ORIGINE DELLA COSTITUZIONE

ORIGINE DELLA COSTITUZIONE

La Costituzione é la legge fondamentale di uno Stato, con la quale si fissano i principi generali che ne regolano l’esistenza, si definiscono i diritti e i doveri dei cittadini, si stabiliscono i limiti dei poteri del Capo dello Stato. Questi principi generali condizionano tutta l’attività legislativa degli organi rappresentativi del paese.

A questo concetto moderno di Costituzione si é arrivati in epoca relativamente recente. Chi legge questa pagina avrà già sentito parlare tante volte di Costituzioni, fin dai tempi antichi, nella storia della Grecia (Sparta e Atene) e soprattutto in quella romana. Sarebbe troppo lungo rifarsi a quei tempi lontani, né d’altra parte possibile in questa mia rapida trattazione.

Diciamo dunque che le Costituzioni moderne derivano dalle idee illuministiche del Settecento, realizzate dagli Stati Uniti e dalla Francia: i primi con la sollevazione del 1776 e con la lotta sostenuta per l’indipendenza dei nuovi Stati, la Francia con quel grande movimento insurrezionale del suo popolo, nel 1789, che determinò, con le sue conseguenze, una svolta nella storia di tutto il mondo.

Le nuove idee della Rivoluzione francese furono diffuse in tutta l’Europa dalle travolgenti campagne di Napoleone, e furono conservate, conquistate o modificate faticosamente, per tutto il corso del 1848 da vasti movimenti popolari.

IL 1848

Il 1848 segna un momento decisivo nella storia: é l’anno dei “portenti” in cui i popoli dimostrarono la loro volontà di non voler più combattere per gli interessi delle dinastie dominanti e difesero animosamente la propria libertà, i propri diritti di farsi le leggi, di parlare, di organizzarsi liberamente.

In questo grande movimento si inserisce l’Italia dove, sotto la spinta della pressione popolare, vari sovrani dovettero concedere la Costituzione.
Delle molte Carte costituzionali una soltanto era destinata a durare: lo Statuto Albertino, concesso al Regno di Piemonte e di Sardegna da Carlo Alberto il 4 marzo 1848 è diventato poi la legge fondamentale del Regno d’Italia proclamato nel 1861.

Lo Statuto Albertino

Questo Statuto, cost importante per la storia d’Italia, aveva naturalmente delle gravi deficienze: basti pensare che stabiliva il diritto di voto solo per coloro che sapessero leggere e scrivere e che pagassero 40 lire di tasse (a quel tempo era una notevole somma!). Questo in un’Italia povera, affamata con milioni di analfabeti, che venivano completamente esclusi dalla vita politica e organizzativa del paese.
Oltre a ciò gli articoli dello Statuto Albertino potevano essere modificati con una legge ordinaria, senza alcun particolare procedimento di revisione costituzionale: questo inizialmente poteva sembrare nn motive di progresso, perché avrebbe dovuto dare adito a rinnovamenti e modifiche. Invece accadde il contrario perché questa “flessibilità” dette modo poi al fascismo di modificarlo come meglio gli parve e di conquistare gradatamente il potere.

Il fascismo

Il fascismo nacque in un momento difficile per 1’Italia. Dopo la guerra del 1914-18 ci fu nel nostro Paese una vera crisi poiché le strutture economiche italiane erano ormai inadeguate alle nuove esigenze. D’altra parte i grandi movimenti operai popolari e i successi ottenuti dalla classe-operaia sul piano delle rivendicazioni sociali impaurirono le classi dominanti.
Approfittando di questa irrequietezza e di questo scontento, Benito Mussolini, un avventuriero senza scrupoli, organizzò e polarizzò nel movimento fascista tutte le forze reazionarie italiane.
Il regime fascista assunse con gli anni l’aspetto di una dittatura, abolì le principali garanzie della libertà individuale e liquidò tutti gli istituti democratici. Il Parlamento si trasformò in una assemblea di funzionari designati da Mussolini. Il Gran Consiglio del fascismo affiancò gli organi costitutivi per decidere su tutte le più importanti questioni di governo, senza essere soggetto al giudizio del Parlamento. Furono soppresse le elezioni politiche e amministrative. Nelle province imperarono i “segretari federali”; nei Comuni i sindaci vennero sostituiti con funzionari fascisti.

