GLI STATI GENERALI
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Borghesia e ceti popolari della città e della campagna avevano gravi motivi di malcontento e reclamavano a gran voce provvedimenti che ponessero fine all’ingiustizia presente nel sistema fiscale. Ma, nel timore che una riforma governativa accogliesse in qualche modo le rivendicazioni di questi ceti, furono le classi aristocratiche ad avviare la rivolta contro l’assolutismo.
L’occasione fu loro fornita dalla decisione del sovrano di introdurre una imposta proporzionale su tutta la proprietà fondiaria, senza distinzione tra le varie classi sociali. Nel tentativo di fermare questo progetto, nel 1787 iniziò nel Paese una grande agitazione aristocratica volta ad ottenere la convocazione degli Stati Generali, ai quali soltanto, in base alla legge francese, spettava il potere di decidere in merito ad una così importante modifica dell’ordinamento fiscale. Agli aristocratici si unirono i parlamentari e ben presto nel Paese scoppiarono moti insurrezionali.
Il re fu cosi costretto ad acconsentire alla richiesta, promettendo la convocazione per il maggio del 1789.
Fu allora che entrarono in scena le classi possidenti del “Terzo Stato” e si ebbe il primo scontro tra borghesia e ordini privilegiati sulla questione della rappresentanza agli Stati Generali e del metodo da tenersi nelle votazioni (per ordine o per testa). Chi infatti rappresentava legittimamente la nazione, in quel momento? La nobiltà e il clero, classi privilegiate e improduttive, o il Terzo Stato, composto dalla parte attiva e più numerosa della popolazione?
Il “Parlement” di Parigi, portavoce delle classi privilegiate, schierato ovviamente a difesa della prima ipotesi, aveva richiesto che gli Stati Generali si costituissero come nel 1614 (anno dell’ultima loro convocazione), in modo che, privilegiando la votazione per ordine, la nobiltà e il clero continuassero a detenere la maggioranza. In tal modo, nobiltà e clero, che rappresentavano complessivamente una percentuale nettamente minoritaria rispetto a quella del Terzo Stato, riuscivano a perpetuare la loro tradizionale egemonia politica.
La pronta reazione del Terzo Stato, che si espresse con violente agitazioni in tutto il Paese, costrinse il Parlamento a ritirare la proposta.
Venne così accolta la richiesta della borghesia, secondo la quale al Terzo Stato spettava un numero doppio di rappresentanti rispetto al passato.
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Statua della Marianna, di Henri Ding, a Vizille (Isère)
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Immagine di copertina:
Versailles, 5 maggio 1789, apertura degli Stati Generali
Auguste Couder (1789–1873)
Il Museo di storia della Francia, Versailles
Olio su tela cm 400 x 715
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