AMADEUS

AMADEUS

Genere – Biografico, commedia, drammatico, musicale
Regia – Miloš Forman
Soggetto – Peter Shaffer (opera teatrale)
Sceneggiatura – Peter Shaffer
Produttore – Saul Zaentz
Produttore esecutivo – Michael Hausman, Bertil Ohlsson
Casa di produzione – Orion Pictures, The Saul Zaentz Company
Distribuzione in italiano – Medusa Distribuzione (1985)
Fotografia – Miroslav Ondříček
Montaggio – Michael Chandler, Nena Danevic
Effetti speciali – Bill Cohen, Steve Crawley, Ian Corbould, Neil Corbould, Paul Corbould
Musiche – Neville Marriner, John Strauss (supervisione e coordinamento musiche), Wolfgang Amadeus Mozart
Scenografia – Patrizia von Brandenstein, Karel Cerný
Costumi – Theodor Pištěk
Trucco – Dick Smith, Paul LeBlanc
Paese di produzione – Stati Uniti d’America
Anno 1984
Durata 160 minuti

Interpreti e personaggi

F. Murray Abraham: Antonio Salieri
Tom Hulce: Wolfgang Amadeus Mozart
Elizabeth Berridge: Constanze Weber
Simon Callow: Emanuel Schikaneder
Roy Dotrice: Leopold Mozart
Christine Ebersole: Katherina Cavalieri
Jeffrey Jones: Imperatore Giuseppe II
Roderick Cook: Conte Von Strack
Jonathan Moore: Barone van Swieten
Nicholas Kepros: Arcivescovo Colloredo
Richard Frank: Padre Vogler
Patrick Hines: Kapellmeister Bonno
Charles Kay: Conte Orsini-Rosenberg
Vincent Schiavelli: il valletto di Salieri
Philip Lenkowsky: il servitore di Salieri
Cynthia Nixon: Lorl, la serva
Barbara Bryne: Frau Weber, madre di Constanze
Herman Meckler: prete
Vladimír Svitáček: Papa Clemente XIV
Douglas Seale: Conte Arco
Karl-Heinz Teuber: venditore di parrucche
Kenneth McMillan: Michael Schlumberg
Cassie Stuart: Gertrude Schlumberg
Rita Zohar: Frau Schlumberg

Doppiatori italiani – Edizione originale

Michele Kalamera: Antonio Salieri
Roberto Pedicini: Wolfgang Amadeus Mozart
Monica Gravina: Constanze Weber
Giampaolo Saccarola: Emanuel Schikaneder
Giulio Platone: Leopold Mozart
Daniela Nobili: Katherina Cavalieri
Paolo Lombardi: Imperatore Giuseppe II
Carlo Valli: Conte Von Strack
Bruno Alessandro: Barone van Swieten
Sandro Tuminelli: Arcivescovo Colloredo
Carlo Cosolo: Padre Vogler
Luigi Montini: Conte Orsini-Rosenberg
Leo Gullotta: il valletto di Salieri
Antonella Rinaldi: Lorl, la serva
Alina Moradei: Frau Weber, madre di Constanze
Francesco Vairano: venditore di parrucche

”Si può anche dire che Amadeus e una storia su Hollywood. A Vienna, nel XVIII secolo, il musicista era un servitore, un impiegato: dipendeva dal potere. È il caso del cineasta. La sola differenza tra il regime socialista e quello capitalista, è che nei paesi dell’Est c’è un solo imperatore del cinema, mentre a Hollywood ce ne sono dieci. In questo senso, il tema del film riflette certe mie esperienze: ma a questo ho pensato solo dopo aver deciso di farlo, non è stata la prima motivazione”.

