LA MADRE – Maksim Gor’kij

LA MADRE

Maksim Gor’kij

Introduzione

Maksim Gor’kij  scrisse LA MADRE durante la rivoluzione del 1905-1907, ma con riferimento preciso alle dimostrazioni operaie del 1902 e ai processi che ne seguirono. Di questo romanzo si è parlato molto: è stato lodato oltre al dovuto, e criticato altrettanto ingiustamente. Però non dobbiamo dimenticare che, per decenni, è stato il “libro” degli operai di tutte le Russie e delle loro lotte.
Dietro LA MADRE c’è pure una tradizione letteraria, la tradizione avente come “oggetto” di narrazione artistica speranze e vicende rivoluzionarie (ricordo tra i molti nomi il Turgeniev di ALLA VIGILIA). Ma Maksim Gor’kij , come ormai ripetono tutti i manuali, introdusse per la prima volta la problematica precisa della rivoluzione proletaria-operaia e contadina. La chiarezza ideologica del romanzo, forse “eccessiva” e quindi un po’ schematica, aveva una sua funzione: il romanzo non doveva essere un oggetto di svago, di consumo, ma un libro di propaganda, carico di vitalità e di idee.

Appleton Mother 1907.jpg

Recensione

L’azione de LA MADRE si può riassumere in poche parole: si identifica con lo sforzo, le sofferenze, le incertezze e la conquista della certezza che tolgono una contadina dalla sua esistenza tradizionale, frammentaria e oppressa, e le fanno ritrovare la propria dignità umana nel vivo della lotta degli operai di fabbrica. Questo “itinerarium” conferisce al libro una sorta di sacralità rivoluzionaria, che del resto è una delle chiavi della sua presa sulle anime di tanti lettori.
La struttura fondamentale del soggetto, nell’ambito del rapporto tra i protagonisti (la madre, il figlio) e il coro (la massa proletaria), realizza la sostituzione del solito intreccio sentimentale (eroe/eroina collegati da un vincolo amoroso) con un altro tipo di intreccio, la madre e il figlio: non c’è soltanto la sostituzione dell’intreccio tradizionale, ma vi è anche il rovesciamento di una situazione, nel senso che è il figlio operaio che “educa” la madre contadina. Il coro non ha funzione puramente emblematica, ma partecipa attivamente all’azione figlio-madre; siamo anche in presenza di un aspetto simbolico, nel senso che, oltre la vicenda e i rapporti di lavoro, di partito, di ideale, che uniscano, figlio, madre, operai, nella coppia figlio-madre l’autore ha voluto (scopertamente ma anche in modo convincente) incarnare una posizione partitica (l’alleanza operai-contadini e la funzione educativa dell’operaio di città, e di fabbrica, sul contadino, più arretrato).
Questo romanzo aveva anche uno scopo polemico: opporsi a certi romanzi storici (o pseudo-storici) del tipo di quelli di Merezkovskij: questi, nel 1902 aveva pubblicato PIETRO E ALESSIO, ultima, sciala, parte della trilogia CRISTO E L’ANTICRISTO, in cui si raffigura, oltre la vicenda storica, e quindi in modo simbolico, la lotta tra la Russia rivoluzionaria, “anticristiana” (rappresentata dallo zar Pietro il Grande) e la Russia cristiana (rappresentata dallo zarevic Alessio che, com’è noto, morì in circostanze oscure e forse per volontà del padre Pietro il Grande, al quale si era ribellato).
Tuttavia Maksim Gor’kij ha voluto evitare una contrapposizione così facile: ha cercato piuttosto di risolvere sul piano artistico una “proposizione ideologica”, e c’è (almeno in parte) riuscito: nel senso che centro del romanzo non è tanto il problema astratto dei rapporti (e dell’alleanza) tra operai e contadini, quanto quello (risolto quasi sul piano naturalistico e persino viscerale) della “filiazione” della classe operaia russa da quella contadina.
Fatto questo storicamente vero e attuato.


Maksim Gor’kij

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