VENERE DOMANDA LE ARMI A VULCANO PER ENEA – François Boucher

VENERE DOMANDA LE ARMI A VULCANO PER ENEA (1732)
François Boucher (1703-1770)
Olio su tela cm 252 x 175
Museo del Louvre, Parigi

La composizione si svolge su tre piani: la parte superiore è occupata da due cigni, in quella mediana sono, sedute sulle nubi, a destra, Venere, in posa lasciva, in compagnia di un amorino, e sulla sinistra delle ninfee, una delle quali tiene stretti al petto dei colombi; in primo piano è Vulcano, seduto su una roccia nei pressi della sua fucina dove sono impegnati a lavorare due uomini, che preparato l’armamentario richiesto offre una spada alla moglie.
Alla sensualità delle figure femminili si contrappone il vigore muscolare del corpo di Vulcano, messo in risalto dall’audace posa. I colori sono piuttosto forti e acidi.
Nel corso della sua attività Boucher ha più volte trattato questo soggetto: il medesimo taglio compositivo di quest’opera compare nella versione del Kimbell Art Museum di Forth Worth, datata 1769, e anche in quella, sempre al Louvre, eseguita probabilmente per il gabinetto del delfino. In realtà durante il Settecento, in Francia questo soggetto era molto in voga, tanto che oltre a Boucher fu ripreso anche da C.J. Natoire e Van Loo.
Il quadro è la prima opera di Boucher datata con certezza e probabilmente nacque come pendant di Amore e Cephale (Nancy, Musée des Beaux-Arts).
La sua esecuzione cade al tempo del ritorno dell’artista dal viaggio formativo in Italia dove era rimasto particolarmente impressionato dalla capacità illusionistica dei decoratori barocchi, come Francesco Trevisani e Benedetto Luti, ma soprattutto era rimasto affascinato dalla calda sensualità della pittura del Correggio.

L’opera è firmata e datata in basso a destra: “F. Boucher, 1732”.
Con molta probabilità fu realizzata insieme al suo pendant Amore e Cephale, per l’avvocato François Derbais. E appartenuta alla Collezione Watelet e poi a quella di de la Couronne. Fu acquistata nel 1785 per il Museo del Louvre, grazie alla mediazione del conte d’Angivil1ier. Nel 1861-1863 venne trasferita al Palazzo di Fontainebleau. Esiste un’incisione raffigurante la testa della Venere.

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