IL MATTINO – Antonio Fontanesi

IL MATTINO (1856-58) – Antonio Fontanesi (1818-1882)
Museo Civico di Torino
Olio su tela cm 32 x 21,5

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Antonio Fontanesi, paesaggista nato a Reggio Emilia nel 1818, iniziò gli studi di pittura nella sua città natale sotto I’insegnamento di P. Minghetti.
Nel 1848 si trasferì a Torino attratto dagli ideali risorgimentali e si arruolò nell’esercito sabaudo. Due anni dopo si trasferì a Ginevra dove venne in contatto con la pittura di Alexandre Calame, il paesaggista più studiato dai pittori piemontesi dell’epoca.

Fontanesi fece poi numerosi viaggi in tutta Europa, come tutti i maggiori pittori che hanno vissuto tra la metà e la fine dell’Ottocento, cercando di frequentare le scuole di pittura più avanzate.

Nel 1855 era a Parigi, dove si interessò a Corot e alla scuola di Barbizon.
Nel 1861 partecipò alla prima Esposizione Italiana, inaugurata a Firenze. A questa esposizione vi era di tutto: dal bestiame ai prodotti agricoli, agli ultimi ritrovati della tecnologia del tempo. Naturalmente vennero esposti anche quadri e la manifestazione diede la possibilità ai pittori italiani di ritrovarsi.
In questa occasione Fontanesi scrisse a un amico:”Firenze è tutta festosa, alberghi zeppi, animazione, eccitazione gioconda generale. Nuoto qui fra le belle cose, la sera ne sono ebbro,  non ne dormo più”.
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Qui conobbe Cristiano Banti e ne divenne amico, tanto che nel 1866 trovandosi a Londra privo di mezzi e volendo tornare in Italia si rivolse a lui e ne ottenne un aiuto economico.
Banti lo aiutò anche commissionandogli dei quadri mentre era in attesa di una cattedra all’Accademia di Lucca.
Nel 1863 Fontanesi partecipò alla nuova Esposizione Italiana, dove venne messo in mostra il quadro che ho riprodotto sopra. L’opera però non era in vendita perché già di proprietà del Banti.
Nel 1869 tornò definitivamente a Torino dove divenne titolare della cattedra di paesaggio e direttore di quella d’incisione all’Accademia Albertina.
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Questo paesaggio, intitolato Il mattino, risente delle esperienze europee del Fontanesi, sia francesi che inglesi. Ma cerchiamo di analizzarlo con l’occhio del pittore.

Gli alberi in primo piano sono in ombra e, avendo la luce di secondo e terzo piano, per un effetto ottico la loro massa scura anziché andare indietro balza in avanti.
Voglio qui ricordare che la pittura è anche basata sugli effetti ottici, quindi è giusto imparare a leggere i “trucchi” che usavano i maestri.
Gli assi dei due tronchi se prolungati formano un triangolo rettangolo.
Lo spazio occupato dal prato è pari a due volte e mezzo l’ingombro del cielo.
Gli alberi in secondo piano sono realizzati con il bistro mescolato a terra verde e a un po’ di verde smeraldo.
Gli stessi colori sono stati usati per gli alberi in primo piano con l’aggiunta di una buona quantità di blu oltremare e un po’ di bianco, proprio per farli scattare in evidenza come zona intermedia di profondità.
Il bosco in lontananza è ottenuto con poco verde, lo stesso usato per gli alberi in primo piano, tanto blu oltremare e bianco.
Per il cielo si deve aggiungere molto bianco ai colori delle piante.
L’effetto di questi giochi di colore, di luce e di profondità è quello di dare un grande senso di pace e di armonia. Questa atmosfera si trova all’inizio dell’estate nella campagna lombarda all’alba, quando il sole è poco più alto delle piante e l’alba non ha ancora alzato la caratteristica nebbiolina di questo periodo che smorza i colori.
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Ritratto fotografico di Antonio Fontanesi (Alfredo d’Andrade)
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