RASPUTIN – Monaco e mistico russo

 

Grigorij Efimovič Rasputin (Pokrovskoe, 21 gennaio 1869 – San Pietroburgo, 17 dicembre 1916(10 gennaio 1869 – 16 dicembre 1916 secondo il calendario giuliano) è stato un monaco e mistico russo, consigliere privato dei Romanov e figura molto influente su Nicola II di Russia.

Rasputin, il diavolo fatto monaco

Grigorij Efimovič Rasputin fu una delle figure più singolari fra coloro che ebbero un ruolo determinante nella disintegrazione della Russia zarista.

Il monaco errante

Nel 1887, all’età di quindici anni, egli soggiornò in un monastero che ospitava i membri di una setta segreta (i khlysti). Fondato da un povero contadino nel XVII secolo, l’Ordine dei khlysti, o “uomini di Dio”, rifiutava la Chiesa ortodossa a favore dell’illuminazione spirituale diretta.
In seguito, Grigorij ebbe una visione della Vergine nei campi del suo villaggio natale, in Siberia, e la interpretò come un segno di grazia. Fece un pellegrinaggio al monte Athos, in Grecia, poi viaggiò in veste di starec, cioè di prete pellegrino, in tutta la Russia, predicando e celebrando servizi khlysti clandestini.
Vietati dalla Chiesa, i riti khlysti si celebravano in una cantina illuminata con candele, o in una grotta remota, dove i fedeli si riunivano. Dopo le preghiere, si distribuivano immacolate camicie di mussola, che rappresentavano la resurrezione. Poi si danzava e, mentre i ritmi acceleravano fino alla frenesia, uomini e donne si toglievano i vestiti e cadevano l’uno sull’altro in una celebrazione orgiastica.
L’insegnamento dei primi khlysti diceva che non si poteva sperare nella redenzione se non dopo essersi rotolati nel peccato. Questa dottrina non poteva fare a meno di attrarre un uomo il
cui soprannome era Rasputin, cioè “il dissoluto”.
Patrocinato da due ecclesiastici delle Centurie nere, il vescovo Ermogene e il monaco llliodor, Rasputin si recò a San Pietroburgo. L’idea delle Centurie nere era che Rasputin le avrebbe aiutate a diffondere idee di estrema destra, perché lo starec disprezzava i liberali e gli intellettuali, era partigiano dell’autocrazia e pretendeva di rappresentare la voce autentica del popolo russo.

Poteri soprannaturali

Al suo arrivo nella capitale, Rasputin profetizzò, e la cosa si avverò, che il prossimo figlio di Alessandra sarebbe stato il maschio tanto atteso.
Nel novembre 1905, fu presentato all’imperatrice da due principesse del Montenegro, appassionate di occultismo. Egli conquistò l’imperatrice grazie al suo potere quasi miracoloso di calmare le sofferenze dello zarevič Alessio, vittima di una incurabile malattia del sangue: l’emofilia.
La granduchessa Olga, sorella dello zar Nicola II, cosi descrisse i risultati ottenuti dallo starec.
Non credevo ai miei occhi. Il bambino era seduto nel suo letto, la febbre era scomparsa, i suoi occhi erano limpidi e brillanti, senza che Rasputin l’avesse toccato, ma rimanendo semplicemente ai piedi del suo letto a pregare“.
Un’altra volta, Rasputin calmò il bambino e fermò l’emorragia solo con versando con Alessio per telefono. La cosa più sorprendente fu che, durante la peggiore delle crisi, lo starec, allora in Siberia, mandò un telegramma al l’imperatrice:
Dio ha ascoltato le vostre preghiere, il piccolo non morrà“.
Quasi immediatamente, Alessio iniziò a sentirsi meglio. In un primo tempo, però, Rasputin fu molto prudente nel suo ruolo di guaritore e di santo, di guida, per la coppia imperiale.

