STORIA DEL VETRO (The history of Glass)

IL VETRO

Il veto è una delle materie più versatili di cui l’uomo disponga, e la sua storia si perde addirittura nelle origini della civiltà. Ricavato dalla sabbia, uno dei materiali più economici e disponibili sulla Terra, il vero è impermeabile, trasparente, non si macchia ed è praticamente inattaccabile da tutti gli agenti chimici. È facile da pulire, non contamina i cibi ed è un ottimo isolante elettrico. Presenta inoltre altre caratteristiche preziose: è facilmente plasmabile a caldo e lo si può decorare e colorare in molti modi.

Le antiche civiltà insediate in Egitto e in Mesopotamia scoprirono il modo di fabbricare il vetro intorno al 1000 a.C. Esso apparve in un primo tempo sotto forma di semplici perline e bacchette colorate, ma ben presto i vetrai impararono la tecnica di realizzare coppe, vasi, brocche e boccette per conservarvi oli e profumi.
I patrizi e i ricchi romani avevano finestre di vetro nelle loro case, e moltissime famiglie romane si potevano permettere qualche recipiente di vetro. Ma per migliaia di anni il vetro continuò a rimanere un articolo di lusso.

Declino e rinascita dell’arte vetraria

Al pari di tante altre attività, anche l’arte della fabbricazione del vetro subì un declino in Europa, dopo la caduta dell’Impero Romano, e solo nel XII secolo tornò a fiorire.
Gli artigiani si servirono di vetri colorati per decorare le ampie vetrate delle cattedrali gotiche, costruite in quell’epoca. Illuminate dal sole, esse creavano una fantasmagoria di colori che affascinava la gente comune. Sulle vetrate erano spesso raffigurate scene bibliche, per insegnare il messaggio cristiano ai fedeli, perlopiù incapaci di leggere la Bibbia.
A partire dalla fine del XV secolo, i vetrai veneziani si specializzarono nella lavorazione di un vetro chiaro, quasi incolore, che i vetrai dell’antichità avevano quasi completamente trascurato. Questo portò alla produzione di lenti migliori per gli occhiali, richiesti da un numero sempre maggiore di studiosi, avidi di leggere i nuovi libri stampati.
Lenti migliori significarono anche la realizzazione dei primi microscopi e telescopi, che permisero a poco a poco all’uomo di scoprire di non essere il centro dell’Universo, ma di rappresentarne solo una minuscola parte.
Nel XIX secolo il vetro cominciò a essere prodotto in serie, e per la prima volta la maggior parte delle persone poté permettersi l’uso di vasi, bacinelle, bicchieri e specchi di vero.
Le finestre delle case divennero più grandi consentendo un’illuminazione diurna maggiore, e vennero costruite serre di vetro, che permisero di coltivare piante tropicali nei Paesi freddi settentrionali.
Il simbolo del progresso dell’industria vetraria fu il Palazzo di Cristallo, costruito a Londra, nel 1851, con 100.000 lastre di vetro ancorate a un’intelaiatura di ferro.
Negli ultimi decenni del nostro secolo si è resa disponibile una grande abbondanza di vetri speciali: dagli schermi a prova di proiettile, fatti di vetro inframezzato da lastre di materia plastica, ai filamenti di vetro utilizzati come fibre ottiche, che permettono ai medici di studiare l’interno del corpo umano, e lungo i quali corrono le onde luminose nelle moderne reti di telecomunicazioni.
Vi sono infine occhiali fotocromatici, fatti di un vero chiaro sensibile alla luce, che si oscurano se esposti a una forte illuminazione, funzionando cosi da occhiali di protezione oltre che da vista.

