LE TRE SORELLE – Anton Cechov

LE TRE SORELLE 

In una cittadina della provincia russa vivono tre sorelle: Olga, Mascia e Irina, figlie del defunto generale Prosòrov. Le tre fanciulle, nate e cresciute a Mosca, avevano dovuto, anni prima, seguire il padre trasferito a comandare una batteria nel piccolo centro. Morto il generale, esse erano rimaste nella cittadina.
Colte, fini, sensibili, le tre donne si sentono sepolte vive in quell’ambiente ristretto, stagnante, sonnolento; e ricordano sempre con struggente nostalgia Mosca, la grande città, il paradiso perduto. Tornare a Mosca é il loro sogno di ogni giorno. Olga, la maggiore delle sorelle, é una creatura dolce e forte, che riesce a sostenere le sorelle, più fragili di lei. Olga ha nel cuore tesori di affetto e di devozione, ma non ha nessuno su cui riversarli; ha compreso che nella sua vita non entrerà nessun uomo.
Ma ha compreso anche che il modo migliore per combattere la solitudine é quello di fare del bene agli altri: e si dedica tutta alla sua fatica di insegnante.
Mascia, la seconda, è la più viva e appassionata; ha sposato a diciotto anni il professor Kulighin, insegnante al liceo, perché le era parso un uomo interessante, forte, destinato a una brillante carriera; ma con il passare degli anni le illusioni sono cadute e Kulighin le si è rivelato per quello che é: un pover’uomo buono e scialbo.
Irina, la minore, ha vent’anni e conserva ancora tutte le sue illusioni e la sua fiducia in un avvenire felice.

Assieme alle tre sorelle, nella
grande casa dei Prosòrov, vive Andrei, il fratello, studente universitario. Andrei é una figura tragica di fallito: aspirava a divenire un celebre studioso, ed è finito a fare l’impiegatuccio; le sorelle lo stimano, attendono da lui grandi cose, ma egli si rende conto benissimo di essere un incapace.

Questa è la situazione quando ha inizio la commedia.

Giunge nella cittadina, a comandare la guarnigione, il colonnello Vierscinin che, a Mosca, era stato ufficiale nella batteria una volta comandata dal generale Prosòrov; e si reca subito a trovare le figlie del suo ex superiore, che aveva conosciuto bambino. Vierscinin, bell’uomo, buon parlatore, simpatico, é sposato a una donna malata e nevrastenica, che gli rende la vita impossibile. Anche per questo motivo egli comincia a frequentare spesso e volentieri la casa delle tre sorelle. A poco a poco si sente attratto dalla bellezza, dalla calda femminilità di Mascia, e anche a Mascia piace l’ufficiale; fra i due nasce così un rapporto amoroso.

Nello stesso. tempo, anche Irina e Andrei hanno un incontro che deciderà della loro vita. Andrei si innamora di una giovane provinciale, Natascia: la sposa ed essa, entrando in casa, rivela ben presto la sua natura volgare e prepotente. Giudica subito il marito per quello che è e comincia a disprezzarlo; e mentre il grasso, asmatico Andrei spinge la carrozzella. del loro piccino, essa diviene l’amante del direttore del marito. Andrei scopre il tradimento di Natascia, ma non reagisce, finge di ignorare, un po’ per abulia, un po’ per non perdere la moglie.

Irina conosce il tenente Tùsenbach, un altro degli ufficiali che frequentano casa Prosòrov. Tùsenbach non é bello e neppure molto interessante, ma é intelligente e onesto. Egli si innamora subito di Irina e le chiede di sposarlo: lascerà l’esercito, lavorerà, si dedicherà tutto a lei per farla felice. Ma . Irina non l’ama; ella sogna l’amore romantico, attende sempre un uomo straordinario, affascinante, che la condurre a Mosca.

Una notte, nella città scoppia un incendio; quella tragica notte segna l’inizio della soluzione per quel dolente sviluppo di sentimenti. Mescia, tormentata, dopo un penoso colloquio con il marito, che non intuisce nulla, confessa alle sorelle  il suo colpevole amore per Vierscinin; e in quella confessione c’é già il senso della condanna, il presentimento. che tutto dovrà finire. Irina, sempre più disperata, comincia anche lei a intuire quella verità che le sorelle hanno già compreso: “…intanto la vita passa per non tornare mai più, e a Mosca non andremo mai, mai!…”.

Ora che le illusioni sono cadute, acconsente a sposare Tùsenbach; tutti e due inizieranno a lavorare, con la speranza di trovare infine la loro felicita.  Ma per le tre sorelle é destino che non ci sia felicita: arriva infatti l’ordine di trasferimento della guarnigione e il reggimento lascia la città. portando con sé tutte le speranze delle tre donne.

Vierscinin viene a salutare Mascia: i due si lasciano per sempre. Subito dopo il doloroso addio, entra Kulighin, il marito della donna. Egli, nel vedere il dolore e le lacrime di Mescia, capisce finalmente la verità. Nonostante l’atroce rivelazione, egli trova la forza di perdonare la moglie, ma, ormai, ci sarà sempre quell’ombra fra loro.
Quasi nello stesso momento, si ode lontano un colpo; é il colpo di pistola che uccide Tùsenbach, durante uno stupido duello: con un altro ufficiale: e ora anche Irina é sola, per sempre. L’unica speranza che le rimaneva si è infranta proprio il giorno prima delle nozze.