La prima motivazione di Miloš Forman nel trasferire sullo schermo l’omonima opera teatrale di Peter Shaffer, da lui vista al debutto londinese del 1979, fu che il testo gli permetteva di spingere al massimo una serie di situazioni già sperimentate: il passaggio dalla commedia al dramma come in Qualcuno volo sul nido del cuculo, il conflitto generazionale come nei suoi film cecoslovacchi, il rapporto tra musica e vita più volte affrontato nella sua carriera. Su tutto questo s’inseriva bene il confronto tra Genio e Mediocrità, che è al centro del discorso.

È evidente che Amadeus (1984) comincia come una commedia settecentesca e finisce come un melodramma ottocentesco. I toni beffardi e satirici della prima confluiscono in quelli amari e tragici del secondo. Non mutano pero le costanti dei due protagonisti: genio e sregolatezza in Mozart, invidia, ipocrisia e odio mortale in Salieri. Ora, essendo Salieri colui che narra la storia in una catena ininterrotta di flashback, egli dovrebbe agire da legame unificante tra i due tempi. Grazie a lui, infatti, il tono “forte” è già presente in apertura, quando all’annuncio della morte di Mozart egli si accusa d’averla voluta e per il rimorso tenta il suicidio (un’inquadratura particolarmente sanguinolenta); per ricongiungersi alla fine in un epilogo (particolarmente infelice e pleonastico) dove il vecchio musicista di corte, ormai demente, proclama solennemente la propria mediocrità ai derelitti del manicomio. Ma ciò riguarda la cornice e non investe il fulcro della narrazione.
Lo scontro tra generazioni: Mozart e la gioventù irriverente, trasgressiva e trionfante che crea un sacco di fastidi ai parrucconi dell’istituzione congelata. Lui, Amadeus, anzi quasi sempre Wolfie (americanamente familiare in luogo del teutonico Wolfgang), di parrucche ne indosserebbe tre, se avesse tre teste; in compenso l’imperatore e i suoi cortigiani di testa non ne hanno neppure una, con l’eccezione di Salieri che possiede l’intelligenza di riconoscere la sublimità della musica mozartiana, anche se fa di tutto per seppellirne l’autore.
Il film non vuol essere una biografia di Mozart (e tantomeno, per la verità, di Salieri), ma sicuramente un invito, una propedeutica a gustarne l’arte. Gli otto Oscar che lo hanno premiato e il grandioso successo di pubblico hanno certamente accresciuto la diffusione dei suoi dischi: il che, si capisce, non è affatto un male. A differenza di Shaffer, il regista può introdurre molti brani delle opere (tra cui Il ratto del serraglio.., Le nozze di Figaro.., Don Giovanni e Il flauto magico) e offrire del Don Giovanni sia la versione seria al teatro di corte, sia quella caricaturale al teatro popolare di Schikaneder. Inoltre (con l’ausilio dello stesso Shaffer in una sceneggiatura che si allontana dalla pièce) Forman inventa di sana pianta la sequenza culminante, bellissima, di Mozart morente che detta proprio a Salieri, il quale fatica a tenergli dietro, la partitura, scomposta nei suoi elementi tecnici, del Requiem rimasto incompiuto.
Un’autentica lezione di musicologia.
Il tema esclusivo è dunque il duetto tra i due “mostri” che prende interamente il posto della biografia. Un posto senza dubbio sovrabbondante (il film dura due ore e quaranta minuti) ma orchestrate con abilissima confezione sui doppio registro della gioia e della malinconia, senza pero fondere i due aspetti come accadeva nel vero Mozart. Il protagonista principale diventa Salieri, se non altro perché, messo di fronte al “miracolo Mozart”, esprime la stessa meraviglia delle platee cui il film s’indirizza. È uno scontro ad armi impari, tra l’irridente disinvoltura del ragazzo che sforna capolavori con grazia divina e il sempre più cupo rancore del