BALIA E BAMBINO – Frans Hals

BALIA E BAMBINO (1620 circa)
Frans Hals (1582-1666)
Olio su tela cm 86 x 65
Staatliche Museen, Berlino

Dal fondo scuro emerge il volto di una donna di mezza età e di un neonato, dal sesso non identificabile, che occupa tutto il primo piano della composizione. L’abito semplice della donna, impreziosito solo dal lindo colletto bianco ricamato, è in contrasto con quello elegante del neonato, di broccato fittamente ricamato con fili d’oro a motivi vegetali e arricchito da raffinate trine riportate anche nella cuffietta. La donna è ritratta nel gesto di offrire un frutto al neonato, tema questo abbastanza usuale nell’iconografia olandese, quasi a voler distrarre il piccolo per costringerlo a guardare verso il pittore che lo sta ritraendo. La lucida resa formale e la particolare attenzione al carattere dei personaggi indicano che si tratta di un ritratto ufficiale, nonostante l’espressione gioiosa e accattivante, lontano dalla spontaneità degli inconsapevoli modelli che Hals amava trovare per la strada, come ad esempio Il bambino che sorride del Maurithuis de L’Aja. A tutt’oggi i due personaggi ritratti non sono stati identificati. Qualche critico ha suggerito possa trattarsi della madre volutamente abbigliata con una veste dimessa per dare maggiore risalto al carattere del neonato; ma l’ipotesi più accreditata è che si tratti di una balia che tiene fra le braccia un neonato appartenente a una ricca famiglia locale, così come lascia intendere l’elegante abbigliamento del bambino. È possibile che il ritratto sia stato commissionato ad Hals in occasione del battesimo. In passato è stato ipotizzato che possa trattarsi della piccola Catharina, figlia dell’avvocato Pieter Hooft e di Gertruyde Overlander, nata nel 1618 ad Amsterdam e che nel 1619-1620 circa risiedeva ad Haarlem. Questa datazione risponde ai caratteri del ritratto, eseguito da Hals sotto l’influenza dei caravaggeschi di Utrecht (Hendrick Ter Brugghen, Gerrit van Honthorst ecc.). Questi dopo il soggiorno a Roma avevano importato in patria moduli desunti da Caravaggio, soffermandosi in particolare ai temi popolani, facendo largo uso del chiaroscuro che creava un forte impatto emotivo.

Il quadro è stato identificato con quello menzionato nell’inventario redatto nel 1709 della collezione di Pieter de Graeff di Amsterdam e conservato presso il castello di Ilpenstein. Messo in vendita insieme al resto della collezione, nel 1872 venne acquistato dai Suermondt e nel 1874 passò ai musei di Stato di Berlino.

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