IL GABBIANO – Anton Cechov

IL GABBIANO (Čajka)

Commedia in prosa in quattro atti di Anton Pavlovič Cechov. Terminata nel novembre 1895, venne rappresentata all’Aleksandrinskij Teatr di San Pietroburgo il 17 ottobre 1896 e pubblicata nel 1897.

Personaggi

Irìna Nikolàevna Arkàdina – un’attrice
Konstantìn Gavrìlovič Treplev – suo figlio, un drammaturgo
Pëtr Nikolàevič Sòrin – fratello di Arkadina
Nina Michàilovna Zarèčnaja – figlia di un ricco proprietario terriero
Il’jà Afanàsjevič Samràev – luogotenente in pensione, amministratore della tenuta di Sorin
Polìna Andrèevna – sua moglie
Maša – la loro figlia
Borìs Aleksèevič Trigòrin – un noto scrittore
Evgènij Sergèevič Dorn – un dottore
Semën Semënovič Medvèdenko – un maestro elementare
Jakob – un operaio
Il cuoco

ATTO I

Nella tenuta di Sorin, sulla riva di un lago, al tramonto, sta per essere rappresentato un monologo, di gusto tra simbolista e decadente, scritto dal giovane Treplev, figlio della nota attrice Irina Arkadina, sorella di Sorin e amante del letterato Trigorin; a interpretarlo è l’innamorata dell’autore, Nina Zarèčnaja, la cui vocazione scenica è osteggiata dai familiari. Al momento della rappresentazione i caustici commenti dell’Arkadina, fedele al realismo, offendono Treplev, che pone fine anzitempo allo spettacolo. Quando gli ospiti se ne sono andati, Treplev cerca ansiosamente Nina, rientrata precipitosamente a casa; Treplev è infastidito dal disperato amore che per lui prova Maša, figlia di Samràev, l’amministratore di Sorin.

ATTO II

Dalla sera del fiasco del suo dramma Treplev s’è incupito: sente distante Nina, che arde d’ammirazione per Trigorin, il quale si compiace dell’interesse che ha suscitato nella giovane. Treplev, in omaggio a Nina, depone ai suoi piedi un gabbiano morto, da lui incautamente ucciso, annunciando che presto si toglierà la vita. Nina pensa che sia un altro simbolo scarsamente intellegibile; Trigorin si appunta il tutto, come soggetto per un nuovo racconto: una ragazza da sempre vissuta in riva a un lago, libera come un gabbiano, uccisa da un uomo senza una ragione plausibile.

ATTO III

È trascorsa una settimana ed è tempo di partenza per Irina e Trigorin; Treplev, che ha tentato il suicidio sparandosi un colpo, e colpendosi solo di striscio, non nasconde la gelosia verso Trigorin, difeso da Irina, che disprezza l’arte del figlio; Irina si sente colpevole verso Treplev per non sostenerlo materialmente, come Sorin la sollecita, inutilmente, a fare. Nina palesa velatamente il suo amore per Trigorin, che, pur ricambiandone i sentimenti, parte ugualmente, dopo che Irina lo ha supplicato di non abbandonarla. Nina decide di seguire la sua vocazione teatrale e parte anche lei per Mosca, ove Trigorin le dà appuntamento.

ATTO IV

Sono trascorsi due anni; Treplev è ormai uno scrittore affermato e per lui trepida ancora Maša, sebbene sia sposata con il povero maestro Medvèdenko, da cui ha già avuto un figlio. Da cinque giorni, nella città prossima alla tenuta di Sorin, è tornata Nina, dopo una vita avventurosa: unitasi a Trigorin, ne ha avuto un figlio, morto ancora in fasce, il che ha causato l’allontanamento di Trigorin e il suo ritorno da Irina. Nina ha vagato per i teatri di provincia, seguita con costante fedeltà da Treplev, che ella s’è però sempre rifiutata di ricevere durante le tournée. In una sera d’inizio autunno Nina va a trovare Treplev, che le confessa il suo immutato amore. Ma Nina, scritturata per tutto l’inverno in una cittadina di provincia, ha come unico scopo di vita l’arte, sebbene le soddisfazioni professionali siano modeste. Nina, ancora innamorata di Trigorin, se ne va per non rincontrarlo, poiché l’uomo è giunto con Irina per assistere Sorin malato. Treplev, abbandonato da Nina, strappa tutti i suoi scritti e si spara.

COMMENTO

Amore: Medvèdenko ama Maša, che ama Konstantin, che ama Nina, che ama Trigorin, egli stesso amato da Arkadina, amata da Dorn stesso, amato da Polina che si distingue da Samràev.
L’arte: è il substrato che nutre le passioni, le speranze (sempre deluse) e i conflitti tra i personaggi. È al centro delle preoccupazioni di tutti, gli artisti naturalmente (il giovane Konstantin che intende reinventare il teatro, Trigorin e Arkadina che rimangono fissati in un attaccamento alle vecchie forme) ma anche, a volte in modo più sorprendente, altri personaggi: Nina porta in alto il suo desiderio di essere un’attrice, il dottore si interroga sul potere dell’arte di sublimare la vita, Sorin esprime che “del teatro, non si può fare a meno”, il gestore del dominio, altrimenti dipinto come dispotico e intransigente, è pieno di aneddoti sui grandi attori del tempo.
Il teatro nel teatro: dei brani tratti dal dramma di Konstantin vengono declamati tre volte (nel primo atto a tutti gli ospiti della tenuta Sorin, nel secondo atto su richiesta di Maša e poi nell’atto IV) ma si trova anche nel modo in cui alcuni personaggi, il più flagrante era Arkadina, sono permanentemente in rappresentazione.
Infine, il gabbiano appare come una figura allegorica della libertà dell’artista, in balìa del primo portatore di fucili arrivato. Il gabbiano è meglio descritto da Cechov come il simbolo dell’esistenza di Nina, felice vicino al suo corpo d’acqua ma distrutta dal cacciatore Trigorin. Quando Trigorin chiede a Samràev di impagliare il gabbiano, una richiesta di cui non ha alcun ricordo, è anche il simbolo del pericolo rappresentato da Trigorin che, con le note che prende sempre, svuota la sua sostanza. La vita dei suoi modelli in una buona coscienza, mentre prosciugherà la vita di Nina. (Commento tratto da Wikipedia)

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