La storia di cinquemila anni del vetro

3000 a.C.: primi vetrai
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La tecnica della fabbricazione del vetro venne scoperta nel Medio Oriente intorno al 3000 a.C. Un curioso episodio è riferito dallo scrittore romano Plinio il Vecchio: alcuni mercanti di natron (carbonato di sodio), sbarcati su una spiaggia fenicia, accesero un fuoco per cuocere
il cibo: non avendo trovato pietre per circondare il focolare, adoperarono pezzi di natron che, fondendosi e mescolandosi alla sabbia, formarono il vetro.
La produzione di vetro su vasta scala incominciò molto tardi. Solo verso il 1500 a.C. si cominciarono a fabbricare ninnoli e recipienti di vetro in quantità apprezzabili. Vasi e coppe venivano scolpiti accuratamente in un blocco di vetro, oppure plasmati attorno a un nucleo costituito da un sacchetto di sabbia, che veniva immerso in un crogiuolo di vetro fuso, e quando il vetro si induriva, la sabbia del nucleo veniva raschiata via. Spesso attorno all’oggetto plasmato venivano avvolti fili di vetro colorato, ma i vetrai egizi impararono anche a colorare il vetro, aggiungendovi dei minerali sotto forma di ossidi metallici, gli stessi oggi impiegati.

300 a.C.: introduzione degli stampi

Verso il 300 a.C., Alessandria d’Egitto era il centro della produzione vetraria più importante del mondo allora conosciuto. Tra le innovazioni apportate dagli artigiani alessandrini sono da annoverare una qualità superiore delle decorazioni e il metodo di plasmare il vetro, comprimendolo in apposite forme o stampi. Si versava il vetro fuso in una prima forma, alla quale poi veniva sovrapposta una seconda.
L’oggetto di vetro rimaneva cosi plasmato fra le due. Con questa tecnica si potevano ottenere oggetti di fattura più raffinata che non immergendo un corpo solido nel vetro fuso.
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I secolo a.C.: invenzione della soffiatura

Nel I secolo a.C. i Siriani inventarono il cannello per soffiare il vetro, un tubo di ferro che veniva intinto nella massa pastosa di vetro. Il massello, che rimaneva attaccato all’estremità, si gonfiava come una bolla di sapone. Soffiandola in uno stampo, oppure manipolando abilmente il tubo con rocchi della mano, si potevano ottenere oggetti di qualsiasi forma. Questo metodo portò a una grande espansione della manifattura del vetro.
La tecnica della soffiatura si diffuse rapidissimamente, grazie probabilmente alla pace che regnava nel mondo romano di cui la Siria faceva parte. Era conosciuta a Roma già agli inizi del I secolo d.C., a qualche decennio dalla sua invenzione.
II metodo è cambiato ben poco attraverso i secoli. La sola differenza è che oggi la soffiatura di bottiglie e lampadine elettriche, prodotte in serie, avviene meccanicamente.
Il compito dei soffiatori di vetro siriani era facilitato dal fatto che usavano un vetro di composizione molto simile a quello adoperato oggi, a base di calce sodata, che fonde con relativa facilità ed è abbastanza fluido quando è fuso. Oltre alla soda e alla sabbia, questo vetro contiene calcio ricavato dal calcare.

XII secolo: vetri colorati

Nel XII secolo i vetrai europei diffusero l’arte dei vetri policromi. Le enormi vetrate delle cattedrali erano composte di pezzi di vetro di varie forme e di vati colori. Il vetro colorato veniva prima soffiato e plasmato in forma di rozzo cilindro, poi tagliato a strisce e stirato mentre era ancora molle. La lastra irregolare che ne risultava veniva infine ridotta in pezzi di dimensioni convenienti. Per formare il disegno finito, i vari pezzi colorati erano uniti assieme con strisce di piombo scanalate. Certi particolari, come per esempio i lineamenti del viso, venivano dipinti con colori a smalto e poi fissati a caldo sul vetro.

