PAPA PAOLO VI

PAPA PAOLO VI

Papa Paolo VI (Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini; Concesio, 26 settembre 1897 – Castel Gandolfo, 6 agosto 1978) è stato il 262º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, primate d’Italia e 4º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice, a partire dal 21 giugno 1963 fino alla morte. Beatificato nel 2014,fu proclamato santo il 14 ottobre 2018 da papa Francesco.

Paolo VI, papa. Al secolo Giovanni Battista Montini. Ordinato sacerdote nel 1920, si trasferì a Roma e ottenne la laurea in Diritto canonico e civile e in Filosofia. Dopo un breve periodo trascorso presso la nunziatura di Varsavia (1923), fu chiamato nel 1925 alla segreteria di Stato vaticana e, nello stesso anno, nominato assistente ecclesiale nazionale della FUCI. All’attività degli studenti cattolici partecipò per molti anni, sostenendoli nei crescenti problemi con il regime fascista e animandone l’impegno culturale con articoli per le loro riviste e con traduzioni di grandi pensatori quali Maritain (di cui fu eminente studioso). Dal 1937 al 1954 fu sostituto e poi prosegretario alla segreteria di Stato, stretto collaboratore di Pio XI e Pio XII.
Nel 1955 fu nominato arcivescovo di Milano. Qui svolse un’attività intensa e di alto valore pastorale, rivolgendo pari attenzione e sollecitudine al mondo della cultura e a quello del lavoro e delle periferie, ai problemi dell’immigrazione e della missione evangelizzatrice. Nel 1958 fu il primo cardinale creato da papa Giovanni XXIII. Figura di mediazione tra curiali conservatori e progressisti, succedette a papa Roncalli nel giugno 1963. L’assise conciliare fu riaperta con tempestività nel settembre dello stesso anno, dimostrando 1’intenzione del nuovo pontefice di condurre a buon esito il grande avvenimento ecclesiale voluto da Giovanni XXIII. Paolo VI guidò i lavori con grande equilibrio, anche se non mancarono polemiche su alcune decisioni, favorendo moderatamente le istanze riformatrici. Il programma del suo pontificato, espresso nell’enciclica Ecclesiam suam del 1964, indicò i suoi obiettivi nella continuazione della linea di Giovanni XXIII per l’aggiornamento della Chiesa, il dialogo con il mondo moderno e le altre confessioni sia cristiane sia non cristiane, l’ecumenismo, la promozione della cultura cristiana e dell’evangelizzazione, l’attività per la pace e la conciliazione dei popoli, lo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo. Tali contenuti furono sostenuti anche dalla scelta, allora rivoluzionaria, di compiere viaggi in tutti i continenti, secondo una volontà di dialogo che apparisse anche concretamente. Enormi furono i progressi in campo ecumenico, a partire dalla revoca reciproca delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli, agli incontri con il patriarca Atenagora e con l’arcivescovo di Canterbury, alla visita al Consiglio mondiale delle Chiese a Ginevra. Secondo lo spirito del Concilio, creò i due segretariati per i non cristiani e i non credenti, riformò le strutture del Governo centrale della Chiesa, trasformò il Sant’Uffizio nella Congregazione per la Dottrina della Fede, abolì l’Indice dei libri proibiti, istituì il Sinodo dei vescovi. Anche la Curia e la Corte pontificia furono riformate e fu rivista anche la procedura relativa al conclave.

Paolo VI agì per una maggiore cattolicità (cioè universalità) della Chiesa anche attraverso l’elezione di 144 cardinali, appartenenti alle nuove Chiese di tutti i continenti, incrementando la presenza di prelati non italiani fra i membri della Curia romana. Inoltre introdusse i limiti di età per vescovi e cardinali (superati i quali essi non possono partecipare a un conclave). Promotore dei processi di canonizzazione sia di Pio XII sia di Giovanni XXIII, nel 1970 dichiarò per la prima volta dottori della Chiesa due donne: santa Teresa d’Ávila e santa Caterina da Siena. Oltre alla prima enciclica già citata, Paolo VI ne emanò altre sei: Mense maio (1965), per la conclusione del Concilio; Mysterium fidei (1965), dedicata al sacramento eucaristico; Christi matri (1966), sul bisogno di pace nella giustizia; Populorum progressio (1967), sulla giustizia sociale e sui rapporti tra le Nazioni ricche e i Paesi in via di sviluppo; Sacerdotalis caelibatus (1967), per il mantenimento del celibato sacerdotale nella chiesa latina; Humanae vitae (1968), sul controllo delle nascite, consentendo ai cattolici solo l’adozione di metodi naturali.
Infine, bisogna sottolineare l’impegno e la coerenza con cui Paolo VI realizzò la riforma liturgica voluta dal Concilio, forse la più difficile perché la più esposta alle resistenze conservatrici di una parte dell’episcopato e alla fretta innovatrice dell’altra parte. Alcuni atti formali, quali l’abolizione della guardia palatina, furono adottati da Paolo VI per eliminare ogni traccia di potere temporale dal Papato, sottolineandone la natura di magistero esclusivamente spirituale.

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VEDI ANCHE . . .

CONCILIO VATICANO I – PIO IX

RERUM NOVARUM – Papa Leone XIII

PACEM IN TERRIS – Enciclica di Giovanni XXIII

PAPA PAOLO VI

POPULORUM PROGRESSIO – Paolo VI

IL GIUBILEO

HABEMUS PAPAM

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