La sete di potere

Tuttavia, sotto le apparenze della pietà, si nascondeva in Rasputin un uomo politico calcolatore e avido di potere. Nel 1911, a Kiev, vedendo passare la carrozza del suo avversario, il presidente del consiglio Stolypin, Rasputin esclamò:
La morte viaggia dietro di lui”.
La sera stessa, il primo ministro fu assassinato.
Dopo la morte del suo principale nemico, egli si scatenò. Non si accontentava più delle dame di corte: penetrò in un convento e tentò di violentare le suore. Inorriditi, i suoi padrini delle Centurie nere rifiutarono di sostenerlo ancora.
Illiodor scrisse un libro, Il Diavolo santo, che attaccava violentemente Rasputin. Fece anche circolare una lettera che si presumeva fosse stata scritta da Alessandra al “nostro amico” e che suggeriva rapporti equivoci tra Rasputin e la zarina. Per suo tramite, Rasputin interveniva nella scelta dei ministri fatta dallo zar, e si assicurava l’allontanamento di qualsiasi uomo onesto e retto. Per comprare i suoi favori politici, le dame di corte si offrivano a lui e gli consegnavano intere fortune, mentre l’Okhrana gli versava la somma apprezzabile di 3.000 rubli al mese.
Dal suo esilio, Illiodor diresse un attentato contro Rasputin, in Siberia, il 28 giugno 1914, giorno stesso in cui, a Sarajevo, avveniva l’attentato contro l’arciduca austriaco, che avrebbe scatenato la Prima Guerra Mondiale.
Decisamente contrario alla guerra, Rasputin restò immobilizzalo per parecchie settimane, ma, quando si riprese, ricominciò la campagna antibellicista, ricordando a Nicola II le terribili sofferenze dei contadini quando interi villaggi avrebbero perso tutti i loro uomini validi. Tentava costantemente, insomma, di influenzare lo zar Nicola II a favore della pace.
Tuttavia, le Centurie nere erano ben decise a eliminare il loro antico protetto che aveva portato la disgrazia nella casa imperiale.
I suoi nemici erano anche furiosi di vedere la corruzione degli uomini che Rasputin aveva imposti allo zar come ministri, e di costatare il crescente influsso ebraico, esercitato, nel seguito di Rasputin, dal suo segretario Simanovic e dal suo banchiere ebreo-tedesco Manus, sospetti di spionaggio a favore della Germania.

Il profeta di malaugurio

Rasputin e le sue marionette. Giocattoli tra le mani di un falso monaco, tali erano diventati lo zar Nicola II e la zarina Alessandra, sedotti dall’uomo che sapeva placare i mali del figlio
Vladimir Purichkevic, portavoce delle Centurie nere alla Duma, cospirò con il principe Iussupov e il cugino dello zar, il granduca Dimitri. Il 16 dicembre 1916, attirò Rasputin in una imboscata, invitandolo a cena dal principe. C’era anche la compagna di quest’ultimo, una nipote dello zar. Servirono allo starec vini e dolci avvelenati. Ma non fu sufficiente. Allora gli spararono, ma poiché egli si rialzava e si metteva a correre, i congiurati spararono di nuovo, lo abbatterono e gettarono il corpo nella Neva ricoperta di ghiaccio.
Quando la polizia ritrovò il cadavere, si scopri che il “dissoluto”, che era stato successivamente avvelenato, ferito, crivellato di pallottole, era stato gettato in acqua ancora vivo ed era morto soltanto per annegamento.
Tuttavia, Rasputin aveva avuto un’ultima parola fatidica. Prevedendo di essere assassinato, aveva preannunciato:
Zar della terra di Russia, se senti la campana annunciarti che Grigorij è stato ucciso, allora ricordati questo: se sono persone della tua famiglia che hanno congiurato la mia morte, nessuno di loro, né figlio, né cugino, sopravvivera più di due anni. Saranno assassinati dal popolo russo…”.
Il 16 luglio 1918, a Ekaterinburg, Nicola II, Alessandra e i loro cinque figli furono fucilati dai bolscevichi. Tutti i membri della famiglia imperiale presenti in Russia furono uccisi: il fratello e lo zio dello zar, la sorella dell’imperatrice, quattro granduchi e quattro cugini dello zar. E ciò nel giro di due anni, proprio come aveva detto Rasputin, l’uomo che aveva letteralmente “previsto” la fine tragica dei Romanov.
La donna chinata verso di lui è quella che lo presentò alla zarina:  la signora Vyrubav.  Le danne più in vista facevano a gara per incontrare quel rozzo contadino.
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