IL PONTE DI MAINCY – Paul Cézanne

IL PONTE DI MAINCY (1879 circa)
Paul Cézanne (1839-1906)
Olio su tela cm 59 x 72
Museo d’Orsay, Parigi

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In un’atmosfera vibrante creata da un gioco di toni verdi e marroni, un “ponticello” (come è soprannominato il dipinto) di legno, sollevabile, unisce due archi di pietra sopra un fiume, mentre tra le fronde degli alberi si intravedono i bagliori luminosi del sole. Dal dipinto s’intuisce un’atmosfera silenziosa e quieta, interrotta solo da lievi rumori come il leggero fruscio delle foglie e il lento scorrere dell’acqua. La composizione, disabitata, invita lo spettatore alla contemplazione pura e distaccata della natura esplorata con l’occhio e con la mente più che vissuta sentimentalmente. L’opera appartiene al periodo “costruttivo” di Cézanne (1879-1887), che succede a quello impressionista. Pur dipingendo secondo il metodo impressionista “sur le motif”, Cézanne costruisce le immagini, composte di elementi essenziali, attraverso una pennellata netta e rapida: i volumi definiti e incastrati geometricamente gli uni negli altri non sono organizzati secondo una visione prospettica unitaria e ordinata. L’artista stesso scrive di voler “fare dell’Impressionismo qualcosa di solido”.
Il paesaggio è studiato nelle sue componenti più semplici, espresse in un linguaggio sintetico e concentrato; la natura è colta nei suoi effetti luminosi così come avevano insegnato gli impressionisti, anche se la rappresentazione di Cézanne esprime una visione solida, netta, eterna che va oltre il fluire delle apparenze presenti, per esempio come nei quadri di Monet. .

L’opera è uno dei paesaggi più famosi di Cézanne, in passato era erroneamente chiamata Il ponte di Mennecy. In origine era nella collezione di Victor Chocquet, fino a quando nel 1955 venne acquistata dallo stato francese per il Jeu de Paume, e da qui nel 1986 trasferita al Museo d’Orsay.

Cézanne e l’Impressionismo

Cézanne aveva partecipato alla prima esposizione degli impressionisti nel 1874 con Monet, Sisley, Renoir, Pissarro e Degas. In quella occasione aveva presentato la Maison du pendu (Parigi, Museo d’Orsay) che la critica definì “uno spasmo provocato da delirium tremens”.
L’artista rimase molto colpito da questo giudizio negativo tanto da rifiutare la partecipazione alla successiva esposizione del gruppo del 1876. I continui insuccessi e il rifiuto costante delle sue opere al Salon non lo scoraggiarono; nel 1877 partecipò all’esposizione impressionista che, ancora una volta, si rivelò per lui un fallimento totale. Progressivamente Cézanne si allontanò dal movimento pur ammettendo che nella sua carriera era stato “un passaggio obbligato” e cominciò una meditazione personale sulla pittura, in piena solitudine.
A causa dei difficili rapporti col padre, e della difficoltà di far comprendere la sua pittura, egli non espose mai più con i suoi amici impressionisti.

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