per la rarità della sua flora.

Si ovviò alla cronica carenza di acqua mediante la deviazione ancor oggi esistente di una condotta d’acqua utilitaria dal parco da caccia di Lainz verso i due stagni dinanzi e dietro la Gloriette.

Anche la planimetria della Gloriette (Padiglione) del 1775, quelle dell’Obelisco (1777), del Rudere Romano (1778), risalgono a Hohenberg, che diresse pure la ricostruzione del Teatrino del Castello (1776), il quale col suo bellissimo ovale preclassico rappresenta davvero un gioiello architettonico del castello.

Lo Svevo Guglielmo Bayer coi suoi allievi é l’autore delle statue anticheggianti del parco innalzatevi fra il 1773-1781. Il fontanone del 1779 – La bella Fonte – va debitore della sua seducente Egeria pure al Bayer, mentre allo scalpello del
Salisburghese Giovanni Hagenauer si devono le figure delle due fontane delle Naiadi nel parco e la fontana est nel cortile del castello. Quella ad ovest di quest’ultimo é opera del Tirolese Antonio Zauner, al quale dobbiamo anche l’altra del Nettuno ai piedi, del colle del Padiglione terminata da lui poco prima della morte di Maria Teresa (1780) quale sfondo di grande effetto alla platea floreale.

A prescindere da ritocchi di poco conto alla facciata del castello, avvenuti sotto il regno di Francesco I, le caratteristiche edilizie di Schönbrunn son rimaste d’allora in poi immutate. Di tanto maggior portata sono stati all’incontro gli avvenimenti storici svoltisi successivamente nel castello. Nel 1805 e 1809 Napoleone Bonaparte vi tenne il suo quartiere generale, nel vasto cortile del castello stesso passo quelle riviste magnifiche e vi stipulò anche la pace di Schönbrunn. Crollato Napoleone le sale del castello ospitarono il Congresso di Vienna.

In una delle sale nacque nel 1830 il futuro imperatore Francesco Giuseppe I, a pochi passi da quella Camera Napoleonica, dove due anni dopo morì l’unico figlio di Napoleone, il Duca di Reichstadt.

L’imperatore Francesco Giuseppe I è stato sempre particolarmente affezionato a Schönbrunn e vi é anche morto nell’anno di guerra 1916. Oltre a dei rinnovamenti di gran mole nei vani di rappresentanza si devono a lui il grande Palmeto (1880), la palazzina della meridiana (1901) e ciò onde ovviare alla carenza di spazio derivata dall’accrescimento della flora lussureggiante.

L’Imperatore Carlo, di lui successore, che dimorò del pari a Schönbrunn, vi sottoscrisse l’111 Novembre 1918 – e precisandente nella cosiddetta stanza della lacca antica – l’atto di rinunzia al suo governo.

A datare da questo giorno tutto il territorio di Schönbrunn coi suoi annessi e connessi é passato in proprieta dello Stato e viene amministrato dalla Capitaneria del Castello.

Nell’ultimo anno della seconda guerra mondiale Schönbrunn é stato fortemente sinistrato in quasi tutte le sue parti in seguito ai bombardamenti. L’edificio centrale del castello stesso, le ali orientali, la Gloriette, gli impianti dello Zoo e la serra delle palme ebbero a subire notevoli danni. Dopo 5 anni impiegati in lavori quanto mai difficili e dispendiosi di ricostruzione, Schönbrunn ci si riaffaccia nella sua pristina bellezza.

Dall’agosto 1947 al novembre 1947 il castello stesso ed alcuni dei suoi annessi è stato occupato dalle forze armate dell’Inghilterra; attualmente è adibito nuovamente ad alloggi.

IN GIRO PER LE SALE

A Schönbrunn, recintato di mura da tutti i lati, che però era accessibile parzialmente al pubblico già ai tempi di Maria Teresa, si può entrare attualmente attraverso uno dei suoi quattro portoni.

Il portone maggiore che si raggiunge da tramontana varcando un ponte, vegliato da sfingi, dell’epoca di Maria Teresa, e che sormonta il fiume Vienna, è chiuso da una cancellata magnifica alla roccocò in ferro battuto, interposta fra due obelischi incoronati di aquile dorate.

A destra di detto portone s’apre immediatamente l’ingresso al teatro del castello, che è ancor oggi il più antico teatro di Vienna e serve attualmente ad esercitare i discepoli d’arte drammatica del Seminario Statale di recitazione e regia.

