TORQUEMADA – INQUISIZIONE SPAGNOLA

AUTO DE FE (1493-1499 circa)
Pedro Berruguete (1450-1504)
Olio su tavola cm 154 x 92
Museo del Prado, Madrid

TORQUEMADA – INQUISIZIONE SPAGNOLA

Sul finire del XIV secolo si pongono le basi dello sviluppo di un vero e proprio diritto inquisitoriale, sufficientemente distinto dal più generale diritto canonico, che sarà un tratto caratteristico dell’età della Controriforma. Se ne occupa il Directorium pubblicato dall’inquisitore catalano Nicola Eymerich (nato a Gerona e morto nel 1399), che appartiene all’ordine domenicano, al quale vengono generalmente delegate tali funzioni. Questo manuale sarà più volte stampato, nel XVI secolo, assieme a un vasto commento redatto da un altro religioso spagnolo, Francisco de Peña (1540-1612). Uno dei suoi principi guida é che “tutto è bene ciò che si fa per la conversione degli eretici”. Circa cent’anni dopo, nel 1478, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia ottengono dal papa Sisto IV l’autorizzazione a ristabilire nei reami spagnoli l’Inquisizione. Anche se in seguito si occuperà pure delle eresie cristiane, essa e concepita all’inizio prevalentemente in funzione di controllo religioso degli ebrei e dei mori convertiti.
L’unità religiosa è in effetti l’ossessione che caratterizza il cristianesimo spagnolo del tempo e motiva tali interventi dell’autorità.
Cinque anni dopo quella prima mossa (1483) un altro confessore dei sovrani, il domenicano Tomas de Torquemada (1420-1498), assume l’ufficio di inquisitore generale. Il papa gli attribuisce poteri molto ampi. Egli ha la possibilità di uniformare il funzionamento della giustizia inquisitoriale su diversi piani: nominando giudici su tutto il territorio, emanando direttive vincolanti, prendendo conoscenza diretta delle singole cause. Nella sua attività l’inquisitore generale è affiancato da un consiglio supremo, la cui autorità si estende sui territori di entrambe le corone spagnole; e dal generale dipendono tutti gli inquisitori provinciali. Norme, procedimenti e consuetudini dell’Inquisizione rimarranno stabili fino alla sua scomparsa, che avverrà in pratica in pieno Ottocento.


AUTO DE FE

Così come viene a consolidarsi nelle ordinanze che la regolano, la procedura esige almeno tre denunce attendibili prima di aprire un procedimento contro qualcuno. Non sono accettate denunce anonime; tuttavia ogni cristiano, qualora venga a conoscenza di casi di eresia, è tenuto a denunciare, pena la scomunica, anche i parenti più stretti. Se il giudice, sentiti i testimoni, ritiene di procedere, una settimana dopo l’arresto l’imputato subisce il primo interrogatorio, al termine del quale è invitato a un esame di coscienza. Sono poi ascoltati i testimoni a carico e a discolpa, ed esaminate le prove. La difesa dell’imputato presenta degli handicap di partenza: egli ha a disposizione soltanto un avvocato d’ufficio, anch’egli membro del tribunale, e gli è tenuta nascosta, per timore di vendette personali, l’identità dall’accusatore, limitando così una più ampia possibilità di replica. E dopo queste fasi che si può fare ricorso anche alla tortura. Il processo può concludersi con un’assoluzione: in questo caso all’imputato può comunque essere richiesta l’abiura di ogni credenza o pratica eterodossa. Se si arriva a una condanna, il reo che abbia ammesso la propria colpevolezza e chiesto perdono può essere condannato a pene di varia entità (fino al carcere a vita) ed è protagonista di un pubblico rito di riconciliazione; altrimenti, viene espulso dalla comunità dei fedeli, con la conseguenza della pena capitale.
Col termine portoghese auto de fe (atto di fede) si designa la cerimonia con cui viene data pubblica lettura ed esecuzione delle sentenze dell’Inquisizione spagnola.
Il rituale é preceduto e completato dallo svolgimento di una processione, da una Messa e da una predica. Se l’imputato é condannato a morte, viene passato all’autorità civile (braccio secolare), cui spetta l’onere dell’esecuzione. Il numero di roghi eseguiti durante il periodo del Torquemada, notevolmente gonfiato in passato, si stima oggi di circa 2000.

TRIBUNALE DELL’INQUISIZIONE (Vedi scheda)
Francisco Goya (1746-1828)
Olio su tavola cm 46 x 73
Accademia di San Fernando, Madrid

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