BRINA – Claude Monet

BRINA (1880)
Claude Monet (1840-1926)
Museo d’Orsay, Parigi
Olio su tela cm 61 x 100

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Il dipinto fa parte di un gruppo piuttosto numeroso di opere realizzate da Monet negli anni Ottanta che hanno per soggetto la Senna in piena o paesaggi coperti di ghiaccio. In questo dipinto è ritratta una vasta distesa pianeggiante coperta di brina al tramonto, disposta per piani orizzontali, spezzati solo dalla presenza di qualche cespuglio o di qualche albero. Al1’orizzonte bagliori rosseggianti del sole irrompono con violenza in quell’uniformità cromatica che avvolge cielo e terra. Tutto il paesaggio è avvolto da una grande luminosità creata grazie all’uso sapiente del colore, il bianco, che attutisce l’effetto cromatico delle altre tonalità.
Rispetto alle opere precedenti il tocco è sicuro, reso a tratti più larghi con picchiettamenti leggeri e separati. Per Monet le impressioni trasferite sulla tela non sono mai le stesse perché variano rispetto alle emozioni che l`artista prova di fronte al paesaggio: poiché sono proprio le sensazioni che guidano la mano dell’artista, le pennellate non sono mai le stesse e gli accostamenti cromatici si rinnovano continuamente.

L’opera, datata 1880, era nella collezione di Gustave Caillebotte, amico e mecenate degli impressionisti che nel 1894 la legò allo Stato francese. Nonostante Monet fosse morto già da due anni, il dipinto venne esposto al Musée du Luxembourg che invece accoglieva solo opere di artisti viventi. Passato nel 1929 al Louvre, nel 1947 venne trasferito al Jeu de Paume e da qui nel 1986 al Museo d’Orsay.

 

Monet e l’illusione della vita

 

Il 10 marzo 1889 Octave Mirbeau su “Le Figaro” scrisse un articolo dedicato a Claude Monet che per molti aspetti risulta ancora oggi chiarificatore dell’operare dell’artista. Vale la pena di citarne alcuni passi salienti: “Il talento di Claude Monet si distingue per la grandiosa e sapiente semplicità, per l`implacabile armonia. Egli ha espresso tutto, perfino gli effetti fuggevoli della luce; perfino l’inafferrabile, l’inesprimibile, cioè il movimento delle cose inerti o invisibili come la vita delle meteore; nulla è affidato al caso dell`ispirazione, per quanto felice, alla fantasia della pennellata, per quanto geniale. Tutto è preordinato, tutto si accorda con le leggi atmosferiche, con il ritmo regolare e preciso dei fenomeni terrestri o celesti. Ed è perciò che ci dà l’illusione completa della vita. La vita canta nella sonorità delle sue lontananze, fiorisce profumata con le sue ceste di fiori, scoppia in calde macchie di sole, si vela nello svanire misterioso delle brume; si rattrista sulla nudità selvaggia’ delle rocce, modellata come volti di vecchi. Monet coglie i grandi drammi della natura e li rende nella loro espressione più suggestiva. Noi respiriamo così nelle sue tele i sentori della terra; soffi di brezza marina ci portano alle orecchie le orchestre urlanti dell’alto mare o la canzone placata delle baie; vediamo le terre sollevarsi sotto l’amoroso lavoro delle linfe gorgoglianti, il sole abbassarsi o salire lungo i tronchi degli alberi, l’ombra invadere progressivamente i boschi o gli specchi d’acqua che si addormentano nella gloria purpurea delle sere”.

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