La II guerra mondiale

Quando 1’Italia affrontò la seconda guerra mondiale per decisione personale di Mussolini, senza che il popolo italiano potesse in alcun modo dire il proprio parere, lo Statuto Albertino era stato ormai completamente distrutto.

La guerra, una guerra di sterminio caratterizzata da una barbarie senza precedenti, cominciò per l’Italia nella primavera del 1940, a fianco del “nazismo” tedesco ed ebbe diverse fasi. Nel 1943 già si delineava la tremenda sconfitta della Germania e lo stesso Gran Consiglio del fascismo, il 25 luglio di quell’anno, riconoscendo gli errori commessi, votò in maggioranza contro Mussolini. In quell’occasione la monarchia dei Savoia, la quale per vent’anni aveva permesso che le norme costituzionali fossero sistematicamente violate, ristabilì lo Statuto com’era prima dei fascismo e cercò di far accettare agli italiani l’idea che le cose avrebbero potuto tornare come se il fascismo non ci fosse mai stato. Ma non fu davvero cosi.

I movimenti antifascisti

Già durante il periodo del fascismo era sorto un movimento antifascista che aveva tenuto sempre vivo nel popolo italiano l’ideale della libertà. Invano i fascisti, con i loro tribunali speciali e con il ripristino della condanna a morte avevano cercato di intimorire questo movimento di opposizione alla loro tirannia. Le carceri erano piene, molti antifascisti presero la via dell’esilio, molti morirono più o meno direttamente soppressi. Ricordiamo Giacomo Matteotti, Piero Gobetti, Giovanni Amendola, Carlo Rosselli e Antonio Gramsci, uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano che, condannato a circa 23 anni di carcere, moriva il 27 aprile del 1937.

Durante la guerra, le organizzazioni clandestine dei vari partiti aumentarono la loro attività raccogliendo intorno a sé un numero sempre maggiore di simpatizzanti e quando, il 25 luglio, il re licenziò Mussolini e impose un governo di transizione, il movimento democratico delle masse non intese accettare supinamente la situazione in attesa della fine della guerra e si lanciò energicamente nella lotta per la distruzione di tutti i residui del fascismo e per l’istituzione di un nuovo Stato democratico.

I partiti che si erano ricostruiti crearono dopo l’8 settembre 1943, cioè dopo l’armistizio con gli alleati, il C.L.N. Comitato di Liberazione Nazionale, mentre sulle montagne, nelle campagne, nelle città, i partigiani, che potevano contare sul favore e la protezione di quasi tutta 1a popolazione, continuarono in condizioni difficilissime, la loro eroica lotta, infliggendo ai nazisti e ai fascisti gravi perdite.

La Resistenza

L’Italia, che il fascismo aveva isolata, attraverso il movimento partigiano riprese il posto che le spettava fra i popoli civili amanti della libertà. Questo fulgido periodo italiano, che prese il nome di Resistenza, rivelò l’intima e profonda unità del popolo italiano e la sua chiara volontà di rinnovamento. Fu la prima vera manifestazione di una coscienza democratica e nazionale.

Da queste esperienze l’Italia usciva materialmente distrutta, ma moralmente e politicamente matura, più di quanto non lo fosse mai stata prima. Il 25 aprile del 1945 si scatenò l’insurrezione popolare che consentì di liberare, con l’aiuto dei partigiani, le più grandi città dell’Italia settentrionale. Per questo motivo il 25 aprile é oggi considerato festa nazionale.

 L’Assemblea Costituente

Terminata la guerra apparve subito chiara la volontà decisa del popolo italiano di riconquistare le sue istituzioni. Il processo alla monarchia, con tutto quel che ricordava e rappresentava, era aperto.

Nel giugno 1946 furono indette libere elezioni. Uomini e donne (queste ammesse al voto per la prima volta) votarono per decidere sulla ”questione istituzionale” – monarchia o repubblica – e per eleggere i propri rappresentanti all’Assemblea Costituente. Il 2 giugno si ebbe il risultato della grande e decisiva scelta popolare: l’Italia sarebbe stata una Repubblica!

La nuova Assemblea si accinse alla stesura della nuova Costituzione che, approvata dopo più di un anno di intenso e appassionato lavoro, entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

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