Il cortile del castello con le sue due fontane è delimitato all’est ed ovest da costruzioni alari ricche d’effetto che risalgono ai tempi di Maria Teresa. Il castello stesso di Schönbrunn occupa tutta la fronte meridionale del cortile in parola. Al di sopra del piano che s’incunea nello zoccolo a riquadri, s’innalzano i due piani maggiori raccolti entro una serie gigantesca di lisci pilastri ionici e delimitati da una balaustrata fregiata di figure e vasi.
Le due scalee coi loro ricchissimi appoggiatoi alla roccocò menano alla balconata della terrazza e chiudono cinque cancellate in ferro battuto, per cui si accede alla loggia di traversata. In quest’ultima s’ammirano due gruppi statuari d’Ercole in bronzo, che s’attribuiscon allo scultore Adriano de Vries. Dal lato sinistro della loggia si accede alla cappella del castello, fregiata nella volta da Daniele Gran (1744), il cui altare maggiore si vanta d’una pala di Paolo Troger. Le statue in piombo dorato nelle nicchie laterali sono opera di J. Kohl, mentre la Pietà sulla porticina del tabernacolo è probabilmente dovuta a Raffaele Donner. A destra della loggia incontriamo, salendo la scala azzurra, l’accesso ai vani di gala. Alla scala azzurra stessa sovrasta nella volta, in un affresco, la riproduzione allegorica dell’andata di Giuseppe I in Ispagna, opera dei discepoli di Rottmayer (intorno al 1720). Le pesanti intelaiature marmoree delle porte risalgono ai tempi della costruzione del castello (1700).

I vani di gala del castello sono: gli alloggi della coppia imperiale Francesco Giuseppe I ed Elisabetta, le sale adibite a funzioni rappresentative, le fastose foresterie ed i cosiddetti appartamenti Franco-Carolini.

Lo stile predominante in tutte le sale e le camere è il roccocò grazioso e movimentato del secolo XVIII con una tal quale predilezione per l’esotismo, come lo si può osservare in certi punti. L’arredo rimasto intatto nel proprio originale, coi rivestimenti bianchi e bruni alle pareti, con gli stucchi a fregi d’oro ai cieli delle stanze, con i musaici policromi nei pavimenti, i lampadari di cristallo, le stufe monumentali ed anzitutto i mobili imbottiti riccamente scolpiti ‘si impone all’ammirazione del visitatore con la sua antica magnificenza. Arazzi e specchi, soprattutto poi molti ritratti della famiglia imperiale fregiano le fastose pareti.

Gli appartamenti sono preceduti dal salone della guardia (quadri d’animali di Hamilton) e della sala del biliardo con un dipinto murale di Martin van  Meytens (conferimento dell’ordine cavalleresco di Maria Teresa) e due tele laterali di Fritz d’Allemand (festività in onore dell’imperatore Francesco Giuseppe I durante i tempi del suo governo).

La sala delle udienze coi suoi fastosi lacunari bruno oro ed una stufa roccocò riccamente decorata schiude l’accesso ad una fuga di vani adibiti ad alloggi. Alle stanze arredate assai modestamente dell’imperatore Francesco Giuseppe I, – uno studio ed una camera da letto – seguono dopo tre stanzette, la camera da letto della coppia imperiale coi suoi mobili massicci di palissandro e comunicante con questa il gran salone dell’imperatrice Elisabetta con alcuni mobili pregiati. Fra le prossime stanze sono degne di rilievo quella di Maria Antonietta con un ritratto in grandezza naturale dell’imperatore Francesco I di Amerling, nonché l’intimo salottino da colazione dell’imperatrice Maria Teresa con dei ricami delle figliole della stessa.

I vani di gala s’iniziano col salone degli specchi in puro roccocò. Si accodano allo stesso le tre stanze rosa con grandi paesaggi incassati nelle pareti, opere di Giuseppe Rosa (dipinte fra il 1760 ed il 1769), i due gabinetti cinesi con pavimenti ad intarsio di squisita bellezza, ninnoli dell’Asia orientale e lacunari in lacca antica, la stanza del cavallino coi suoi quadri d’animali dei fratelli Hamilton, come pure il salone delle cerimonie con la magnifica tela, riproducente l’imperatrice Maria Teresa, del Meytens e le cinque grandi tele con delle scene attinenti alle nozze dell’imperatore Giuseppe II con Isabella di Parma (1760, scuola del Meytens).

La più grande meraviglia di tutto il castello, tanto per la posizione quanto per il suo effetto, è costituita dalla galleria grande e la galleria piccola unite fra di loro da porticati. I loro soffitti sono decorati da grandi affreschi di maestro Guglielmo (1760) e da plastici stucchi dorati di Alberto Bolla.

Al salone delle cerimonie fanno seguito i più bei vani del castello: quelli della foresteria. Le pareti del salotto azzurro sono
rivestite di tappezzerie di carta cinese, la stanza a lacca antica sfoggia dei rivestimenti dell’Asia orientale in lacca nera con pitture in oro (1770); la stanza napoleonica ornata di grandi arazzi di Bruxelles, con delle scene popolari; la stanza delle porcellane, decorazioni murali in legno bianco azzurro incassativi da disegni azzurri in inchiostro di Cina. L’attigua stanza dei milioni è d’una sontuosità e bellezza abbagliante. Nelle pareti a lacunari di prezioso legno di rosa sono incassate numerose miniature indiane su pergamena in cornici dorate, che riflettendosi negli specchi di cristallo e nel lampadario artistico illuminato fanno un effetto fiabesco. Segue ancora la sala degli arazzi, ultimo vano della foresteria, con gli arazzi dei Paesi Bassi alle pareti e sulle sei poltrone.

Gli appartamenti Franco-Carolini, dove hanno abitato i genitori dell’imperatore Francesco Giuseppe I, sono semplici e modesti.

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