ROCCO GALDIERI

ROCCO GALDIERI

Rocco Galdieri (Napoli, 18 ottobre 1877 – Napoli, 16 febbraio 1923) è stato un poeta e giornalista italiano.

Michele Galdieri – il poeta e popolare autore di tante riviste teatrali –  disse un giorno con orgoglio, ricordando la povertà delle sue origini: “Mio padre non mi ha lasciato che un libro di poesie”. Aveva stentato, infatti, la vita Rocco Galdieri; chè la poesia non gli dava pane e per sostentare la famiglia egli impiegava, in giornalismo e in teatro, col ritmo più intenso, tutte le risorse del suo vivacissimo ingegno di umorista e di autore di acclamate riviste satiriche. In questa duplice qualità, ebbe a Napoli popolarità larghissima sotto il pseudonimo di “Rambaldo”, mentre l’opera del poeta Rocco Galdieri restava solitaria ed ignota. Quando pubblicò, per la prima volta, i suoi versi, scrisse: “Questo libro rappresenta gran parte del travaglio interiore della mia vita. Quanto si conosce di me fino ad oggi è lavoro ma non travaglio”.

A suo tempo, nel 1953, dell’opera poetica di Rocco Galdieri l’editore napoletano BIDERI ci diede due volumi: il primo è la ristampa delle Poesie; il secondo contiene, oltre a liriche finora inedite, settantotto canzoni, le quali testimoniano un’epoca in cui, a Napoli, la canzone era campo riservato ai poeti, oggi questi volumi li troviamo editi dalla Feltrinelli. Alcune canzoni di Rocco Galdieri, tutte napoletanamente schiette e profondamente umane, sono rimaste famose come Vommero sulitario, Sora mia, n’zerra sta porta, ’O core ’e Catarina, Tu si n’ ata. Esse integrano il volume di Poesie e con esse costituiscono il messaggio di un grande poeta.

Morto a 46 anni, nel 1923, Galdieri appartiene all’epoca post-digiacomiana ma sbaglierebbe in pieno chi vedesse nella sua poesia una discendenza diretta da quella di Salvatore Di Giacomo (Napoli, 12 marzo 1860 – Napoli, 5 aprile 1934), tanto diversa, moderna, personale, è l’ispirazione. Ancor meno influì su di lui la poesia “guappa” e plebeizzante di Ferdinando Russo (Napoli, 25 novembre 1866 – Napoli, 30 gennaio 1927), coevo del Di Giacomo, cosi come dal decadentismo crepuscolare dei più noti postdigiacomiani egli si stacca nettamente, per un approfondito amore realistico, anche quando affronta la vita della piccola borghesia napoletana, uno strato cosi povero da non potersi distinguere la sua povertà da quella del “popolo” in senso stretto. Dell’uno e dell’altro strato sociale Rocco Galdieri espresse caratteri e sentimenti, grandi e piccoli drammi; e soprattutto espresse se stesso: nei suoi travagli e nelle sue passioni, nel suo amore per la vita ed in un insistente presentimento della morte, raggiungendo un altissimo posto nella storia della moderna poesia.

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