maestro tradizionalista che grida all’ingiustizia di Dio nei propri riguardi. Lo sconcerto del giovane confessore davanti alle enormità che il vecchio gli Web in manicomio – l’aver bruciato il crocefisso, l’aver architettato, almeno psicologicamente, l’assassinio dei rivale “prediletto da Dio” per impadronirsi del suo Requiem e attribuirselo – fa da pendant allo sbalordimento che Salieri prova quando s’imbatte per la prima volta in Mozart, da lui già ammirato come bambino-prodigio, impegnato sotto una tavola regalmente imbandita in giochi amorosi indecenti. Come è possibile – si chiede dall’alto della sua inutile dignità – che questo nanerottolo, libidinoso come una bertuccia, abbia avuto tutto da Dio, e io, che alla sua santa gloria ho dedicato la vita, la musica e la castità, niente? Ma il ragazzotto imprevedibile e incosciente ha in serbo un’altra umiliazione per lui: gli ritocca una sonatina, e subito dal pianoforte essa sboccia aerea, salendo a lambire il cielo.
Quando Amadeus compone la sua musica, siccome  l’aveva tutta in testa, sui fogli dello spartito originale non v’e traccia di cancellature. La sua naturalezza é irritante come la sua genialità. Si esibisce da insuperabile maestro e sghignazza come un cretino; si tira dietro l’imperatore melomane nonostante lo sbarramento dei cortigiani; si autoincensa, si congeda con uno sberleffo. Si può tollerare una simile provocazione: peggio, una simile innocenza?
Questo è l’aspetto di commedia, sul quale Forman, pur dichiaratosi partigiano di entrambi, ricama impietosamente a tutto danno di chi pone le domande, e divertendosi un mondo a mostrare con quale brio l’altro vi risponde. Al problema serio e logorante della creazione si sostituisce la facilita del risultato, il suo effetto-choc, l’ironia della situazione che Salieri coglie perfettamente soltanto nella sua follia di vegliardo.
Ma tutto ciò, sebbene avvilisca Mozart a clown e Salieri a maschera maligna, riesce comunque sullo schermo più eccitante della. successiva virata sul romantico-melodrammatico della vendetta, del tradimento, della decadenza, del terrore e della morte. La saldatura tra i due tempi non avviene, perché la sarabanda è stata già portata all’apice con troppo cinismo, perché la contesa, frantumata tra passato e presente, e stata esposta a un tourbillon di immagini esageratamente lussuose. Non resta più – salvo che nel momento davvero emozionante della composizione del Requiem – la possibilità di stupirsi, o magari di commuoversi, di fronte all’irrompere della tragedia: la salma di Mozart gettata in una fossa comune e li abbandonata per sempre.
Gli esterni più funebri sono stati girati a Praga, ma lo spirito di Kafka vi aleggia solo come decorazione.
Grandi mezzi sono a disposizione della messinscena, e si vedono tutti. Splendidi gli attori: tra i due contendenti, F. Murray Abraham (Salieri) e Tom Hulce (Mozart), era difficile scegliere (l’Oscar preferì non a torto il primo). Jeffrey Jones, nei panni dell’eternamente indeciso Giuseppe II, spicca nel cast di contorno. Quanto alla dichiarazione iniziale, e certamente più. tangibile quel che Forman è riuscito a strappare a Hollywood in termine di spettacolo, di quel che ha restituito al pubblico in termine di metafora sull’artista e il potere. (Ugo Casiraghi)

F. Murray Abraham: Antonio Salieri

VEDI ANCHE . . .

1 – WOLFGANG AMADEUS MOZART – Vita e opere

2 – WOLFGANG AMADEUS MOZART – Vita e opere

AMADEUS – Miloš Forman

BIOGRAFIA COMPLETA DI WOLFGANG AMADEUS MOZART

LE NOZZE DI FIGARO – Wolfgang Amadeus Mozart (Video e testo 1° atto)

LA STORIA DI MOZART E LE NOZZE DI FIGARO

IL FLAUTO MAGICO – Wolfgang Amadeus Mozart

REQUIEM K626 (Requiem aeternam – Hostias) – Wolfgang Amadeus Mozart

.