COSTITUZIONE DELLA REPUBBICA ITALIANA – Piero Calamandrei

LO SPIRITO DELLA COSTITUZIONE

Da un discorso di Piero Calamandrei (1889-1956) giurista e uomo politico, fondatore della rivista “Il Ponte”, scelgo questo brano che mi sembra colga con appassionata incisività, il significato più profondo della Costituzione repubblicana.

“L’articolo 34 dice: I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi; Eh! e se non hanno mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo ch’è il più importante, il più impegnativo per noi che siamo al declino, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi, dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti. Dare a tutti gli uomini la dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo 1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, corrisponderà alla realtà.

Perché fin quando non esiste la possibilità di ogni uomo di lavorare e di studiare e trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica, perché una democrazia in cui non vi sia questa eguaglianza di fatto, in cui vi sia soltanto una eguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale. Non è una democrazia in cui tutti i cittadini siano veramente messi in grado di concorrere alla vita della società… Voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà ma in parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere… Però la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé… Perché si muova bisogna metterci dentro lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica…. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per venti anni e che io auguro a voi giovani, di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia e di riuscire a creare voi le condizioni perché non lo dobbiate provare mai ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica…
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica… In questa Costituzione c’è la nostra storia, tutto il nostro passato, i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie… A sapere intendere dietro questi articoli si sentono voci lontane… E quando io leggo nell’articolo 2: l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale; o quando leggo nell’articolo 11: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini!…. O quando leggo nell’articolo 8: Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, ma questo è Cavour! O quando io leggo nell’articolo 5: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali, ma questo è Cattaneo! O quando nell’articolo 52 leggo a proposito delle forze armate: l‘ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica, esercito di popolo; ma questo è Garibaldi! E quando leggo nell’articolo 27: Non è ammessa la pena di morte, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria! Grandi voci, grandi nomi lontani.

Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!…
Giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, di Firenze, che hanno dato la vita per ché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta… Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione. ”

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