Giunge di lontano una allegra marcia militare: il reggimento si sta allontanando; e le tre sorelle rimangono sole, con i loro sogni distrutti, a chiedersi perché si vive, perché si soffre.

COMMENTO DELL’OPERA

Cechov nelle sue opere ha. saputo esprimere i sentimenti della gente comune e rappresentare la vita quotidiana, fatta di amarezze e di speranze, con sincerità e con autentica bontà, senza lanciare accuse contro le colpe dell’umanità e senza prendere atteggiamenti da moralista.
Nei suoi racconti e nei suoi drammi, egli ci presenta storie semplici, nelle quali non accade mai nulla di eccezionale, e personaggi qualsiasi, senza particolari qualità né difetti; sono soltanto esseri tormentati perché non riescono a dare un significato e uno scopo alla loro vita e perché non arrivano mai a realizzare le loro aspirazioni e i loro sogni: sogni ad occhi aperti, in cui si rifugiano per sopportare meglio la vita meschina che li soffoca. Dice appunto zio Vanja, il protagonista del dramma omonimo: “Quando manca una vera vita, allora si vive di miraggi. Del resto: meglio che niente”.
I personaggi cecoviani non si illudono sulla validità di questi miraggi, eppure vi si cullano, poiché solo così leniscono la sofferenza di non avere una vita vera. Uno di questi miraggi é la speranza della felicità per le creature che verranno, costruita sulle sofferenze di coloro che vivono oggi.
Quello delle opere di Cechov é dunque un mondo di falliti, di deboli, di sognatori, ma Cechov non li condanna mai: li comprende, li giustifica, li ama, come ha amato, nella vita, la povera gente in mezzo alla quale ha vissuto.
Chi non ha letto i racconti o i drammi di Cechov potrebbe pensare che siano noiosi, visto che in essi difficilmente accade qualcosa di drammatico, si verifica un colpo di scena: invece leggendo le opere dello scrittore russo si rimane affascinati da quell’atmosfera, detta appunto “cecoviana”, che l’autore sa creare con parole semplici e vere, con le pause, con i silenzi; riproducendo insomma la vita quale essa è, non con un realismo pedestre, ma con un’arte e una poesia inimitabili.
I personaggi de Le tre sorelle, de Il gabbiano, di Zio Vanja e de Il giardino dei ciliegi, i quattro drammi che hanno data a Cechov fama mondiale, sono delle creature infelici e si inquadrano nella visione pessimistica che Cechov ha della vita. Non tutto é buio nella loro anima, perché la fede in un avvenire migliore dà loro momenti di serenità e di speranza: ma certo manca ad essi la forza della vera fede; che aiuta a sopportare sofferenze e delusioni con la fiducia serena in Dio.

VITA DI CECHOV IN BREVE

Anton Pavlovic Cechov era un medico, ma esercitò per pochissimo tempo la professione. Ancor prima di laurearsi aveva cominciato a scrivere e, al momento di scegliere definitivamente la propria strada, decise per la carriera letteraria. Dalla medicina però non st staccò mai del tutto e molto spesso ricorse alle sue cognizioni di medico per alleviare personalmente le sofferenze del suo prossimo e per portare aiuto ai poveri e agli infelici. Cechov stesso proveniva da una famiglia povera: suo padre era riuscito ad acquistare una piccola drogheria soltanto tre anni prima che nascesse Anton (1860).
La giovinezza di Cechov e soprattutto gli anni dell’università furono duri e difficili: in quel periodo egli contrasse quella tubercolosi che lo uccise a soli 44 anni.
Il bisogno di guadagnare spinse assai presto Cechov a scrivere i suoi primi racconti, e il successo che subito essi ottennero lo incoraggiò a continuare.
La sua in una vita di lavoro e nessun avvenimento rilevante lo distolse dai suoi interessi letterari e sociali. Fece an lungo viaggio all’isola di Sachalin, attraversando la Siberia, dove ancora non esisteva la ferrovia, e al ritorno passò dall’isola di Ceylon, per studiare le condizioni dei deportati; lasciò i suoi ricordi del viaggio in un libro intitolato appunto Sachalin.
Ma la sua salute andava peggiorando; a causa di ciò, fu costretto, nel 1900, a vendere la piccola proprietà di Melichovo, non lontano da Mosca, e a stabilirsi a Jalta in Crimea, dove il clima era migliore. Qui conobbe l’attrice Olga Knipper che faceva parte del Teatro d’Arte di Mosca, e l’anno dopo la sposò.
La Knipper fu la prima interprete dell’ultima commedia di Cechov, scritta net 1903: Il giardino dei ciliegi. Nel maggio dell’anno seguente la sua salute peggiorò; andò a curarsi in Germania, e qui morì il 2 luglio.

VEDI ANCHE . . .

ANTON PAVLOVIC CECHOV – Vita e opere

LE TRE SORELLE – Anton Cechov

IL GABBIANO – Anton Cechov

.