XIV secolo: vetro crown

Nel XIV secolo, venne scoperto in Normandia un metodo per la fabbricazione di un vetro piatto e sottile per finestre, poi denominato crown. La prima fase consisteva nel soffiare col cannello una grossa bolla. Questa veniva poi appiattita e trasferita su una sbarra di ferro, fatta girare velocemente. Per la forza centrifuga, la bolla appiattita si allargava a ventaglio, formando una lastra circolare, tagliata quindi in piccole lastre. Al centro, dove la lastra circolare era stata attaccata alla sbarra, rimaneva una sorta di spesso occhio che qualche volta veniva incluso nella lastra a scopo decorativo.

XV secolo: vetro trasparente

I vetrai veneziani furono i primi in Europa a produrre un vetro quasi del tutto incolore.
L’ottennero scegliendo accuratamente i componenti e aggiungendovi minerali capaci di eliminare il colore. Il vetro che ne risultava non era perfettamente trasparente, ma ciò non aveva grande importanza se l’oggetto fabbricato era sottile. I Veneziani chiamarono questo vetro col nome di cristallo, per la sua somiglianza al cristallo di rocca naturale.

XVII secolo: vetro in lastre

Un nuovo metodo per la fabbricazione di lastre di vetro venne introdotto in Francia, nel primo decennio del XVII secolo. Il vetro fuso veniva versato su una tavola di ferro per formare una grande lastra, che poi veniva levigata su tutte e due le facce, per renderla perfettamente uniforme. Questo metodo era però troppo costoso perché potesse diffondersi.

1675: vetro flint

Nel 1675, l’inglese George Ravenscroft usò la silice per ottenere un vetro di trasparenza cristallina, chiamato flint. Esso però si deteriorava rapidamente formando un intrico di piccole incrinature. A questo inconveniente si pose ben presto rimedio incorporandovi dell’ossido di piombo, e si ottenne cosi un vetro pesante e brillante, conosciuto come vetro al piombo.

1884: vetro di Jena

Nel 1884 una vetreria di Jena, in Germania, incominciò a produrre un vetro contenente un composto chimico detto silicato borico, che lo rendeva più elastico e meno sensibile al calore.
Uno dei fondatori di quella vetreria era un fabbricante di strumenti ottici, il tedesco Carl Zeiss. Dal vetro di Jena al borosilicato si giunse successivamente alla creazione dei moderni vetri termoresistenti, come il pirex, che contengono anche anidride borica.

1909: vetri di sicurezza

Agli inizi del 1900 si cominciò ad avvertire il bisogno di vetri a prova d’urto da utilizzare come parabrezza sulle automobili. Il chimico francese Edouard Benedictus escogitò il sistema di interporre un foglio sottile di celluloide tra due lastre di vetro. In caso d’urto, il vetro non andava in frantumi ma si incrinava soltanto.
Nel 1936, la celluloide, che col tempo ingialliva, venne sostituita dalla plastica.
Oggi esiste anche un altro tipo di vetro di sicurezza, reso infrangibile mediante un rapido raffreddamento in una corrente d’aria. Quando si rompe, non forma schegge aguzze ma tanti piccoli frammenti arrotondati.

1918: lavorazione delle lastre

Un metodo di fabbricazione a ciclo continuo di lastre di vetro per finestre venne lanciato contemporaneamente, nel 1918, da Emile Fourcault in Belgio e da Irving Colburn negli Stati Uniti. Consiste nel prelevare da una vasca di vetro fuso un nastro di vetro, le cui estremità vengono raffreddate, quindi afferrate da un sistema di rulli, in modo che il nastro sia stirato fino al punto in cui viene tagliato.

1952: processo per galleggiamento

La costosa fabbricazione del vetro in lastre è stata oggi quasi interamente sostituita dal float-glass, cioè dal vetro che si ottiene con il procedimento di galleggiamento (dall’inglese to float, galleggiate) inventato nel 1952 dall’inglese Alastair Pilkington. II vetro viene versato sulla superficie di un bagno di stagno fuso, che conferisce al vetro, che vi galleggia sopra, una levigatezza uniforme. Il vetro cosi ottenuto è più economico di quello prodotto normalmente, e la sua superficie presenta una brillantezza superiore.
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